Il 20 Agosto del 2018, Alexey Navalny, l’oppositore indomito della tirannia russa, candidato, contro Putin, nelle elezioni presidenziali, perseguitato dalla polizia segreta, volava da Tomsk a Mosca. Si sentì male e svenne. Il veleno, il Novachock, cominciava a distruggerlo. Senza saperlo, l’aveva preso in albergo. Da una bottiglia d’acqua minerale. Da una “ frammento” invisibile, in grado di assassinare chi lo toccasse, assorbito dalla pelle della mano. Gli agenti di Putin, il suo Moerdkommando personale, hanno usato ripetutamente il Novachock. Distrugge le mente, la memoria, l’identità. Strumento perfetto di un tiranno.
L’aereo cambiò rotta. Scese presso l’ospedale più vicino: Omsk. I medici nascosero i dati di laboratorio, aspettando la morte. La cancelliera Merkel chiese di curarlo a Berlino. I Russi lasciarono passare 48 ore. Oltre, pensavano, non sarebbe rimasta traccia del veleno. Volevano consegnare un cadavere alla Germania. Navalny giunse a Berlino, all’ospedale Charitè, in coma. I medici riuscirono ad individuare la sostanza oltre le 48 ore. Era un’arma chimica. Mosca aveva violato anche la Convenzione internazionale contro l’uso di veleni. Il Cremlino ha una lunga tradizione che risale all’ufficio veleni della NKDV. E’ sempre stato uno strumento politico per eliminare gli oppositori: Skripal, Kara-Murzia,Yuschenko, Litvinenko, la morte è lenta ed atroce. Maxim Gorkij fu una delle vittime più illustri.
Navalny ha chiesto di tornare in Russia, sebbene condannato in absentia alla colonia penale ed alle torture.“Non posso fare a Putin il regalo di fuggire” . Una grande folla lo aspettava nell’aeroporto di Vnukovo. Arrestato immediatamente, fu chiuso nel campo Ik-2.
La sua figura impersona l’opposizione inconciliabile allo stato senza diritto, rappresentanza, giustizia, la resistenza contro la violazione organizzata dei diritti fondamentali. Navalny ha mostrato a Putin, agli oligarchi, alla Russia, che sa affrontare le torture pur di non abbandonare i principi della sua politica di riforme. Intendeva soffrire come gli altri oppressi, non nascondersi a Berlino. Mostrare che la speranza nella costruzione di una Russia democratica è possibile. Gramsci e Pertini furono scovati dall’OVRA, Navalny usa il carcere come uno strumento per la riflessione pubblica, come una sfida aperta alla tirannia, un incitamento alla liberazione della Russia.
Dal carcere ha inviato un messaggio al mondo, dalle pagine del Washington Post. In primo luogo si rivolge al presidente Biden, al Congresso, all’Unione Europea, per proporre la sua visione storica, politica e morale del futuro della Russia e dell’Europa, tracciare una linea politica e costituzionale. La soluzione dei problemi interni ed internazionali della Russia, la fine della dittatura, del legame intimo tra lo stato e la corruzione, dell’asservimento dei giudici al potere politico e personale dei potenti, della violenza spietata, del tentativo di ristabilire un impero, di abbattere gli ordinamenti repubblicani contrari alla preminenza assoluta dello stato. Occorre sostenere le riforme, farne oggetto di trattativa, e prepararsi al futuro, alla caduta di Putin.
Dalla nascita, l’impero russo ha posto una minaccia costante, per l’aggressività, il nazionalismo, la tirannia come forma di dominio. Nel 1700, terribile fu la deportazione in Siberia dei bambini; nel 1940 Hitler fu libero di attaccare la Francia ed il Belgio, l’Olanda e la Gran Bretagna. La Russia , il patto russo-tedesco per la spartizione della Polonia, gli copriva le spalle. Da quando la “cortina di ferro cadde sull’Europa, come disse Churchill, Mosca ha svolto una politica di annessione territoriale, di sfruttamento diretto delle risorse delle nazioni sottomesse, di deportazioni e sangue. Dal 1917, dalla dissoluzione dello stato zarista, fino ad oggi, l’Ucraina ha tentato di liberarsi dal dominio moscovita e costruire la repubblica parlamentare.
Navalny scrive che la dittatura feroce non è l’unico volto del mondo russo. Migliaia di persone seguirono il funerale di Dostoevskij, il “rivoluzionario”, sotto la pioggia. Il “partito” costruito da Navalny ed i suoi, non ha sedi, sezioni, uffici centrali. Putin non li permette e li distrugge. Maneggiando una rete di “app”, Navalny è riuscito a costruire una rete territoriale, un sistema di comunicazione e mobilitazione “invisibile” e molto attivo. Navalny creò il FBK, la Fondazione contro la corruzione sia la Fondazione per la protezione dei diritti dei cittadini.
L’assalto all’Ucraina sarà decisivo per la sorte di Putin. Come nel 1917, quando i soldati si rifiutarono di combattere, oggi i russi non vogliono morire per una autocrazia corrotta. Molti si liberano della divisa e non obbediscono. La corruzione ha roso la logistica. Putin si trincera dietro il potere assoluto dei servizi segreti. Anche tra loro vi è un’opposizione al governo.
Navalny avverte che gli Stati Uniti e l’Europa non devono fare gli stessi errori del 1990, esposti da Politoskaya, Nemtsov, Aleksievic. Caduto il regime sovietico, prese avvio una speculazione senza controlli, per impadronirsi delle risorse pubbliche, per conseguire interessi particolari senza occuparsi della costruzione dello stato di diritto, come l’America e l’Europa avrebbero dovuto fare. Si concesse a Yeltsin un potere senza limiti. Lasciò mano libera alla corruzione. L’Europa e gli Stati Uniti hanno preparato il terreno a Putin, alla sua ascesa, al consolidamento della dittatura al suo militarismo imperialista che, oggi, sparge tanto sangue.
Navalny conosce la situazione interna della Federazione russa. Putin non è più il padrone assoluto. Accanto alla politica delle armi, occorre sviluppare un progetto costituzionale concreto che consenta alla Russia una via d’uscita. Occorre sostenere il rinnovamento dello stato, la democrazia rappresentativa e porre l’energia in questo contesto.
Si può partire dall’energia. La potenza russa si regge su immensi depositi di gas. Offre miliardi di metri cubi di gas all’Europa. Mosca fa leva sulla sua posizione dominante nella fornitura e negli accordi sul prezzo dell’energia. Non stipula contratti in senso proprio. Nulla ha a che fare con un mercato moderno, basato sulla contrattazione e sulla regolamentazione giuridica degli interessi. Gli stati dell’Unione, agendo separatamente, hanno stabilito accordi di lungo termine con Mosca, spesso segreti. Gli accordi segreti distruggono i mercati. Mosca è riuscita a controllare le reti di trasporto e a coprire gli accordi riservati facendo leva, ad esempio, in Germania, su ex agenti della S.T.A.S.I.
Per decenni, E.N.I ha svolto la politica della stretta cooperazione con Mosca, con Gazprom, accettando il sistema e la mancanza totale di regolamentazione giuridica e, soprattutto, della supervisione. E.N.I ha firmato un “contratto” dal 2017 al 2035, per 22 BCM all’anno. La Germania dal 2011 al 20036 e dal 2020 al 2035, con E.On e E.On Ruhrgas, via “North Stream”, per 24 BCM per anno, e un totale di 400 BCM all’anno. Il volume totale pattuito da ENI, stando ai dati aggiornati al 2008, resta ignoto. Questa politica “separata” e “segreta” ha rafforzato lo stato tirannico. Ha ostacolato il cammino della Russia verso lo stato di diritto e compromesso la stabilità delle economie europee. Ha favorito la concentrazione della ricchezza, nelle mani della elite del Cremlino. Il saccheggio del 1990 non è mai finito.
Navalny propone una politica europea che realizzi le riforme costituzionali, conduca la Russia sotto la costellazione del “regime dei diritti”, chiudendo la pagina degli accordi riservati, dei baratti, dell’assenza di ordine giuridico. Se Mosca entrasse in Europa, rinunziando al privilegio della posizione dominante, che permette extra-profitti ingiustificabili, ricaverebbe profitti adeguati, liberandosi dalla dittatura. Avrebbe i benefici dell’Unione Europea, della sua legislazione e protezione,della tecnologia, dei finanziamenti comuni. Soprattutto avrebbe la protezione della Corte dei Diritti fondamentali. La Russia non sarebbe esclusa dal mercato del gas. Una grande società americana tenta ora di sostituirlo. Sarebbe la fine di Mosca.
L’Ucraina, vittima dell’aggressione, dovrà procedere con molto impegno verso la costruzione delle stato di diritto. Affinché il contrasto con la Russia non riaffiori. La guerra non ha favorito questo difficile cammino. Anche l’Europa deve pagare il costo della politica dell’energia che abbiamo seguito. Se l’Italia ne ha tratto vantaggio, ha dovuto subire la corruzione di Mosca, penetrata nella vita della nazione, favorendo il mondo oscuro della intermediazione e la corruzione politica.
Articolo scritto per Hic Rhodus da Carlo Rossetti. Già professore di sociologia generale a Parma, Fellow of the Royal Anthropological institute of Great Britain and Ireland, già research professor, Hebrew University, Lady Davis Fellow, honorary professor Nuremberg Universitet. M, SC. Sociology, London School of economics and Political science, Università di Londra.