La questione palestinese ha tre grandi responsabili: Israele, l’Autorità Palestinese e gli Stati Uniti, in un intreccio di perverse convenienze di cui è difficile vedere la fine, specie con l’arrivo di Trump.

– Europa ed Euro;
– Guerre nel mondo;
– Diplomazia;
– Qualunque reportage o discussione su paesi esteri (p.es. La Russia di Putin…).
La questione palestinese ha tre grandi responsabili: Israele, l’Autorità Palestinese e gli Stati Uniti, in un intreccio di perverse convenienze di cui è difficile vedere la fine, specie con l’arrivo di Trump.
Un affresco completo e approfondito sulla difficoltà sudamericana a trovare accordi comuni in analogia a quelli dell’Unione Europea.
Nel violento mondo latino-americano il fenomeno dei linciaggi è pratica consueta. Una giustizia popolare fai-da-te che risponde a logiche culturali violente nell’inerzia delle istituzioni.
L’epilogo politico di Dilma Rousseff sottolinea la grave crisi in Brasile. Le ragioni, le cause, le conseguenze.
Sì, va bene: facciamo il tifo per Clinton che è democratica, competente e, per la miseria, donna! Onestamente non vediamo molte altre qualità e, per carità, ce n’è d’avanzo. Intanto tifare per i democratici è sostanzialmente un obbligo per qualunque sedicente intellettuale, e qui a Hic Rhodus siamo tutti sedicenti.
di Reva Goujon
Offriamo la traduzione di questo articolo apparso su Stratford, un think tank di geopolitica fondato nel 1996 da George Friedman. L’articolo è stato scritto il 19 Luglio e consente di avere una visione chiara dell’evoluzione turca negli ultimi decenni, del ruolo di Fethullah Gülen, della presa del potere di Erdogan e dell’incerto futuro che attende la Turchia. L’articolo è pubblicato col permesso di Stratford. La traduzione e le note di chiarimento sono di Hic Rhodus.
Se alziamo lo sguardo dalle miserie nostrane, dal referendum confermativo del prossimo autunno, dalla crisi delle banche e dalla colpevole miseria del binario unico, se smettiamo di interrogarci un momento sulla capacità della Raggi, il destino di Renzi e il futuro di Salvini, possiamo forse emancipare un pochino la nostra prospettiva e dare un’occhiata ai problemi del mondo.
Forse avrete letto sui quotidiani italiani che a Rio de Janeiro, a poche settimane dall’inizio delle Olimpiadi, le cose sono messe male. Molto, molto male. C’è la zika. C’è una criminalità dilagante. Le strutture olimpiche sono impossibili da completare. C’è un ampio disagio sociale di massa. L’evento olimpico è un disastro annunciato che la grande ex potenza emergente, membro dei BRICS, non è assolutamente più in grado di affrontare.
Chi scrive è sempre stato un sostenitore dell’ingresso della Turchia nell’Unione Europea; questo fino all’avvento di Erdogan che mi ha rapidamente convinto (specie in questi ultimi anni) che questa Turchia sia completamente incompatibile con l’Unione e che sia assolutamente necessario, fino a sostanziali cambiamenti (vale a dire: fino a che questo regime non sia completamente dimenticato), interrompere le trattative.
Le puntuali, ravvicinate e minacciose notizie dell’escalation militare nordcoreana non potranno restare a lungo ignorate. Anche se in parte i “successi” della tecnologia bellica di quel Paese sono discutibili elementi di propaganda, è di pochi giorni fa la notizia della prova di missili intercontinentali che, assieme all’asserita disponibilità di ordigni atomici e al bellicoso e continuo linguaggio aggressivo di Kim Jong-un, non è che possa far dormire sonni tranquilli.
I movimenti di popolazioni, oggi, sono inevitabili. La tecnologia che noi abbiamo in Occidente per i nostri spostamenti è a disposizione anche di chi si muove da Paesi meno abbienti e dei trafficanti di esseri umani. Che si tratti di rifugiati o di migranti per ragioni economiche credere di respingerli con barriere è un po’ ingenuo. Capisco che dal punto di vista elettorale possa servire dirlo. Sul breve periodo. Ma il problema si ripresenterà (Filippo Grandi, alto commissario UNHCR; fonte).
L’idea di tenere lontani gli invasori, nomadi, migranti e vaganti di ogni genere con delle barriere impenetrabili è antichissima.
Il caso Regeni occupa giustamente le pagine dei nostri giornali e il tempo di moltissimi commentatori per la totale non credibilità delle autorità del Cairo e l’inaccettabilità delle diverse sciocche ricostruzioni finora date alla morte del giovane ricercatore italiano. Siamo sconcertati, anche come redazione HR, e come tutti i cittadini italiani vogliamo la verità, non una generica e inattendibile verità di comodo per mettere la parola “Fine” alla vicenda. Il nostro è un cordoglio sincero che si accompagna all’invito, alle autorità italiane, a fare di tutto, e poi ancora di più, per difendere quanto meno la memoria del povero ragazzo.
Ciò detto, questo non è un post sul caso Regeni.
La crisi politica che sta vivendo il Brasile è drammatica. Per farsene un’idea si può andare a vedere la nervosa cerimonia di giuramento dell’ex Presidente Lula (Luiz Inácio Lula da Silva) come nuovo ministro della Casa civile, lo scorso 17 marzo.
Con il cosiddetto Supermartedì, che ha assegnato i delegati di undici Stati, le primarie in USA hanno fornito indicazioni che, se non definitive, sono ormai certamente nette, e lasciano profilare uno scontro per la Presidenza tra Hillary Clinton e Donald Trump, due candidati diversissimi, tanto da non sembrare davvero il prodotto di uno stesso sistema politico. Mentre Hillary Clinton è una “predestinata”, legata a doppio filo a tutti i “poteri forti”, Trump è un outsider che corre contro l’establishment del suo stesso partito, un’anomalia tanto evidente da sollecitare una riflessione sul perché e sul come sia potuto arrivare così vicino alla poltrona più ambita del mondo (e, chissà, sedervisi?).
In questi ultimi giorni la Cina ha compiuto ulteriori passi unilaterali per imporre la sua egemonia sulle isole Paracel e Spratly.
La cartina qui sopra vi mostra la complessità di rivendicazioni su questi piccoli arcipelaghi che coinvolgono cinque paesi oltre la Cina: Vietnam, Taiwan, Malesia, Brunei e Filippine.