Gli intellettuali nell’epoca del populismo… Hanno perso il popolo, ma anche la capacità di essere guide.
Gli intellettuali nell’epoca del populismo… Hanno perso il popolo, ma anche la capacità di essere guide.
La crisi dei 5 Stelle è reale, ma attenzione: questa non è la crisi del populismo, che sta trovando nuovi sbocchi. Anche a sinistra.
Ogni analisi, critica, argomentazione politica si confronta col ruolo degli intellettuali. Ma il loro ruolo, nel terzo millennio, è parecchio mutato…
(Con Mappa 29…)
la verità è che lo spettacolo a cui sta assistendo l’Italia oggi è tipico di un paese che ha scelto di trasformare la scorciatoia del complottismo – è sempre colpa degli altri, è sempre colpa di quelli che ci stavano prima, è sempre colpa dei tecnici, è sempre colpa dei burocrati, è sempre colpa dei francesi, è sempre colpa dei Savi di Sion – nel vero collante del cambiamento populista.
Claudio Cerasa, C’è un'ideologia dietro alla tempesta perfetta, "il Foglio", 8 feb 2018.
Finché la “sinistra” s’occuperà di migranti e lavoratori anziani anziché dell’equità sociale, non andrà da nessuna parte. Ecco perché.
Un altro post confuso comparso sul “Fatto” ci obbliga ad approfondire il ruolo degli intellettuali populisti.
Stufi di vedere un populismo di sinistra opposto a uno di destra, proviamo a vedere su quali temi di vera politica dovrebbe confrontarsi l’opposizione. Oggi: immigrazione.
Missione compiuta: 167 sì, 78 no, 3 astenuti. Parlamento umiliato, o, se preferite, sfregiato, violentato, chiuso come una scatola di tonno, altro che trasparenza. Chiamato a votare la manovra in tarda notte, senza neanche il tempo di leggerla. Un "marchettificio del cambiamento", degno di Gava e Pomicino, con soldi sparsi qua e là, tra una mancia a Crotone, una a Reggio Calabria e un bel condono di Natale, su misura per i finti poveri che frodano il fisco, altra tomba dell'"onestà, onestà". Cifre coperte fino all'ultimo minuto utile, come in un gioco delle tre carte in cui con l'indebitamento futuro si pagano quota cento e reddito di cittadinanza, misure buone per mietere voti alle Europee, anche se sforbiciate di quattro miliardi, dopo la grande sottomissione a Bruxelles.
Alessandro De Angelis, Missione compiuta, Parlamento umiliato, "HuffPost" 23 dic 2018
L’Italia sovranista-populista-demagogica che ha legittimato questo governo – peggiore di ogni possibile immaginazione – è, infatti, sull’orlo della bancarotta non solo metaforicamente. Una compagine di governo – improvvisata e ridicola nella componente grillina, arrogante e nevroticamente autoritativa in quella leghista – sta incartando il Paese in una lunare drammaticità iperbolica e irrealistica per affermare, in un continuo braccio di ferro, il prevalere del messaggio demagogico dell’una rispetto a quello, altrettanto demagogico, dell’altra. E poiché la realtà mediatica costituisce il campo di estrinsecazione di tale duello, bisogna riconoscere che la sua gestione da parte leghista è ben più efficace di quella grillIna; tanto ansiosa di essere efficace nello spasmo continuo di rubare il tempo a tutti e primeggiare incurante se si possono creare dei danni. Salvini, l’uomo che le televisioni riprendono sempre in cammino, di felpa vestito o in camicia e sempre con il telefono attaccato all’orecchio, è il vero grande protagonista di questa rappresentazione.
Paolo Bagnoli, Con Salvini e Di Maio hanno vinto la furbizia e la menzogna, "Il Fatto Quotidiano", 22 dic 2018.
Il Truce è inaccettabile: razzista, lepenista, sovranista… Ma il vero pericolo proviene dal moralismo populista di Di Maio & Co.
L’onda populista sta invadendo il mondo occidentale. Ma quest’onda è transitoria, rappresenta una reazione del vecchio mondo al nuovo in divenire. La domanda è: come sarà questo nuovo mondo?
Mai visto un casino del genere. Il ministro dell’Interno pubblicizza la Barilla, industriali in piazza con le madamine, il ponte lo facciamo in sei mesi, se no in nove anni, la Tav sì, anzi no, anzi la congeliamo, Ischia nel comune di Genova, dichiarata la guerra a Malta, i soldi ci sono, se non ci sono ci saranno, 9 miliardi, 18 miliardi, 37 miliardi, cinquina, tombola, abbasso l’euro, viva l’euro, chissenefrega dell’Europa, nel pomeriggio parliamo con l’Europa, quota 100, facciamo 102, mo’ diamo i soldi a tutti, a tutti no, zitti, che qualcosa a qualcuno daremo, vado in Cina in seconda, magari no, con l’aereo di Renzi, l’Ilva la chiudo, cucù la riapro, chiudo il Tap, quasi quasi ci ripenso, condono sì, condono forse, Fornero no, Fornero un po’, Spelacchio, Spezzacchio. Ma chi cazzo avete votato?
Anonimo su Il Foglio, 6 dicembre 2018
Non se ne può più: sono proprio solo una massa di ignoranti arroganti. E in ciò eversori (con un’ampio elenco di lessico populista)
La prepolitica caratterizza il simulacro della politica populista, contribuendo all’omologazione di massa.
Loro sono maggioranza. E noi troppo distanti, troppo colti, troppo arrabbiati… Come contrastare l’onda nera populista?