Siamo così preoccupati dalla pandemia, chiusi nella nostra ricca cittadella vaccinata, da avere perso di vista la quantità di problemi che ci sta per cadere addosso.

Siamo così preoccupati dalla pandemia, chiusi nella nostra ricca cittadella vaccinata, da avere perso di vista la quantità di problemi che ci sta per cadere addosso.
Il messaggio di Greta è assolutorio per gli occidentali ma non incide in nulla sul cambiamento dei comportamenti scorretti.
Ma se, fra cento anni, subornati da ambientalisti fanatici, da biologi opportunisti e geologi scadenti, da chimici impreparati e da complottisti scriteriati, avremo imparato a riciclare i rifiuti, avremo cancellato la plastica dagli oceani, avremo corsi d’acqua puliti e aria cittadina respirabile, limitate le emissioni di Co2, bonificate le aree a rischio ambientale, imposto trasporti puliti e agricoltura senza veleni, e poi venissero a dirci che le mezze stagioni non torneranno lo stesso perché è colpa di un normale ciclo geologico, se tutto questo accadesse, ci sentiremmo imbrogliati o felici di avere imparato a vivere in pace col nostro ambiente?
le raccomandazioni sono di chiudere le finestre laddove si percepisce odore, ma soprattutto evitare attività all'aria aperta ed evitare di consumare prodotti colti nell'area circostante all'incendio.
ASL e ARPA Lazio diventano battutisti meglio di Crozza (cit. da HuffPost).
I roghi in Grecia e lo sfacelo dell’ambiente. Nessuno di noi può fare la differenza, eppure ciascuno di noi deve impegnarsi.
Quale futuro ci spetta? Rose e fiori grazie alla scienza o una catastrofe per nostra stessa colpa? E vedere i pericoli – come effettivamente li vediamo – basta per scongiurarli?
La Terra, il pianeta azzurro, ha un’incredibile carenza d’acqua. E noi la sprechiamo. Tutti i dati.
Astrologia a parte, che non interessa Hic Rhodus, c’è un serio filone di studi che cerca di prevedere il futuro. Una previsione probabilistica, ovviamente, basata sui dati disponibili al momento e loro proiezioni; una previsione quindi orientativa che nulla ha di deterministico.
Il pero, naturalmente, è quello da cui il luogo comune fa cadere gli sprovveduti che si accorgono che qualcosa non va nell’aria che respiriamo (o nell’acqua che beviamo, o nelle carni che mangiamo…) solo perché gli impongono le targhe alterne. O che le mezze stagioni sono sparite a causa del surriscaldamento crescente. Il problema è talmente reale e grave da far prendere risoluzioni apparentemente abbastanza serie alla recente conferenza sul clima di Parigi, anche se poi bisognerà vedere cosa si farà concretamente e a breve.
In spirito (hicrhodusiano) di servizio eccovi alcune informazioni puntuali che potranno farvi capire meglio, speriamo, di che materia sia fatto il problema.
Immaginate un gigantesco asteroide in rotta di collisione diretta con la Terra. Questo è l’equivalente di quello che ci troviamo di fronte oggi – il cambiamento climatico – , eppure noi oggi siamo ancora indecisi nell’agire. (James Hansen)
James Hansen non è l’ultimo arrivato nel mondo della climatologia, dal 1981 siede ben saldo sulla poltrona di capo del Goddard Institute for Space Studies (GISS) afferente alla NASA. La sua affermazione, quindi, non è da prendere così alla leggera: siamo ancora indecisi nell’agire, pur posti dinanzi all’evidenza che le attività umane sono in grado influenzare il clima e l’ambiente in modo assai più incisivo e rilevante di quanto sarebbe lecito e salutare.
Questo articolo è parte di un ciclo di tre in cui un gruppo qualificato di sociologi ci ha raccontato la sua visione dei problemi attuali e dei possibili sviluppi. I tre articoli sono così organizzati:
Va da sé che una domanda sui “destini del mondo” non è semplicemente complessa quanto impossibile. Benché abbia una discreta stima del pensiero sociologico non pretendevo di avere, dal gruppo interpellato, un breviario dei problemi mondiali e semmai le loro soluzioni. Ma dopo “Italia” ed “Europa” ho voluto provocare i miei partecipanti per cercare di cogliere sostanzialmente alcune dimensioni generale entro le quali collocare le precedenti risposte più “locali”. Insomma: i problemi dell’Italia, l’affanno europeo, sono collocati in uno scenario più ampio di cui volevo almeno la segnalazione delle principali dimensioni.