Il non voto al non statuto del non movimento. Fenomenologia grillina

Tutto torna. Il nuovo non-statuto non raggiunge il quorum previsto perché gli iscritti hanno votato all’incirca al 64% (e non il 75% regolamentare). Come mai? Questo gruppo così aggressivo innovativo nuovista entusiasta fanculista attivissimo…? Comunque non importa, perché il non capo del non partito ha deciso, ex post, che loro sono anche non regolamentari, nel senso che se ne non importano del Codice Civile. Scrive Grillo:

Il MoVimento 5 Stelle è sempre stato contrario alla logica del quorum. Per noi chi partecipa e si attiva conta e ha il diritto di prendere le decisioni. In ogni caso ha votato la maggioranza assoluta degli iscritti […] Processi, burocrazie, codici e codicilli non possono fermarci perché siamo uniti e compatti verso lo stesso obbiettivo. Il MoVimento 5 Stelle trova difficoltà a essere riconosciuto dalle leggi attuali perché la sua struttura e organizzazione è molto più innovativa e avanzata di quelle regolamentate dai codici. Proprio per questo il nostro caso è destinato a fare giurisprudenza.

Probabilmente è così. Io non sono informatissimo ed è possibile, anzi probabile, che Grillo abbia detto in numerose occasioni che Renzi deve andare a casa, che la Wash Ball è miracolosa e che il quorum del 75% è la causa principale delle scie chimiche. Più probabilmente l’ha non detto, e adesso ci saranno ricorsi da parte degli espulsi e strepiti dagli oppositori ma chi se ne importa? I grillini sono fatti così, non guardano a queste inezie e verrebbe da chiedersi a cosa diavolo guardino, in realtà.

Ormai è chiaro a cosa guardano: perché ci doveva pur essere una logica, per quanto contorta, nella loro follia. Ed eccola qua: nella loro totale insipienza di “cittadini” credono nella iper-semplicità del mondo e nella conseguente “ovvia” semplicità dell’azione di governo (del governo del paese come del governo del Movimento). Se sei buono (e loro SONO buoni) basta volere il reddito minimo, basta volere Roma pulita, basta volere l’onestà trionfante nel mondo, perché la cosa accada. I meccanismi amministrativi, le questioni giuridiche, le necessità finanziarie, l’obbligo del confronto e della mediazione, sono rotture di scatole tecniche, e per quelle ci sono gli uffici, i tecnici, chi per loro… Perché in un mondo buono tutto funziona per logica conseguenza (e quindi anche un partito politico come il M5S può usare la logica della bocciofila di paese, se questo conviene al capo bocciofilo). E’ nel mondo dei cattivi (tutti gli altri) che gli uffici non funzionano perché remano contro, i tecnici sono al soldo dei poteri forti, e poi c’è Bilderberg che complotta! Che la pulizia a Roma non sia una cosa banalmente già fatta da chi di dovere destabilizza i grillini; che ci siano frigoriferi non ritirati fa gridare al complotto e al “non capisco”. Perché la cosa era già fatta, no? Cosa diavolo sono adesso ‘sti frighi? Ecco perché la Raggi farfalleggia, ridacchia sui video, non sa, vaglia curriculum… dice “No” alle Olimpiadi ed è finita lì, cosa diavolo vogliono ancora quelli del Coni? Vuole la funivia a Roma e tanto basta, qualcuno la farà… Ricordate quando la criticavano perché si pavoneggiava con la striscia tricolore da sindaco? Non si pavoneggiava affatto, pensava che indossare la fascia fosse fare il sindaco.

Analogamente la gestione del Movimento. A nessuno dentro il M5S sembra importare la totale mancanza di democrazia, il partito padronale, le espulsioni, la vacuità del programma e ora questa indifferenza a una norma del CC. I pentastellati sembrano godere di una sorta di extraterritorialità dove valgono altre leggi della fisica, e questo accade perché in generale non sanno nulla perché non hanno mai veramente fatto politica confondendola coi click sul blog. Non hanno mai amministrato, salvo rari casi, non hanno sostanzialmente mai fatto nulla tranne indignarsi, commentare i post di Grillo, partecipare ai meet up (eventi chiusi e autoreferenziali) e partecipare ai Vaffa-Day. Vivono nel mondo chiuso del loro egotismo narciso dove tutto si risolve con qualche app.

Tornando ab ovo: ma tutta la loro fortissima rabbia internettistica non riesce a farli votare sul loro non statuto? Se viaggiate abitualmente sui social, o fra i commenti dei quotidiani più inclini ad ospitarli, avrete notato con sconforto la quantità di vigilantes armati di voglia di menar le mani virtuali contro tutto e chiunque osi una qualche critica. E la sovraesposizione mediatica di cui godono (proprio in virtù del loro essere scalmanati: una volta salgono sui tetti, una volta espellono qualcuno, un’altra volta sparano scemenze sesquipedali…) li fa apparire giganteschi, incombenti, vincenti… Sono il 25%; no, sono il 30%; a un ipotetico ballottaggio vincerebbero loro! C’è un equivoco di fondo, che comprendete facilmente se confrontate i dati degli iscritti (135.023; fonte: Beppe Grillo. Di questi hanno votato on line il non statuto – facendo un click dal salotto di casa loro – solo 87.213) coi voti ricevuti alle politiche del 2013 (8.700.000 alla Camera) e alle elezioni europee del 2014 (5.800.000). Ancora gli ultimi sondaggi li danno sopra il 26%, in alcuni sondaggi “amichevoli” sopra il 30. Gli iscritti sono quindi, più o meno, l’1,5% di chi li vota. Per carità, si sa che gli iscritti, oggi come oggi, sono pochi per tutti, ma sono pur sempre tre volte di più gli iscritti al PD che come base elettorale compete coi pentastellati. E alle ultime primarie del 2013 (quelle che decisero Renzi segretario) si recarono ai seggi (senza click da casa) 2.800.000 cittadini, quindi 32 volte di più dei cliccatori grillini (esempi incomparabili, lo so, ma è l’unico esempio possibile di partecipazione della base a questioni di gestione del partito).

Ecco allora che si scopre quello che in fondo già si sa e si dice da tempo. Il M5S non è affatto un grande movimento in crescita nella società, di onesti cittadini che voglio cambiare il mondo a partire dal loro condominio, che vogliono onestà, trasparenza, uscita dall’Euro e lotta alle scie chimiche. In realtà il Movimento è composto da un piccolo gruppo di esagitati in perenne lotta coi congiuntivi, legionari dell’indignazione d’ordinanza, rivestiti dell’orbace dell’omologazione inconcludente, sempre pronti a ribattere su Twitter, a insultare fra i commenti dell’Huffington Post, a irridere su Facebook. I loro voti invece, in larga parte, sono di cittadini stufi di questa politica, delusi da questa politica, che votano quella che vedono come un’ultima spiaggia per le loro speranze di cambiamento. Resta il fatto – a opinione (di parte) di chi scrive – che ritenere che il M5S sia una reale speranza di cambiamento, malgrado tutte le prove contrarie (Roma in primis) colloca questi elettori in una fascia di popolazione non molto bene informata, non chiaramente capace di distinzioni evitando generalizzazioni erronee, più passionali che razionali. Che la base elettorale sia all’incirca questa è ipotizzabile dal consenso (registrato dai sondaggi) che il M5S continuerebbe a ricevere. Onestamente, non c’è una sola ragione concreta, pratica, fattuale per continuare ad affidare le proprie speranze a Grillo e Di Maio ma evidentemente molte, troppe persone trovano che malgrado tutto gli altri siano peggio.

Gli altri peggio. È incredibile il disastro compiuto dai partiti politici (tutto, nessuno escluso) in questi vent’anni. Il capitale sociale sprecato. Le occasioni che il Paese ha sprecato. La ricchezza dissipata. I diritti troppo spesso negati. Le diseguaglianze non sanate. Le generazioni abbandonate. Una credibile classe politica, che sia di destra o di sinistra, deve iniziare a fare i conti con questo spreco, affermando un liberalismo ormai inesistente dopo la cannibalizzazione operata da Berlusconi, affermando una socialdemocrazia vilipesa da fumisterie novecentesche, prigioniera di corporazioni che sanno a malapena difendere dei presunti diritti acquisiti dei loro protetti. Perché l’alternativa è che a queste forze politiche si sostituisca il becero populismo grillino. Non per convinzione, per dispetto.

grillo-non-statuto-e1475735954926.jpg