A Napoli è stata dedicata una strada a Yasser Arafat, leader OLP. Sconcerto della comunità ebraica e i soliti bla bla che alludono a
motivi [dell’assessore Clemente] che vanno al di là di quella che è la sua attuale carica istituzionale,
indicando neppure velatamente retropensieri, scopi, volizioni progettate e perseguite per un disegno. Non è così. Come credo non lo sia l’analogo sostegno della Murgia ad Hamas, qualche giorno fa. Alla base c’è certamente una deriva ideologica ma, soprattutto, una patente ignoranza della storia. E ancora una volta ideologia + ignoranza = figura di tolla.
Arafat era un nemico di Israele che ha fintamente negoziato una mediazione (per la quale vinse un Nobel per la pace, un riconoscimento troppe volte assegnato avventatamente) che ha fattivamente sabotato; ho sostenuto gruppi terroristici; si è arricchito personalmente sulle spalle dei palestinesi. Un capopopolo furbastro che ha oggettivamente fatto il male di Israele e, assieme, il male del popolo palestinese.
Il meccanismo psicologico che causa questi mostri della ragione sono, insisto, ideologici: i poveri palestinesi che soffrono a causa dei Biechi Blu (gli israeliani) sarebbero da sostenere esattamente come gli indiani d’America sterminati dai cinici soldati a cavallo (inciso per i precisini: sì, l’occupazione dei territori da parte di Israele è una vergogna; ma questo ragionamento per avallare gli omicidi terroristici delle frange estremiste palestinesi è un ragionamento capzioso; la storia mostra i tanti e gravi errori di Israele e i tanti e gravi errori dell’Autorità palestinese, che ha avuto più di un’occasione per realizzare la famosa soluzione di due popoli in due stati, e ogni volta l’ha boicottata per vilissimi interessi di parte).
Quindi tutto in popolo (genericamente “di sinistra”) sta coi palestinesi, con gli immigrati, con gli omosessuali, con gli africani, con tutti coloro che sono etichettati come “vittime”. E lo sono, per carità, almeno nella maggior parte dei casi, ma questo stare con le vittime dal salotto di casa e senza uno sforzo critico, a mio parere è un grave male culturale.
Se sulla situazione israelo-palestinese ho già scritto anni fa, per molte altre situazioni potrei accennare a considerazioni che lasciano intendere gli eventi diversamente da come solitamente accettati dalla vulgata vittimista; prendiamo Cuba: i cubani erano oppressi da Batista, vero; ma Castro li ha liberati o ha imposto loro un’altra oppressione (di Cuba ho scritto QUI)? Gli immigrati fuggono situazioni di miseria o di guerra raccapriccianti, vero; ma il facile solidarismo ha mai veramente fatto i conti con una politica migratoria sostenibile (molti post su HR, segnalo almeno QUESTO)?
La realtà è complessa e rifiuta le semplificazioni ideologiche; bisogna studiare, e bisogna farlo affidandosi a fonti molteplici e differenti, perché se si legge sempre e solo una determinata fonte si sposa un pensiero mistificato, di comodo.
Come ben sanno i nostri lettori noi di HR siamo piuttosto refrattari all’ideologismo, di norma cieco e partigiano, e siamo affranti dal dilagare dell’ignoranza, del pensiero scioccamente veloce, della mancanza di riferimenti culturali (in questo caso: storici) di una qualche validità. Messe poi assieme, ideologia e ignoranza, sono una terrificante bomba sociale dagli estesi e inimmaginabili effetti.