Concludiamo la nostra serie sulla Democrazia con un tema a nostro avviso cruciale: la ricerca scientifica, così trascurata in Italia.

Concludiamo la nostra serie sulla Democrazia con un tema a nostro avviso cruciale: la ricerca scientifica, così trascurata in Italia.
Ma perché l’Amministrazione Pubblica si ostina a proporre dei “click day”, se poi non li sa gestire?
Perché l’Italia è così indietro in campo digitale.
Se non investiamo il scienza e innovazione, non solo i nostri migliori cervelli andranno all’estero, ma il declino del Paese sarà inevitabile.
Dieci Volte Meglio è un interessante tentativo di aprire finalmente la politica a temi di innovazione e progettualità. Potrà funzionare?
Con questo gioco di parole nel titolo si possono riassumere i regressi dell’Italia nell’ambito della gestione digitale della Nazione. Perché, da quando abbiamo descritto, un anno e mezzo fa, lo stato dell’arte e i meccanismi necessari per portare fuori lo Stato Italiano dal micidiale mix rinascimental/ottocentesco dei suoi processi, è cambiato davvero tutto, per dirla con il Principe di Lampedusa: il Governo, il Digital Champion, la strategia, i risultati, il modo di presentarli.
È noto che le funzioni delle avanguardie riguardano il progresso (o una sua idea), il superamento del vecchio (o ritenuto tale), l’innovazione. Senza qualcuno che insiste nella sua idea, credendola buona e rischiando per essa, resteremmo perennemente fermi nelle convinzioni, nelle tecnologie, nelle soluzioni che già furono dei nostri padri e nonni, collettivamente rassicurati dal fatto che se hanno funzionato per loro funzioneranno anche per noi. Ed effettivamente, in un certo senso, è proprio così. Quando si moriva a quarant’anni per mancanza di farmaci non si pensava che infilandosi inquietanti aghi nelle vene si sarebbe potuti vivere… chissà? Fino a cinquant’anni, forse addirittura sessanta! E doveva essere pazzo chi si assoggettava a tali punture! La stessa cosa vale per la scienza in generale, per l’arte, la filosofia, la politica e non si creda che non valga anche per i piccoli comportamenti quotidiani che ci riguardano. Il termine |avanguardia| è particolarmente legato ai gruppi sperimentali artistici fra fine ‘800 e ‘900, riprendendo dal linguaggio politico rivoluzionario dell’epoca; qui verrà utilizzato in senso più generale e politicamente neutrale nel senso di individui o gruppi con idee innovatrici contrapposto a mainstream, omologazione, potere culturale costituito. La riflessione che voglio proporre riguarda la necessità delle avanguardie anche politiche, e la difficoltà crescente che possano emergere nell’epoca contemporanea.
In questo periodo non siamo certo sommersi da ragioni per essere ottimisti, e Hic Rhodus riflette a suo modo questa situazione. Tuttavia, questa volta voglio sganciarmi dalla rappresentazione della realtà che ci circonda e lasciarmi trascinare in uno scenario futuribile, quello descritto nello studio The World in 2025, pubblicato dallo ScienceWatch dalla Thomson Reuters, una grande multinazionale che, tra le altre cose, è uno dei leader nell’analisi finanziaria e nella tutela di brevetti e proprietà intellettuale. È proprio basandosi sull’analisi proiettiva dei dati relativi a brevetti e pubblicazioni scientifiche che lo ScienceWatch ha tentato di individuare le dieci grandi innovazioni che la scienza ci offrirà entro il 2025.
Da tempo, mentre si continua a discutere su come “incentivare la ripresa” in Italia, si sa benissimo che c’è un singolo fattore di sviluppo che può fare la differenza, e che da solo è in grado di farci raggiungere tutti gli obiettivi di crescita che l’Italia si pone: rendere reale ed efficace la digitalizzazione dell’economia e della Pubblica Amministrazione.
Questo obiettivo, tradotto a livello europeo, è al centro della cosiddetta Agenda Digitale Europea, che pone al 2020 la data in cui l’UE dovrebbe conseguire una serie di risultati in grado, complessivamente, di garantire appieno a tutti i cittadini europei i benefici della digitalizzazione di processi e servizi, e alle imprese la possibilità di sfruttare al massimo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Come si colloca l’Italia rispetto a questo scenario?
Terribilmente indietro, purtroppo.