Leggo le testimonianze afghane, in particolare quelle sulle donne; c’è per esempio quello straziante filmato di una ragazzetta, non so se avrà 20 anni, che piange il suo destino e lamenta l’abbandono occidentale; dice: “A nessuno importa di noi. Usciremo lentamente dalla storia.” (Lo trovate QUI). Già si parla di rastrellamenti, di ragazze e donne nubili, incluse bambine, portate via con la forza per darle “in sposa” ai soldati talebani, uno stupro di massa benedetto dall’infame dio che costoro credono li guidi.
Le donne afghane verranno annullate, chiuse in casa, chiuse nel burqa, silenziose pena la frusta, timide e segregate pena la morte, in balìa di primitivi, sadici, sanguinari ignoranti (i talebani sono noti come “studenti del Corano”, ma è errato: non studiano nulla, semplicemente ripetono la lettura del loro libro sacro in forma che noi occidentali chiameremmo ‘devozionale’, come rituale, nenia, magia, codice di appartenenza; per il resto sono peggio delle loro capre e dei loro maiali).
Se l’infamia va sommamente a Biden, il suo staff, Trump, la cultura americana media, e tutto ciò che di peggio possiamo imputare a quel popolo, non dobbiamo MAI scordare che noi occidentali siamo stati complici; non tanto nelle missioni militari, che di per sé significano poco e, semmai, sono state in qualche modo utili nel loro aspetto umanitario, ma nella totale subordinazione e acquiescenza come “alleati”, membri della NATO, sempre al guinzaglio dei voleri e degli interessi americani. MAI, dal secondo dopoguerra ad oggi, gli europei (e noi fra essi) e gli altri alleati hanno saputo dire “No”, se non vagamente, troppo timidamente, in maniera pavida.
Quelle donne rapite, stuprate, picchiate e uccise (molte suicide) lo sono per mano dei talebani, come conseguenze di scelte strategiche devastanti degli USA, e nella piena e consapevole complicità nostra.
Ogni analisi sull’Afghanistan, da oggi in poi, deve partire da questo punto di vista, se no è pura ipocrisia, merce avariata, esercizio assolutorio vigliacco.