Se non investiamo il scienza e innovazione, non solo i nostri migliori cervelli andranno all’estero, ma il declino del Paese sarà inevitabile.

Se non investiamo il scienza e innovazione, non solo i nostri migliori cervelli andranno all’estero, ma il declino del Paese sarà inevitabile.
In Italia ci sono scarsi investimenti nella ricerca, sia pubblici che privati. Ce lo dicono molte classifiche internazionali. Alla ricerca va l’1,27% del PIL (OECD Science, Technology and Industry Outlook 2014) contro il 3% previsto dall’Agenda di Lisbona. Ne ha parlato anche Ottonieri su Hic Rhodus evidenziando come questo costituisca un problema enorme per la produttività del nostro sistema economico e quindi per la ricchezza del nostro paese.
Da poco è stato pubblicato il rapporto OCSE Science, Technology and Industry Outlook 2014, che presenta una fotografia estremamente dettagliata dello stato della ricerca e dell’innovazione tecnologica a livello mondiale. Dato che si tratta di un argomento che sta molto a cuore a Hic Rhodus, vi proponiamo alcune delle evidenze che contiene, insieme ovviamente alle nostre considerazioni.
Anche negli ultimi tempi, abbiamo insistito sulla necessità di un sostanzioso taglio alla spesa pubblica, dove si annidano sacche di sperpero incontrollato, come recentemente è tornato a sottolineare il commissario alla spending review Carlo Cottarelli.
Oggi, per contrappasso, vogliamo parlare di un settore in cui i tagli alla spesa ci sono stati eccome, e che pure riesce ancora, di quando in quando, a produrre casi di eccellenza con i fichi secchi, o più esattamente… con un cappuccino con cornetto.
Va molto di moda sui siti di eroica resistenza alternativa alla disinformazione affermare che la Germania “cattiva” immiserisce la “tenera Italia” e l’Europa tutta, in verità, grazie alle sue sordide trame. In genere tali articoli si distinguono per l’assoluta sicurezza delle affermazioni associata alla citazione di uno o due parametri, accuratamente scelti, che “dimostrano” quanto sostenuto. Poiché la saggezza si conquista prendendo dai migliori le cose buone, e scartando, se possibile, quelle cattive, vediamo se invece c’è da imparare qualcosa dalla Germania e se, per caso, queste analisi a senso unico tralascino qualche importante “dettaglio”.