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L’implosione a cinque stelle? Non per oggi

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Un articolo di Giuseppe Turani di un paio di settimane fa racconta del crollo prossimo venturo (molto prossimo, secondo lui) del M5S e ne spiega le ragioni. È un tipico articolo dietrologico e può essere molto vero, abbastanza vero o solo vericchio, e si inscrive nel filone dei molti che, disprezzando il Movimento e i loro improbabili padroni, e ritenendolo una sciagura per la democrazia, ne osservano attentamente le miserie che, essendo continue, lasciano intendere un’imminente sfracello. Ho aperto con Turani perché è circostanziato, ma credo che tutti abbiate lette critiche, anche puntuali, credibili da parte di molti autori, tanto più recentemente dopo il caso di Quarto o – meno dirompente – Civitavecchia. Anche perché è fuori di dubbio che il M5S sia un partito padronale, senza alcuna democrazia interna, con personale politico improvvisato e spesso patetico, capace di far cagnara e di costruire poco e niente, con un programma politico che fa ridere i polli e idee sulla democrazia che fanno accapponare la pelle.

Ciò detto, non sono d’accordo con Turani, De Angelis 

Democrazia e QI: vota Antonio la Trippa!

5 demagoghi

Se siete perplessi sullo stato nel quale in Italia versa la forma di governo peggiore di tutte, tranne tutte quelle già provate, forse potreste essere interessati a un ragionamento sul perché le democrazie, senza un’attenta manutenzione strategica, siano intrinsecamente instabili.

Si dice che le democrazie siano buone quanto i loro cittadini (qualunque cosa “buono” significhi). Già. Ma come sono i cittadini? La matematica e la statistica, insieme alla parte quantitativa delle scienze umane, ci vengono in aiuto, con la meravigliosamente stabile distribuzione del QI (quoziente intellettivo) in una popolazione (questa distribuzione vale per qualsiasi gruppo, se è sufficientemente grande, di qualunque razza, colore, credo, e idea politica):

Dal fascismo all’omologazione di massa

Il fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità.

Ennio Flaiano

Che il termine |fascismo| sia parte del lessico comune, non solo politico, non solo italiano, è evidente. Ma cosa significa, oggi, “fascismo”? È un concetto attuale? Io credo di sì. Credo che il fascismo esista ancora e sia pericoloso, anche se non necessariamente nella forma dei manganellatori mussoliniani, e che abbia ancora senso dichiararsi “antifascisti”, sia pure non nella forma dei resistenti partigiani. Naturalmente occorre contestualizzare i concetti, trovarne una loro attualità contemporanea. Anche se con “Fascismo” si intende il movimento politico fondato da Mussolini nel 1919 e, per estensione e similitudine, il nazionalsocialismo di Hitler, l’Action Francaise etc., le similitudini con diversi regimi autoritari hanno portato a un’estensione del concetto, a volte indebita altre volte meno, che porta a riconoscere come ‘fascisti’ un discreto numero di regimi e governi nel mondo. Per comprendere quali siano queste similitudini vi propongo un piccolo tour nella semantica del fascismo per cercare di coglierne i tratti caratteristici, direi fondativi, e vedere attraverso questi se si danno ancor oggi, semmai sotto diverso nome.

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Essere di destra o di sinistra?

 

Siccome predicava la fraternità ai conservatori e il rispetto delle leggi ai socialisti, i primi lo avevano preso a fucilate e gli altri avevano preparato la corda per impiccarlo. Gustave Flaubert, L’educazione sentimentale. Storia di un giovane

Potrei scommettere che tranne una minoranza di disaffezionati, ciascuno di voi ha un’idea precisa sulla sua collocazione, nell’arco politico, a destra oppure a sinistra. Ciascuno di voi; tranne chi si dichiara non di destra e non di sinistra più che altro per tattica politica. Sembriamo tutti molto innamorati di queste appartenenze e raramente le mettiamo in dubbio. Cosa che invece farò puntualmente in questo post dove cercherò di discutere:

  1. il fatto che ‘destra’ e ‘sinistra’ sono concetti che soffrono di retaggi ideologici del ‘900, non più attuali e da rifuggire;
  2. che – esistendo comunque una ‘destra’ e una ‘sinistra’ – vanno reinterpretate in chiave attuale, pena il restare ingabbiati entro pensieri sterili e poco funzionali;
  3. e che infine è sciocco trovare forti sensi di appartenenza in queste categorie che vanno lette in maniera “leggera”, descrittiva e non vincolante, non passionale, non fondativa della nostra identità profonda.