Mentre è in corso l’ennesima replica della sceneggiata sui migranti che ha il solo scopo di monopolizzare l’attenzione degli italiani (Claudio Bezzi ha ricapitolato qui la nostra posizione su questo complesso argomento), vorrei occuparmi di un altro argomento, molto più importante in concreto, ossia del contrasto alla povertà in Italia.
Anche su questo fronte, il Governo Meloni mostra segni di una confusione sconfortante, come si può capire ad esempio dall’articolo Rdc, l’ipotesi del governo Meloni: toglierlo a chi ha meno di 60 anni e può lavorare, pubblicato sul sito di SkyTG24. In pratica, si tratta della linea anticipata da Matteo Salvini, che già prima delle elezioni e poi più recentemente ha dichiarato l’intenzione di sottrarre risorse al RdC per finanziare “quota 41” o una qualsiasi delle altre settantatré ipotesi oggi sul tavolo per prepensionare un po’ di sessantenni ed evitare che si applichi la Legge Fornero.
Ora, dichiarazioni di questo tipo indicano con chiarezza tre cose:
- Il governo non comprende il problema della povertà, o non è interessato a occuparsene.
- Il governo non comprende cosa sia il Reddito di Cittadinanza, e in quali direzioni abbia senso modificarlo.
- Il governo intende proseguire nell’infausta politica di derubare i giovani per favorire gli anziani.
Punto 1: la povertà, aggravata negli ultimi anni da un andamento dell’economia colpito da Covid, scarsità di materie prime, inflazione e così via, è un problema strutturale, non congiunturale. Riguarda certamente molte famiglie italiane, ma soprattutto straniere, con un solo reddito familiare o nessuno, o magari redditi precari e irregolari. In generale, la povertà ha pochissimo a che fare con l’incapacità di lavorare, e nulla a che fare con l’età avanzata. Se il Governo Meloni non ne capisce nulla, potrebbe farsi spiegare il problema da chi se ne occupa, come la Caritas, che ha da poco pubblicato il Rapporto 2022 su povertà ed esclusione sociale in Italia, che analizza i dati disponibili e presenta il punto di vista di un’istituzione che offre servizi di sostegno in primo luogo ai poveri assoluti (per la distinzione tra povertà assoluta e relativa v. ad es. Wikipedia), che secondo l’Istat sono oltre 5 milioni e mezzo, il 9,4% della popolazione residente in Italia. Un numero molto alto, che raggiunge la sua massima incidenza tra i minori e tra i giovani, calando via via nelle fasce di età più elevate fino a toccare il 5,5% tra gli ultrasessantacinquenni. I poveri in Italia sono innanzitutto le famiglie con almeno un componente straniero, relativamente giovani e con figli. L’impossibilità di lavorare non c’entra niente, anzi molti poveri lavorano, e avere più di 60 anni è semmai un fattore che riduce il rischio di povertà.
Punto 2: il Reddito di Cittadinanza è sicuramente una misura pensata male, ed è quindi facile criticarla e affermare che occorra modificarla, ma il guaio è che il nostro governo non mostra di capire in che direzione vada modificata. Il principale difetto del RdC ideato dai Cinquestelle è l’improvvido tentativo di dare a un unico strumento lo scopo di contrastare la povertà e quello di facilitare l’avviamento al lavoro; un altro difetto è di prendere come riferimento la povertà relativa e non quella assoluta. Inoltre, il RdC è diretto solo a chi sia residente in Italia da almeno dieci anni, e qui occorre fare un’osservazione: qualunque cosa si pensi a proposito delle politiche sull’immigrazione (e noi di Hic Rhodus abbiamo spesso chiarito essere contrari a un’accoglienza senza condizioni e limiti), gli stranieri che risiedono (e, ripetiamolo, lavorano) in Italia devono essere aiutati ad avere una condizione di vita accettabile.
La combinazione di questi fattori fa sì che, secondo un’analisi sempre della Caritas che abbiamo commentato a suo tempo, il RdC raggiunga “solo” il 44% dei poveri assoluti. Un ragionamento su come migliorarlo è troppo complesso per essere svolto incidentalmente (nel Rapporto della Caritas ci sono delle proposte, ma ci sarebbe molto da dire), ma è chiaro che l’ultima cosa che ha senso fare è sottrargli risorse. Lo abbiamo detto spesso: la condizione di non avere un lavoro pur cercandolo, o di lavorare saltuariamente, non è un’eccezione causata da congiunture sfavorevoli, ma una condizione strutturale e che a causa dell’automazione di massa riguarderà sempre più persone. Gli strumenti per occuparsi di queste persone devono essere altrettanto strutturali e permanenti.
Punto 3: lo sottolineiamo da anni (v. solo ad esempio questo vecchio articolo), e le cose non tendono a migliorare, anzi, le politiche con cui è stata gestita l’emergenza-Covid hanno ulteriormente penalizzato i giovani per proteggere gli anziani. La politica italiana, come un Robin Hood gerontofilo, ruba regolarmente ai giovani per dare ai vecchi, con l’aggravante che, come abbiamo visto, i giovani sono molto più poveri dei vecchi. L’idea di sottrarre fondi al sostegno ai poveri per usarli per prepensionare i sessantenni è francamente il massimo della possibile iniquità sociale, e, se non è sorprendente che a proporlo insistentemente sia la Lega, è veramente inaccettabile che nessuno abbia il coraggio di dire chiaramente che si tratterebbe di un misfatto. Perché accade questo? Perché gli anziani (e temo ormai di poter essere incluso in questa categoria) sono più potenti, più ricchi e più organizzati dei giovani, hanno maggiore influenza politica, monopolizzano i sindacati, controllano i mass media.
In conclusione, non è sorprendente che le intenzioni dichiarate dal Governo Meloni siano del tutto inadeguate ad affrontare efficacemente il problema della povertà, anzi possano probabilmente aggravarlo, e aggravare un problema simile equivale a peggiorare le prospettive anche di chi povero non è. Non è sorprendente sia perché il Governo Meloni non dispone di una sufficiente intelligenza politica per elaborare strategie efficaci, sia perché una vera lotta alla povertà non è nei suoi interessi. Sta quindi a chi in questo governo non si riconosce tentare di far capire a tutti che una gestione ragionevole di problemi come questo forse non sarà interesse della Meloni o di Salvini, ma è interesse degli italiani, inclusi gli “anziani” in attesa di pensione, e lo dico con una certa cognizione di causa. Altrimenti, rischiamo di ritrovarci in una vecchia e celebre “striscia” del formidabile fumetto Wizard of Id, di Brant Parker e Johnny Hart, che fa sì ridere, ma d’un riso amaro.