La Terza Guerra Mondiale è in corso da tempo, questa è la verità.
La guerra, nel terzo millennio, non è solo un
Fenomeno collettivo che ha il suo tratto distintivo nella violenza armata posta in essere fra gruppi organizzati.
La stessa Treccani, dalla quale ho tratto quella definizione, precisa:
Le trasformazioni cui è stata soggetta la g. tradizionale nel 20° sec. vanno portando a un profondo ripensamento di tutte le categorie con le quali tradizionalmente gli studiosi delle varie discipline hanno affrontato i temi della g., delle sue cause, della sua legittimità, del suo contesto, del suo rapporto con la politica e dei possibili modi per costruire la pace attraverso il diritto e le organizzazioni internazionali.
Indubbiamente il conflitto armato, quale quello in corso in Ucraina, è guerra; è la guerra come sempre vista e riproposta dall’umanità, è quella dei grandi conflitti mondiali, delle invasioni, dello scontro fra fazioni, con eserciti che si spostano, entrano in un territorio sovrano e sparano, con lo scopo di sovvertire il potere di quello stato, o di acquisire dei territori ricchi di risorse, o qualunque altro motivo, inclusi motivi falsi e giustificazioni fantasiose, dalla minaccia delle armi di distruzione di massa che Bush pretendeva di debellare in Iraq, alla “denazificazione” dell’Ucraina che Putin ha indicato come ragione della sua aggressione.
Oggi le guerre di conquista (come i ripetuti conflitti franco-tedeschi per il controllo dell’Alsazia e Lorena) sono rari, sostituiti da molteplici guerre volte ad ottenere vantaggi di posizione, vantaggi politici; queste guerre possono non usare armi convenzionali ma sistemi offerti dalle tecnologie: l’intervento russo per manipolare i risultati elettorali che portarono Trump alla vittoria, è ormai cosa nota, e non è certo l’ultimo caso. Questa è certamente una forma di guerra. Se nelle spy story dei bei tempi seguivamo le ardite vicende di un agente segreto che doveva infiltrarsi nel territorio nemico per uccidere, fisicamente, il capo politico avversario, oggi l’”uccisione” può compiersi simbolicamente, ma efficacemente, facendogli perdere le elezioni, grazie all’inquinamento dei social media, a campagne di falsità che sembrano diffuse in modo spontaneo ma sono ideate ed orchestrate da centrali informatiche straniere. Un tipo di guerra in cui la Russia è particolarmente attiva.
Anche le sanzioni sono una forma di guerra. Il diritto internazionale è piuttosto ambiguo in merito; lasciate stare che Putin denunci le sanzioni come inaccettabile aggressione (lui le subisce, cosa deve dire?); se ci pensate, che decine di paesi decidano di soffocare l’economia russa come ritorsione verso l’invasione dell’Ucraina, da cosa sarebbero motivate, come si potrebbero giustificare giuridicamente? Perché la Corea del Sud, che sta a migliaia di chilometri dall’Ucraina, avrebbe il diritto di concorrere al default russo? Cosa c’entra la Corea del Sud? O la Nuova Zelanda? O San Marino? La motivazione è politica, è una generica difesa di principi liberali, è una forma di testimonianza avversa ma, diamine!, si crea un danno imponente all’economia russa, al popolo russo, ai potenti russi. Non la vedete come una forma aggressiva, che non spara pallottole ma intende assoggettare la volontà di una nazione sovrana? (la Russia sarà una canaglia – i suoi leader intendo – ma è pur sempre uno stato sovrano e come tale riconosciuto).
Allarghiamo i nostri orizzonti, apriamoci a nuove idee: l’uso spregiudicato dei migranti come deterrente e minaccia (come fa da anni il dittatore turco Erdogan contro l’Europa) o, al contrario, la costruzione di muri, la selezione etnica dei migranti buoni o cattivi, con evidenti ricadute sui paesi di provenienza, con conseguenze sul piano geopolitico. Regolare i flussi migratori, forzandoli a scegliere determinate rotte, determinate tratte, può sconvolgere economie, mettere in difficoltà governi, e questa è una forma di guerra. E dell’uso delle materie prime, vogliamo parlarne? In questi giorni di boicottaggio russo tutti i paesi occidentali cercano altre fonti di approvvigionamento di gas e petrolio. Il rifiuto dei leader di Arabia ed Emirati di accettare una chiamata di Biden (che voleva chiedere più petrolio) è emblematica; non hanno neppure fatto finta di intrattenersi con lui e traccheggiare, no: non gli hanno risposto al telefono. I rubinetti del petrolio di quell’area è regolato da interessi geopolitici locali (sostanzialmente i cialtroni arabi vogliono mano libera nello Yemen e contro l’Iran). Ci sono materie prime essenziali per lo sviluppo europeo (QUI l’elenco) che noi possiamo ricevere finquando manteniamo buoni rapporti con i paesi produttori. Un solo esempio: le terre rare sono indispensabili per la produzione di energia eolica, solare ed elettrica e per le comunicazioni ottiche. Ma anche per l’industria aerospaziale e militare. Soprattutto, le cosiddette «terre rare» sono ormai per antonomasia, i metalli delle nuove tecnologie (fonte). Bene; il 95% sono prodotte in Cina, quindi – per lo sviluppo di questi essenziali settori tecnologici – bisogna tenersi buona la Cina, e guardare dall’altra parte se il governo cinese maltratta gli uiguri, annette Hong Kong e minaccia Taiwan.
Adesso, per favore, pensate anche all’industria farmaceutica, e all’oggettivo potere di chi governa la fabbricazione di farmaci e vaccini (il Covid ci deve avere insegnato qualcosa…). Pensate all’industria dell’intrattenimento, e al lavaggio del cervello che ci fa (da 100 anni, certo, ma ci sono significative differenze con l’epoca contemporanea). Pensate anche, in generale, a tutta l’interconnessione globale su tutti i piani, su tutti i livelli, su qualunque oggetto, materiale, interesse. Anche qui un solo esempio: siamo, sostanzialmente, tutti in guerra con la Russia, e continuiamo a darle, ogni giorno, poco meno di un miliardo di euro in gas e petrolio; praticamente gli finanziamo la guerra. E non sappiamo come uscirne.
La considerazione finale è la seguente. Le pallottole uccidono, le bombe distruggono, gli eserciti fanno stragi e umiliano popoli. Le guerre sono il male assoluto, brutale, violento, annichilente, stordente, uno dei quattro Cavalieri, stimolano fantasie terribili, suscitano timori definitivi, tanto più in epoca di armi nucleari. Il bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol è l’emblema della bestialità orrenda della guerra. Ma non possiamo far finta di vivere in un mondo di pace “macchiato” da episodi deteriori, condannabili, ma sporadici ed eccezionali, di conflitto. Già quest’idea, dell’eccezionalità della guerra, è assolutamente falsa. Noi distratti europei, comodi sui nostri divani, tronfi nelle nostre presunzioni, non ci rendiamo conto che il mondo, continuamente, è letteralmente immerso nelle guerre: ogni tanto un’occhiata all’encomiabile sito guerrenelmondo.com non può che farci bene per capire come l’isola europea sia l’eccezione, e non la regola (secondo l’International Crisis Group a fine Gennaio 2021 c’erano almeno 70 focolai di guerre al Mondo).

Poi, più in generale, rendiamoci conto che le guerre con le pallottole e le bombe stanno cedendo il posto alle guerre con le imposizioni economiche, con la regia delle risorse date o negate secondo convenienza, con i migranti usati come minaccia, e soprattutto con la guerra cybernetica. Oggi. Domani, probabilmente, anche con quella batteriologica. Noi siamo in guerra da anni contro potenze come la Russia che cercano di destabilizzare le democrazie; contro arabi che decidono se ci daranno il petrolio oppure no, a seconda se gli lasciamo compiere le loro porcherie; con la Cina che è la Cina e si può permettere di fare quello che vuole perchè dipendiamo sempre più da lei; con la Turchia che ci minaccia coi migranti (orrore, i migranti!); con decine di altri paesi che hanno, ciascuno, il proprio laccio da stringere o allentare in un mondo interconnesso in maniera terrificante, dove ogni pedina che cerchi di muovere modifica dieci scenari diversi in luoghi assolutamente distanti. Siamo in guerra, in questo terzo millennio, e non possiamo più far finta di non accorgercene. Siamo in guerra con bulli e bulletti, con dittatori e impostori, con generali e aguzzini, con “democratici” in doppio petto che stanno al parlamento di Strasburgo e rappresentano un’oggettiva minaccia per le nostre democrazie. Sono guerre, chiamiamole col loro nome.
Le pallottole, certo, fanno più paura, ma solo perché non comprendiamo bene la natura delle altre guerre.