La polemichina di Trudeau contro Meloni mi ricorda le polemichine di casa nostra. Stessa miseria, stessa inutilità.
La polemichina di Trudeau contro Meloni mi ricorda le polemichine di casa nostra. Stessa miseria, stessa inutilità.
Il riflesso pavloviano della sinistra: dichiarare “fascisti” gli avversari, chiunque essi siano. Ma politica no, quella niente…
Certi episodi recenti non possono essere derubricati a personali passi falsi di questo o di quello: le forme e le parole del fascismo sono inscindibilmente fascismo.
Il karaoke di Meloni e Salvini, dopo il dramma di Cutro, vi indigna? Pensate un po’, io sono stanco morto dell’indignazione sul nulla, della rincorsa del vuoto, del banale quotidiano spacciato per politica.
C’è una perversa eterogenesi nei risultati quotidiani, a livello di senso comune, di visione del mondo del cittadino medio, causata dall’enorme complessità sociale contemporanea, e questa eterogenesi si traduce nella complessiva inconsapevolezza in merito alle conseguenze pratiche (pratiche!) degli atti compiuti o non compiuti dai governanti (non solo da loro, ovvio). L’isolamento crescente che il governo Meloni (e Meloni in quanto premier) sta subendo a livello internazionale, è questione che potrebbe non essere chiaramente considerata e valutata nelle conseguenze. Anzi, probabilmente qualcuno pensa “Che si fotta Macron!”, oppure il classico “Tanti nemici, tanto onore” (per il “Noi tireremo diritto” occorre aspettare qualche mese…). Sempre su quest’onda, probabilmente moltissimi italiani hanno dimenticato il ruolo preminente che il governo Draghi (e Draghi in quanto premier) ha avuto per un brevissimo momento in Europa, e anche qui gli antipatizzanti draghiani avranno fatto spallucce anche all’epoca. Essere isolati, essere considerati inaffidabili, vuole dire non contare; non contare significa subire le decisioni di Bruxelles, della BCE, di Washington, di Pechino, della Libia, di Erdogan, di tutti, perché tutti sanno che non contiamo nulla, che siamo buoni solo a parlare e – spesso – straparlare, senza riuscire a costruire uno straccio di visione di medio raggio del ruolo che l’Italia dovrebbe avere nel mondo. Ma mica per avere una medaglietta da appuntarsi sul petto… Semplicemente per difendere gli interessi italiani. Non a parole.
Cubare: come dire di trovare la quadra elevato alla seconda?
Saviano a processo per diffamazione, avendo dato dei “bastardi” a Meloni e Salvini. Una riflessione sull’uso della parola da parte degli intellettuali, e di quello della sanzione da parte del potere.
Le intenzioni del Governo Meloni sulle misure contro la povertà sembrano essere sostanzialmente peggiorative.
Il primo fondamentale dibattito attorno al nuovo governo. Una questione evidentemente essenziale, visto che perfino la Boldrini ha detto la sua.
Ecco i primi passi del Governo Meloni. Un passo avanti e due indietro, ma la partita vera inizia ora.
La qualità delle nomine dei Presidenti di Camera e Senato non è casuale ma riflette quella dei nostri partiti di destra.
Analizzeremo poi il voto. Intanto preoccupiamoci per l’astensione, per il voto populista al Sud e per la morte del PD.
La proposta presidenzialista della destra è una pericolosa deriva populista e sottilmente eversiva. E per questo piace alla gente.
Il pericolo rappresentato dalla destra italiana, ispirata a Trump e discepola di Bannon, è da prendere estremamente sul serio.
C’è un dibattito, marginale, sul concetto di ‘fascismo’, che vale la pena chiarire; anche perché coinvolge un altro concetto, ‘populismo’, che si è messo di traverso nella campagna elettorale.