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Pensa con la tua testaaa!

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Da vecchio web-dipendente ho imparato che la maggior parte delle volte qualcuno si descrive come “di mente aperta, curioso” c’è un’alta probabilità che ti defollowi (da Twitter) o ti blocchi (da altri social) se mostri di pensarla diversamente da lui. Un altro chiaro indizio di omologazione è l’urlare agli altri “Sveglia! PENSATE CON LA VOSTRA TESTA!”. Quest’ultima esortazione mi infastidisce parecchio perché significa, ovviamente, “voi cretini che non capite nulla siete servi ottusi del potere e dovete pensare con la MIA testa se volete la mia benevolenza”; non vedo altri significati. “Pensa con la tua testa!” credo sia la cosa peggiore che si possa dire sul web alle persone che non la pensano come noi. Non solo significa che tu – che non pensi con la tua testa – sei uno stupido, un disinformato, uno che sbaglia – ma specifica che sei un asservito, un vile; e segna la distanza fra tu servo e io libero, tu servo e insignificante ingranaggio del sistema malato e cattivo e io libero, attento, sveglio protagonista della mia vita che sa lottare e capire. E giudicare. Insopportabile.

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La Rete ci rende stupidi e cattivi


Chi va su Twitter o crea un blog deve avere la pelle dura, prepararsi a tutto
(John Suller docente di cyber-psicologia alla Rider University)

Un popolo di mostri si aggira fra noi; gente spietata e senza cuore, incapace di riflettere, poco intelligente come si conviene a chi ha il cuore di pietra. Non poche persone, non una banda ma una folla, una moltitudine. Questa legione di decerebrati abita il web. Sì, effettivamente molti di loro hanno un domicilio reale e vivono fisicamente fra noi, sono gli arroganti, gli stalker, i violenti, gli ottusi… Pericolosi ma facilmente identificabili e in numero, tutto sommato, limitato. A differenza di quelli che abitano il web. Moltitudini di utenti Facebook e Twitter (e altri social, ma ovviamente questi sono i più rilevanti) che sfruttano questo potente filtro per predicare odio, insensatezza, catastrofismo, razzismo.

Tutto quello che trovate su Internet potrebbe essere falso

Il 10 Marzo 2014 è uscito un filmato in Rete, First Kiss, dove si vede una serie di coppie (incluse gay, perché i produttori sono politicamente corretti) che si incontrano per la prima volta e devono baciarsi: imbarazzo, sguardi per terra, risatine nervose e poi la magia del bacio.


Questo filmatino di esatti 3’30’’, girato in b/n da Tatia Pilieva, non solo ha raccolto 37 MILIONI di visualizzazioni al momento in cui scrivo (cioè in tre giorni, e saranno molte di più mentre voi leggete) ma ha circolato su tutti i quotidiani del mondo con parole entusiastiche, romantiche, elogiative fino a stamattina quando l’incantesimo è stato rotto.

Il pensiero razionale nell’epoca della sua annichilazione tecnica

Me lo sono andato subito a rileggere. Un  piccolo saggio di Walter Benjamin, dal titolo L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, contenuto in una piccola raccolta con lo stesso titolo.

Diceva Benjamin (nel 1936, pover’uomo, badate bene) che ogni opera d’arte, in quanto unica, possiede una sorta di “aura” che viene percepita dal fruitore dell’opera e che è la vera fonte del godimento estetico. La riproducibilità tecnica dell’opera d’arte fa decadere tale aura, la corrompe, e nel mentre la riproducibilità consente a masse maggiori di persone di avvicinarsi all’opera, la sua reale godibilità viene di fatto limitata dalla scomparsa dell’aura.

Mi viene in mente Benjamin dall’improvvisa riflessione sul dilagare dell’editoria digitale