Oltre a dilapidare risorse in progetti inutili, aumentare benefici a pochi a scapito dei molti e probabilmente con soldi tolti alla Sanità, oltre all’isolamento dal mondo e altre bagatelle, ciascuna delle quali costringerà, comunque, il governo della destra a misurarsi con la realtà (i loro scostamenti di bilancio avranno per forza un limite, il loro sbuffare all’Europa sarà comunque calmierato, il Ponte sullo Stretto in ogni caso non si farà, etc.), e fidando sul fatto che in due anni (di più non dureranno) per quanti danni possano fare, si tratterà di stupidaggini rimediabili, oltre a questo scenario brutto, bruttissimo, ma da non demonizzare oltre misura, quello che a me fa veramente paura, nei propositi di Meloni e sodali, è il presidenzialismo. Vale a dire quella radicale riforma della nostra forma di Governo e Costituzione che in due anni, e con la maggioranza che pare potrebbero avere, sarebbero in grado di fare agevolmente.
Quello che mi terrorizza non è il presidenzialismo in sé. Siamo amici di democrazie di lunga data (Francia e Stati Uniti) da sempre presidenziali, e funzionano, e sono democratiche, sviluppate, con problemi analoghi a quelli che hanno le repubbliche parlamentari come l’Italia. Il presidenzialismo, di per sé, non va né bene né male.
Quello che va male, malissimo, è il significato di un cambiamento. Se fossimo all’indomani della Liberazione, con un’immensa prateria costituzionale da edificare, e i Padri Costituzionalisti decidessero per una Repubblica Presidenziale, perché dopo Dibattito, alla luce della Storia, considerando le Tradizioni, letti i Sacri Testi, e bla e bla, quella decisione sarebbe probabilmente giusta come un’altra, e attorno ad essa si costruirebbe quel castello di reciproche connessioni, garanzie, controlli che renderebbero il sistema presidenziale solido, democratico, efficiente. Avendo i Padri Costituenti scelta la Repubblica Parlamentare (le ragioni, di natura storica e geopolitica, sono accennate QUI), il castello di reciproche connessioni, garanzie e controlli è stato costruito in altro modo: il Parlamento legifera; il Governo propone e amministra; la Magistratura dispensa la legge; il Presidente della Repubblica controlla, nomina il Primo Ministro etc. Ogni tassello ha un potere ampio e discrezionale, con dei limiti; e tali limiti sono sanciti dalla Costituzione e sottoposti al controllo degli altri Poteri, con un incrocio e delle reciprocità che impediscono all’uno o l’altro di prevalere con modalità antidemocratiche. Sia chiaro: tali equilibri e controlli ci posso essere anche in un regime presidenziale, come ci sono in nazioni monarchiche (Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi…), in repubbliche federali (Svizzera) e così via. Il primo elemento che mi preoccupa è quindi il seguente: ok il presidenzialismo, ma come, in che modo, in quale disegno complessivo di riordino dei poteri e delle funzioni? Se andate a leggere il programma di Fratelli d’Italia, che è il principale sostenitore della proposta, non trovate nulla. Nulla di nulla.
Nella narrazione propagandistica di questi giorni il futuro Presidente presidenziale è una sorta di demiurgo che risolverà i problemi della malapolitica. Leggendo i tweet di questi giorni si leggono messaggi raccapriccianti: il presidenzialismo garantirebbe “stabilità politica” e addirittura economica; farebbe cessare gli “inciuci di palazzo”; “toglierebbe potere alle segreterie di partito”.
Queste motivazioni alla scelta presidenziale
mi fanno tremare perché sono assolutamente false ma soprattutto hanno tutte natura prepolitica.
La natura prepolitica del presidenzialismo della destra è lampante. Togliere potere alle segreterie dei partiti, oltre a essere una motivazione antidemocratica, è ovviamente una risposta populista alla narrazione dei pochi al vertice dei partiti (ma, allora, anche al vertice dei partiti di destra) che farebbero malvagiamente i loro sordidi interessi contro il bene dei cittadini; frenare – col presidenzialismo – gli inciuci dei partiti non può che rinviare a un grande potere del Presidente sottratto ai parlamentari, e resi così impossibilitati di trame, raggiri e malaffari; e la presunta maggiore stabilità politica non può che essere prodotta da un Presidente onnipotente e un Parlamento reso impotente.
Un Capo assoluto, quindi, un monarca sperabilmente illuminato che guiderà, come un buon padre il popolo che lo avrà scelto. E questa idea di “dare finalmente voce al popolo” con l’elezione diretta del Presidente (come se adesso non avesse voce nello scegliere i parlamentari) è la chiosa finale di questo esercizio di demagogia populista.
In realtà (come ben spiegato QUI) la proposta di Meloni è probabilmente meno drammatica, e potrebbe assomigliare vagamente a quella francese, con lo spostamento del potere esecutivo dalla figura del Presidente del Consiglio (che ora può anche non essere un parlamentare eletto, vedi Draghi)
al Presidente della Repubblica che, da figura di garanzia, diverrebbe Capo del governo, sostanzialmente a parità delle altre componenti del nostro ordinamento politico. O, perlomeno, così era la proposta dei Fratelli d’Italia nel 2018, quando proposero un disegno di riforma costituzionale in tale senso. Ma allora Meloni non contava nulla; dal 26 settembre potrebbe contare moltissimo e avere molto più appetito.
Voglio comunque finire di spiegarvi perché la cosa mi terrorizza. Come anticipato, non mi terrorizza in sé (il fatto di diventare una Repubblica Presidenziale più o meno come i francesi) ma per la motivazione populista che la anima e che – conseguentemente – ne informerà l’iter, la proposta, la sostanza.
In Italia, da parecchi anni, tutto si risolve come moto emotivo che intende cancellare la realtà sgradevole con eclatanti gesti giuridici, politici, comunicativi, assolutamente inutili. Prendete gli incidenti stradali: c’è stato un momento, alcuni anni fa, in cui il tema è montato nell’opinione pubblica fino a portare il Parlamento ad approvare l’inutilissima legge contro l’omicidio stradale; tale provvedimento non ha affatto ridotto gli incidenti stradali e le vittime, semplicemente punisce più severamente alcuni individui colpevoli (ne ho parlato QUI). Analogo il ddl Zan: il tema delle ingiustizie subite dagli omosessuali monta nell’opinione pubblica (a torto o a ragione, non ha importanza) e cosa si pensa di fare? Una legge punitiva verso gli omofobi; non cambierà nulla per gli omosessuali, ma agli omofobi la faremo pagare cara! (Ne ho parlato QUI). Stessi criteri contro gli immigrati clandestini; le conseguenze penali contro gli irregolari intasano gli uffici giudiziari a scapito di questioni più rilevanti, non contribuendo in nulla a limitare il fenomeno ma certo che si sono fatti vedere i muscoli all’opinione pubblica! (Ne abbiamo scritto molto su Hic Rhodus, come testo rappresentativo vi propongo QUESTO).
Insomma: anziché affrontare i problemi (oggi, per esempio, quello del gas e del caro energia) con razionalità, guardando alla realtà delle cose, con dati, considerazioni di contesto, eccetera, in Italia diventiamo immediatamente isterici. Oddioddio i clandestini, poi oddioddio i femminicidi, oddioddio i suicidi economici (conseguenti a quei mascalzoni che ci governano – su questi due ultimi punti potete leggere QUI), oddioddio l’obbligo della mascherina, oddiodio i rigassificatori davanti a casa mia, ma come si permettono, e così via.
Il presidenzialismo incosciente (in senso proprio: non ha coscienza di sé, non ha contezza della realtà, è decerebrato) va nell’onda della stupida riduzione dei parlamentari, della lagna contro i loro vitalizi, segue decenni di lamentazioni contro il magna magna, è nipotino delle monetine lanciate a Craxi, è in sostanza un segno di antipolitica, di qualunquismo populista, di sottile eversione istituzionale. Le istituzioni non funzionano, ma poiché non siamo in grado di riformarle, abbattiamole! I politici sono cialtroni, ma poiché non riusciamo a eleggere gente eccellente mortifichiamoli! Esattamente come gli automobilisti ammazzano pedoni sulle strisce, ma poiché non sappiamo fare migliore educazione stradale e civica, buttiamo in galera i mascalzoni!
Le famose soluzioni veloci a problemi complessi.
La sostanza del mio orrore è tutta qui.