I pensieri di Trudeau

Il primo ministro canadese Trudeau, in un incontro con Meloni a margine del G7, si è detto preoccupato per le posizioni del governo sul tema Lgbtq. Meloni resta per un attimo sconcertata e poi replica che il governo si sta muovendo in linea con quanto fatto dai governi precedenti (QUI la cronaca).

Certo, è vero; da noi in Italia ce ne infischiamo un po’ della concordanza di non genere, e pasticciamo un pochino con ministro/ministra, dottore/dottora/dottoressa e cose simili, e le poche profetesse della schwa (tipo Murgia, della quale non si può che dire bene da quando si sa che sta per morire) restano inascoltate o addirittura fischiate dal loggione fascistoide. E poi non abbiamo approvato la legge Zan, mannaggia, che senza di quella i poveri omosessuali, bisessuali, transessuali, pansessuali soffrono le pene dell’inferno in una società italiana omofoba all’estremo, dove notoriamente bande di bravacci machisti e suprematisti fallici scorrono alla ricerca del finocchio da incatramare e impiumare, per esibirlo-la al pubblico ludibrio. 

Io credo che Il governo di destra in Italia presenti non pochi problemi: stupidità, inconsistenza, incompetenza, e che questo danneggi il popolo italiano e, poiché siamo in una serie di reti internazionali, danneggia anche l’Europa, la Nato, i membri del G7, la società degli Illuminati e tutto il resto. In questo specifico senso non possiamo ritenerci al di fuori delle critiche internazionali, esattamente come noi critichiamo il comportamento di partner e alleati quando compiono sciocchezze, quando non si mostrano solidali, quando fanno doppi giochi.

Credo anche che i membri del governo di destra, e loro sodali, aprano troppo spesso la bocca per dar fiato a un pensiero evanescente (quando va bene), e quasi non passa giorno che una bestialità di questo o quell’esponente non finisca sui giornali. Se sono stupidi, sono stupidi. Anche se mi verrebbe da pensare che una stupidità al giorno, di quelle che attirano le attenzioni di Schlein, per intenderci, sono il migliore antidoto alla critica sui problemi veri, seri, cruciali, strutturali, essenziali. Ecco: il fatto che Trudeau, delle cento cose che poteva dire a Meloni, abbia tirato fuori la boiata Lgbtq, significa solo e soltanto due cose:

1) Trudeau ignora che da noi gli omosessuali non subiscono particolari discriminazioni, salvo quelle, certamente violente verbalmente ma raramente fisicamente, che subiscono i neri, gli anziani, i vegani, i testimoni di geova, i meridionali al nord, le donne in generale, quelle che la danno, quelle che non la danno, gli animalisti, i cacciatori, i professoroni, i filo putiniani, i filo ucraini, e via via ogni e ciascun cittadino che ha una qualunque prerogativa ma che viene preso a bersaglio da un bullo, da un oppositore, avversario, antagonista. Trudeau ignora che in Italia abbiamo da anni politici e presidenti di Regione dichiaratamente omosessuali, attori e calciatori omosessuali, musicisti e cantanti acclamatissimi omo-bi-pansessuali, e via discorrendo, e che gli avvisi “LGBTQ friendly” fioccano sui siti dei B&B (lo so per certo, avendone cercato alcuni ultimamente). Il governo Meloni, o i governi precedenti, forse hanno fatto poco per la tutela lgbtq, ma certamente non hanno promosso leggi omofobe. Al netto dei pochi ominidi microcefali che possono sfottere e disprezzare gli omosessuali, che sono assolutamente certo esistano, più o meno in pari misura, anche in Canada, la situazione italiana è probabilmente sufficientemente tranquilla.

2) Trudeau, molto probabilmente, sa a malapena che l’Italia è in Europa, e che è quel posto dove si mangiano pizza e spaghetti. Come di regola avviene in questi casi, Trudeau non sta parlando con Meloni, ma col suo elettorato in subbuglio, e per una polemica interna al suo paese in materia di omosessuali (più o meno come in Italia) e una sua gaffe in merito. Immagino che in Canada abbiano anche problemi climatici, problemi sanitari, problemi industriali, ma il tema LGBTQ è così di moda, così cool…!

Vorrei concludere segnalando che non solo, in una scala da 1 a 10, di quel che pensa Trudeau in generale mi importa 2, e di quel che pensa della situazione LGBTQ in Italia stiamo sullo zero-virgola; mi importerebbe un bel 5, e forse un 6, se il suo apprezzamento o la sua critica riguardasse la nostra politica estera in seno alla NATO; potrebbe importarmi forse un 7 se la critica alla nostra politica energetica provenisse dalla Francia; e forse – ma dico “forse” – potremmo arrivare a un 8 se ci fosse una seria critica europea al nostro regime carcerario, ma solo “forse”, solo se non si trattasse di una critica estemporanea buona per la stampa, alla stregua di una complaint-opportunity (non so se il termine esiste, l’ho improvvisato) che serve per un tweet, per un titolo sui giornali di casa, per tacitare l’opposizione e altre sciocchezze del genere.

È vero che siamo tutti interconnessi; delle speranze e delle prospettive della globalizzazione ci è rimasta solo la merda e l’interconnessione, e quindi dobbiamo guardare i nostri vicini sapendo di essere guardati, dobbiamo criticare le posizioni di altri paesi che non ci piacciono sapendo che gli altri paesi hanno il medesimo sacrosanto diritto di criticarci. Ma per cose serie. Se ce la facciamo. Proprio ma proprio in finale: mi lamento spesso della povertà della politica italiana, ma probabilmente solo perché non mi esercito nella comparazione con le politiche degli altri paesi.