Categoria: Politica

– Commenti a eventi politici, generalmente di attualità;
– I programmi politici dei partiti;
[NOTA: per “Democrazia” c’è una categoria specifica]

Leggo commenti usciti dal senno di esponenti PD, ma anche di Sinistra Italiana, secondo i quali ma sì, basta coll’inseguire il M5S che è solo una zavorra e non porta voti. Per carità, si fa politica, servono i voti per acquisire seggi, e seggi per avere una maggioranza e quindi governare, lo capisco. Ma mi piacerebbe leggere commenti tipo “Il M5S è un movimento populista, e quindi in sé proto-fascista, e noi non abbiamo nulla di che spartire”; oppure: “Conte ha lavato le mutande a Salvini, poi al PD, poi a Draghi finché non l’ha fatto cadere per eccesso di idiozia, noi con tali figuri non abbiamo nulla da spartire”; o anche: “Noi abbiamo una nostra identità [specificare quale], una nostra visione [precisare] e sappiamo sviluppare una strategia capace di attrarre i ceti [indicarne almeno uno]”. Cose così. Se no si rinuncia a Conte perché non porta voti e ci si butta nelle braccia del primo che capita sperando nello 0,1% in più. Se la politica è diventata questa, molto meglio una serie Netflix.

C’è una perversa eterogenesi nei risultati quotidiani, a livello di senso comune, di visione del mondo del cittadino medio, causata dall’enorme complessità sociale contemporanea, e questa eterogenesi si traduce nella complessiva inconsapevolezza in merito alle conseguenze pratiche (pratiche!) degli atti compiuti o non compiuti dai governanti (non solo da loro, ovvio). L’isolamento crescente che il governo Meloni (e Meloni in quanto premier) sta subendo a livello internazionale, è questione che potrebbe non essere chiaramente considerata e valutata nelle conseguenze. Anzi, probabilmente qualcuno pensa “Che si fotta Macron!”, oppure il classico “Tanti nemici, tanto onore” (per il “Noi tireremo diritto” occorre aspettare qualche mese…). Sempre su quest’onda, probabilmente moltissimi italiani hanno dimenticato il ruolo preminente che il governo Draghi (e Draghi in quanto premier) ha avuto per un brevissimo momento in Europa, e anche qui gli antipatizzanti draghiani avranno fatto spallucce anche all’epoca. Essere isolati, essere considerati inaffidabili, vuole dire non contare; non contare significa subire le decisioni di Bruxelles, della BCE, di Washington, di Pechino, della Libia, di Erdogan, di tutti, perché tutti sanno che non contiamo nulla, che siamo buoni solo a parlare e – spesso – straparlare, senza riuscire a costruire uno straccio di visione di medio raggio del ruolo che l’Italia dovrebbe avere nel mondo. Ma mica per avere una medaglietta da appuntarsi sul petto… Semplicemente per difendere gli interessi italiani. Non a parole.