Lasciamo stare i risvolti giudiziari di questo scandalo che, si comincia a dire, dilagherà coinvolgendo numerose personalità di vari paesi europei. Il problema è politico, di selezione della classe dirigente che stancamente mandiamo nei posti di responsabilità su indicazioni, sempre più maldestre, di forze politiche che sono sempre più eterodirette e indisponibili al reale confronto coi cittadini, con gli elettori. Ma anche questa è storia vecchia. Quello che ci deve realmente turbare, oggi, è che i mascalzoni che verranno accertati, nel minare la credibilità del Parlamento Europeo, e di riflesso di tutto il progetto di Unione, sono un soccorso insperato a Orban, un aiuto a Xi, un sostegno al populismo internazionale. Putin starà brindando con Vodka Beluga, gli ayatollah ringraziano Allah, mentre le vere vittime siamo noi tutti, cittadini europei speranzosi in diritti certi, in sviluppo equo, in una patria condivisa. Io me ne infischio del fatto economico in sé, delle meschine furbate opportunistiche, della doppia morale di politici imbarazzanti. Cose pessime alle quali siamo abituati da tempo; no, è immaginare Putin felice del nostro disastro, questo sì è imperdonabile.
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Un mondo nuovo sta sorgendo. Non ci piacerà, ma piuttosto che lamentarci è meglio prepararci
Al dramma della guerra si aggiungono le brutte notizie delle elezioni in Ungheria e Serbia. Attenzione: sono segnali chiari di un cambiamento epocale che dobbiamo prepararci ad affrontare.

I russi ignari e la loro responsabilità storica
I russi subiscono una forte disinformazione e non conoscono la realtà della guerra in Ucraina. Oppure, in parte, non vogliono sapere la verità e gli va bene il regime putiniano?
Il nazionalismo di Putin […] non è un nazionalismo grandioso, ma un piccolo nazionalismo. È il nazionalismo di un piccolo Paese – un nazionalismo che ha una vocetta strana, come quella del nazionalismo serbo che negli anni Novanta sbraitava su avvenimenti del XIV secolo. È, sia chiaro, una voce arrabbiata, ma non ha il tono profondo e tonitruante dei comunisti. È la voce del rancore nei confronti dei vincitori della Guerra fredda. È la voce di un uomo la cui dignità è stata offesa. Le aggressive invasioni di campo di una Nato trionfante lo fanno infuriare. E cova la sua rabbia. Ma anche il suo rancore manca di grandeur. E manca, in ogni caso, della capacità di dare spiegazioni. Gli zar potevano spiegare perché la Russia aveva suscitato l’inimicizia dei rivoluzionari liberali e repubblicani: ciò era avvenuto perché la Russia difendeva la vera fede, mentre i liberali e i repubblicani erano i nemici di Dio. Allo stesso modo, anche i leader comunisti potevano spiegare perché l’Unione Sovietica si era fatta a sua volta dei nemici: ciò era avvenuto perché i nemici del comunismo sovietico erano i difensori della classe capitalista e il comunismo costituiva il disfacimento del capitalismo. Putin, invece, parla di “russofobia”, e questo implica un odio irrazionale, qualcosa che non si può spiegare. E, nel suo rancore, non punta neppure a qualche virtuoso obiettivo supremo. (Paul Berman, La catastrofe intellettuale di Vladimir Putin, “Linkiesta”, 18 marzo 2022)

Sanguinari (dittatori)
Il Male esiste, e a volte ha un nome e cognome: Vladimir Putin, per esempio, ma ce ne sono dozzine d’altri.

Putin il pazzo contro i Liberi europei
Putin è pazzo? Forse non in senso clinico, ma la sua accentuata paranoia e il suo delirio di potenza rendono ancora più inquietanti le sue azioni. E l’Occidente deve reagire.

Come finirà in Ucraina
La guerra in Ucraina avrà un solo vincitore: Putin. E miliardi di sconfitti: tutta l’umanità. Ancora una volta.

Le ragioni profonde e misteriose dell’accanimento di Putin in Ucraina
Non esiste una sola ragione vera, solida, dirimente, per una guerra in Ucraina. Allora, perché Putin si è infilato in questo ginepraio?

Scordatevi la libertà che date per scontata
Si continua a straparlare, anche in margine alle risoluzioni per contrastare il virus, di libertà, con evidente riferimento a un concetto settecentesco e irreale. Quella libertà è morta, assieme alle democrazie occidentali, e il futuro prossimo venturo sarà molto diverso da come ve lo immaginate…

Qualcosa va troppo bene in Russia…
In Russia va tutto bene. Fin troppo bene, cominciano a mormorare un po’ tutti…

Ma noi sappiamo veramente quello che accade all’estero? Il caso Xi Jinping
Xi Jinping eletto a vita leader cinese. Ma è proprio vero? In Cina si racconta un’altra storia; in America si dibatte; in Italia – diciamolo – non ci importa nulla…

Il pericolo dell’impero putiniano
Putin ha rivinto e stravinto. Cresce la necessità di una nuova comprensione del fenomeno russo.

Tanti nemici, tanto onore. Bellicismo americano e lampi di guerra
Gli americani non sono famosi per il quieto vivere. L’interventismo li ha portati a più di un disastro e ora, con Trump, la situazione coreana da calda rischia di diventare esplosiva.

Il Grande Buco Nero del Medio Oriente e noi seduti sull’orizzonte degli eventi
Abbiamo punito Assad per il suo attacco chimico. Ma qualcosa non torna, il Medio Oriente esplode e il Grande Buco Nero si avvicina.
La (inevitabile) crisi della NATO
L’impudente atteggiamento di Erdogan nella crisi dello scacchiere siriano (col recente attacco al caccia russo) ma ancor più la risposta europea al terrorismo, mostra la crisi profonda che attraversa la NATO in questi ultimi anni. Gli europei, in maniera discutibile, con accelerazioni non concordate (quelle di Hollande), con tentativi di fragili alleanze fra alcuni Paesi, e probabilmente con moltissimi occhi sui propri elettorati (Hollande deve fare vedere ai francesi che reagisce; Renzi e Merkel pure ma senza esagerare e senza stare in prima linea…), agiscono indipendentemente dalla NATO anche nei riguardi di Putin