5 temi per l’opposizione che verrà. 1 – Introduzione e il tema degli immigrati

Innanzitutto: opposizione chi? Inizialmente avevo scritto “per una sinistra che verrà” ma, come ho già avuto modo di scrivere, questa cosa che si debba parlare di ‘sinistra’ oggi mi risulta stretto; innanzitutto ‘sinistra’ significa solo i radicali comunisti o include i riformisti socialdemocratici? I radicali (nel senso del Partito Radicale) sono di sinistra? E poi: oggi, in questa emergenza democratica, i residui liberal-socialisti, liberali, perfino i moderati che votano Forza Italia ma non per questo sono folgorati da Berlusconi (che ormai è fuori gioco), li lasciamo fuori dalla porta? Io direi di no. Oggi occorre una rete di resistenti che ricomponga tutte queste differenze in un progetto di cambiamento, di rinnovamento, di risorgimento contro i populisti di ogni tipo e specie, di tutti i fascismi eversori. Io non condivido un’ette del pensiero (spesso a sua volta populista) della sinistra radicale, comunista e post comunista, ma in questo momento offro la mia mano e confido in un’alleanza; mai – assolutamente mai – ho avuto amicizia col berlusconismo, ma in questo momento offro la mia mano ai tanti galantuomini imbrogliati dal finto liberalismo del Cavaliere; oggi le forze democratiche, riformiste (in vari modi e con diversi accenti), liberali e socialiste devono – ciascuna col proprio linguaggio – fare rete, condividere macro-obiettivi politici, concentrandosi su pochi e chiari temi (quelli che ora fanno vincere i grigio-neri al governo) elaborando una loro proposta. Ciò significa un nuovo modo di pensare la politica, nuovi linguaggi, una visione frutto di una elaborazione che recida il cordone ombelicale col Novecento.

Questa volontà comune (ben lungi dall’essere anche solo intravista all’orizzonte), deve entrare nell’agone populista affrontandone i temi che hanno portato al successo Lega e 5 Stelle. Non si può continuare a fare gli struzzi. I grigio-neri hanno vinto su sicurezza, migranti, Europa… Gli oppositori devono mostrare la praticabilità di proposte alternative, senza demagogia, senza populismo di sinistra, senza retorica. 

Se non ci si riesce, l’annullamento di ogni opposizione sarà inevitabile e il futuro del nostro Paese, e dell’Europa, sarà facilmente prevedibile.

Immigrati, il tema principe di ogni propaganda populista. Qual è la controproposta dei democratici? Poiché il tema è stato molto trattato qui su HR rinvio a testi precedenti rammentando solo che un’accoglienza realmente umana, compatibile con la nostra economia (dove – è universalmente noto – gli immigrati servono), con la nostra società (nel senso di non creare allarmi sociali), con le regole internazionali, è possibile. Chi non vuole ragionare in termini di questa reale possibilità desidera, semplicemente, mantenere lo status quo col quale creare, mantenere e alimentare allarme sociale, disagio, avversione e infine odio, sentimento prevalente del populismo fascista. Un corollario di questa reale possibilità è, con tutta evidenza, la necessità di una regolazione. Non quindi: “accogliamoli tutti”; nemmeno l’ipocrita “aiutiamoli a casa loro”. Invece: regolamentazione dei flussi economici, accordi chiari con i paesi d’origine ove possibile, formazione professionale, formazione linguistica, formazione civica; espulsioni inflessibili con chi trasgredisce e semmai delinque; congiungimenti familiari; percorsi di cittadinanza semplici e chiari; ius soli per chi nasce in Italia da famiglie integrate… Non è poi così difficile. E gli altri? Chiederete voi… Gli altri no. Gli altri, semplicemente, no. E i barconi che vagano? Problema complesso. Il problema dei barconi che continuerebbero ad arrivare si può risolvere solo con una forte Europa, solidale e con una chiara politica estera, capace di trattare da un punto di forza coi paesi di partenza (che ci marciano alla grande), capace di attuare con forza e decisione una politica di rimpatri (difficile e costosa, ma all’inizia necessaria). Lo stillicidio di barconi è la conseguenza della mancanza di una visione europea, della mancanza  di politiche chiare, di una remota possibilità comunque di sfangarla (come migliaia di immigrati, scappati dai centri di accoglienza, hanno continuamente testimoniato ai loro connazionali ancora in patria). 

Una immigrazione di questo genere, che genera PIL, aumenta la solidarietà, favorisce l’apertura mentale e il confronto culturale, è possibile. Difficile, con incertezze e costi (specie iniziali) e con molti errori e difficoltà, ma qualunque errore e qualunque difficoltà sarebbero nulla in confronto al terribile cinismo che vediamo in questo periodo, al prezzo in vite umane, in costi inconcludenti (attualmente, per nulla fare, si spende comunque un sacco di denaro: soldi veramente buttati nel cesso).

Le nostre letture su questo tema sono le seguenti:

Questi solo i principali e più recenti, ma potrete facilmente trovarne molti altri.

Prossimi appuntamenti (suscettibili di variazioni dipendenti dall’estro):

  1. Sicurezza e libertà;
  2. Difesa personale;
  3. Europa vs. autonomie;
  4. Intellettuali, leadership, linguaggio: a mo’ di conclusione.