Da vecchio web-dipendente ho imparato che la maggior parte delle volte qualcuno si descrive come “di mente aperta, curioso” c’è un’alta probabilità che ti defollowi (da Twitter) o ti blocchi (da altri social) se mostri di pensarla diversamente da lui. Un altro chiaro indizio di omologazione è l’urlare agli altri “Sveglia! PENSATE CON LA VOSTRA TESTA!”. Quest’ultima esortazione mi infastidisce parecchio perché significa, ovviamente, “voi cretini che non capite nulla siete servi ottusi del potere e dovete pensare con la MIA testa se volete la mia benevolenza”; non vedo altri significati. “Pensa con la tua testa!” credo sia la cosa peggiore che si possa dire sul web alle persone che non la pensano come noi. Non solo significa che tu – che non pensi con la tua testa – sei uno stupido, un disinformato, uno che sbaglia – ma specifica che sei un asservito, un vile; e segna la distanza fra tu servo e io libero, tu servo e insignificante ingranaggio del sistema malato e cattivo e io libero, attento, sveglio protagonista della mia vita che sa lottare e capire. E giudicare. Insopportabile.
Prendiamo alla lettera l’invito a pensare con la propria testa e vediamo cosa significhi. Ogni nostro pensiero esternato al mondo (con una dichiarazione al bar, con un tweet, con un commento in coda a un articolo…) è il frutto di un processo mica semplice, così riassumibile:
- ciò che percepiamo (vediamo, sentiamo, sperimentiamo…),
- per come lo elaboriamo tramite i nostri schemi mentali,
- alla luce delle nostre capacità cognitive,
- per come sappiamo esprimerlo linguisticamente,
- al netto di censure, pudori, elementi retorici e quant’altro volontariamente poniamo come filtro al nostro discorso.
Rapidamente questo significa:
- che bisogna avere un’esperienza in merito a ciò di cui si parla (anche indiretta, certo, per averne letto o per averne sentito parlare, anche se l’esperienza diventa così sempre più incerta e non verificata);
- ciò che abbiamo chiamato “esperienza”, in capo sociale e relazionale (e quindi in tutto ciò che riguarda la politica) non è mai un fatto oggettivo ed è sempre interpretato, da ciascuno di noi, sulla base di personali “schemi mentali” costruiti nell’arco di tutta la vita (e continuamente modificati) tramite l’educazione, esperienze pregresse, rete di relazioni significative e tutto quel che segue (viaggi, letture…);
- il terzo punto riguarda molto la genetica e l’intelligenza che abbiamo ereditato; che vi piaccia o no la popolazione è distribuita secondo una curva di intelligenza che premia le capacità cognitive di alcuni più di altri (ne abbiamo parlato su Hic Rhodus);
- l’espressione in un asserto di quanto elaborato nel corso dei tre precedenti punti ha a che fare con la capacità linguistica che è in parte frutto di cultura ma anche di contesto sociale (digitate |parole| qui su Hic Rhodus se siete interessati, ne abbiamo parlato in più post);
- infine c’è un aspetto in maggior parte consapevole: ciò che dico è anche il frutto di ciò che voglio dire in quella determinata circostanza; utilizza artifici retorici (ironia, allusione…) per mandare messaggi particolari; oppure tace determinate questioni, per convenienza, per pudore…
A questo punto capite che “ragiona con la tua testa!” è una scemenza. Tutti ragioniamo con la nostra testa, tutti impigliandoci in limiti di esperienza, di elaborazione, di espressione. Ciascuno almeno in parte vincolato alla propria storia, al proprio linguaggio e alle circostanze del momento. È assolutamente per questo che continuiamo ad accapigliarci su ogni questione, è per questo che ci sono molti partiti e correnti politiche, è per questo che a qualcuno piace la carne e altri sono vegetariani… Se non avessimo, ciascuno, la propria testa, penseremo le stesse cose, mangeremmo gli stessi cibi e la politica non avrebbe ragion d’essere. Saremmo macchine.
La lezione che si trae da quanto sopra riguarda l’umiltà. Io posso essere straordinariamente convinto delle mie idee, ma non fino al punto di pensare che tutti gli altri, che la pensano diversamente da me, siano imbecilli o, peggio, servi. Questo invito all’umiltà non si conclude in un assoluto relativismo. Le opinioni fra di noi non sono tutte uguali, e chi esprime opinioni diverse può avere ragione, una qualche ragione, o nessunissima ragione. Dipende da quali fonti so produrre; da come argomento; da come connetto i vari argomenti al contesto; dalla logica complessiva che legano tali argomentazioni alle conclusioni. In queste ultime poche righe sono racchiuse le caratteristiche di una discussione fra persone intelligenti e realmente desiderose di uno scambio dialogico. Fonti, argomenti, logica conclusiva. Che si possono contrapporre non solo ad altre fonti (non è solo una questione di fonti, altrimenti si tratterebbe di una sorta di verità ultima che invece è raro trovare), ma anche altre logiche (le verità sono molteplici).
Ma come detto “Pensa con la tua testa!” non ha realmente a che fare con le capacità cognitive e gli schemi mentali ma semplicemente con la protervia. “Pensa con la tua testa!” significa “Io che sono intelligente e buono non sopporto tu che sei stupido e servo”. Prendete nota, quando li incontrerete, di chi sono costoro e in che contesto si collocano: in generale si tratta di fedelissimi di una fazione, movimento o partito che non ammettono il dubbio. Io ho incontrato moltissimi grillini così, ma anche diversi sostenitori di questo o quel leader della minoranza PD, qualche militante di destra… Il meccanismo dogmatico è piuttosto banale: è proprio l’incapacità logico-argomentativa che rende necessario insistere dogmaticamente su una verità pre-asserita e generalizzata. Il termine “pre-asserita” fa riferimento alla costante ripetizione – da parte di costoro – di cliché, parole d’ordine, slogan ripresi pari pari dal Sacro Blog di Grillo, dal profilo Twitter di Civati, dal sito dei Fratelli d’Italia o altrove. Non c’è capacità rielaborativa e principalmente critica. Coloro che ci invitano a ragionare con la nostra testa (che poi sarebbe la loro) non esprimono critiche al loro modello, non contestualizzano, non sembrano quasi mai in grado di differenziare, distinguere, evitare generalizzazioni.
Noi di Hic Rhodus abbiamo delle nostre idee, come tutti. E chi ci legge abitualmente un’idea se la sarà fatta. Ma è difficile trovare qui logore idee prese a prestito da questo o da quello. Grillo ci piace poco ma ne abbiamo anche evidenziate alcune buone proposte. Di Renzi abbiamo affermato alcune buone qualità (secondo noi) ma non c’è sua proposta che non sia stata criticata, a volte anche aspramente. E così via analizzando, dubitando, criticando, dove “criticare” ha il nobile senso del discutere e sottoporre a vaglio, non di rigettare ideologicamente. Ciò non significa che qui a Hic Rhodus abbiamo ragione. Crediamo di averla finché qualcosa o qualcuno non ci fa cambiare idea, e la critica nel merito (non personalizzata, non proposta con acredine, non finalizzata al braccio di ferro) a noi fa piacere.
Piccola guida ai post, tweet, stati Facebook, commenti vari arroganti, demagogici e sostanzialmente omologati:
- usano frasi direttive volte a sminuire l’interlocutore: “Usa la testa!”, “Ragiona!”, “Informati!” e così via;
- predilezione con le scritte maiuscole e i punti esclamativi: “FATE GIRAREEE!!!111!!!”
- non citano fonti. Se le citano sono oscure o, al contrario, è il blog di Grillo;
- se voi andate a verificare le loro fonti e mostrate che sono inattendibili passano direttamente all’insulto;
- non si curano di verificare le fonti da voi citate;
- variante: le loro fonti sono vere perché oggetto di controinformazione militante, mentre le vostre si basano sulla stampa asservita al regime (complottismo);
- qualunque vostro argomento è oggetto di scherno e non viene controargomentato nel merito.