Pietro Garibaldi scrive un breve testo, composto ma incisivo, sul fallimento del reddito di cittadinanza. M il problema, come scrive lui stesso, è generale: è il modo italiano di affrontare, confusamente, i problemi.

Pietro Garibaldi scrive un breve testo, composto ma incisivo, sul fallimento del reddito di cittadinanza. M il problema, come scrive lui stesso, è generale: è il modo italiano di affrontare, confusamente, i problemi.
Si può parlare di meritocrazia in Italia, nel lavoro? Certamente no…
Il reddito di cittadinanza ha diverse criticità: il ruolo impegnativo dei Centri per l’Impiego, la figura del tutor (navigator) e il meccanismo di finalizzazione della proposta del lavoro.
Ma i giovani, in Italia, sono disperati o bamboccioni? O un po’ l’uno e un po’ l’altro?
Il Ministero del lavoro ha pubblicato i dati corretti circa le attivazioni e le cessazioni dei contratti di lavoro nel 2014 e nei primi mesi del 2015. Poiché la tabella pubblicata dal Ministero non è facilmente leggibile, la mostriamo di seguito:
In questo contributo ci si propone di tracciare un profilo della riforma del mercato del lavoro che il governo Renzi sta attuando e che si articola in diversi provvedimenti di legge. In questo contributo vedremo le norme fino ad oggi emanate, in cosa esse consistono e la loro portata.
Pochi giorni fa, l’INPS ha pubblicato il rapporto dell’Osservatorio sul Precariato relativo al primo semestre 2015. Secondo il rapporto, nel 2015 in Italia c’è stato un marcato incremento dei contratti a tempo indeterminato, e ovviamente il Presidente del Consiglio non ha mancato di sottolineare queste evidenze affermando che si tratta della dimostrazione che «siamo sulla strada giusta contro il precariato e che il Jobs Act è una occasione da non perdere».
Davvero possiamo ritenere che il Jobs Act sia la pietra filosofale che consentirà di alleviare la gravissima situazione occupazionale dei giovani in Italia? Come al solito, proviamo a guardare i dati con attenzione.
Il governo Renzi, con la legge delega 183/2014, sta modificando l’assetto dei servizi per il lavoro e puntando al rafforzamento delle politiche attive del lavoro. Si tratta di un disegno complesso, reso ancora più complicato dalla parallela discussione sulla riforma Costituzionale, in cui si prevede la centralizzazione della competenza sulle politiche attive del lavoro, diventando esclusiva dello Stato.