I russi ignari e la loro responsabilità storica

Come avrete letto, e come potete bene immaginare, una larga maggioranza del popolo russo ha informazioni distorte e propagandistiche della guerra in Ucraina. Potremmo quindi pensare che non è poi responsabile del sostegno che ancora, in ampia parte, offre a Putin (si veda l’ultimo testo menzionato nella bibliografia finale). Ci sono alcuni fattori da considerare: Putin, negli anni, ha favorito una classe media poverissima, elevandone le condizioni economiche e ottenendo in cambio una certa gratitudine; ma soprattutto il regime putiniano non è mai stato una forma di governo liberale e trasparente che, improvvisamente, si è messo a raccontare balle sull’Ucraina (con dichiarazioni che sarebbero ovviamente state rifiutate dai più); al contrario è un regime massimalista che da sempre reprime gli oppositori (arrivando fino all’omicidio?), che imprigiona, chiude testate indipendenti e semina di balle il mondo intero per instillare opinioni convenienti nella testa di americani ed europei; figuratevi – se fa questo a noi – cosa è in grado di fare nelle teste dei poveri russi, con Internet censurato (per chi sa andare su Internet), la stampa imbavagliata, e la Grande Figura Guerriera di Putin che rassicura, che benedice (anzi, per benedire la guerra ci si è messo pure il patriarca ortodosso Kyrill, capite?), che indica La Grande Meta. Dovrei fare una digressione antropologica sul ruolo del capo tribù nella costruzione dell’immaginario collettivo, ma lascio stare.

Quindi, certo, sì, una grande maggioranza di russi, i meno giovani e acculturati, specie nelle campagne e nelle lontane periferie steppose, credono sul serio che il mondo sia diventato un luogo pieno di nazisti pronto ad aggredire la Grande Madre Russia, e che la guerra in Ucraina sia una mossa necessaria, giusta, buona in sé.

Però…

Ci sono due grandi categorie di pensiero, che mi permetto di semplificare: c’è quello comodo e quello scomodo; quello acquiescente e quello critico.

Perché posso anche credere che il mondo abbia dei sentimenti ostili verso la Russia, ma se fermo il mio pensiero senza chiedermi da dove traggano origine queste ostilità è chiaro che ho scelto la strada breve e comoda. Posso anche credere che l’Ucraina sia un popolo nazista, ma non posso onestamente credere che Zelensky stesse programmando l’invasione russa. E, soprattutto, posso credere a tutto ciò che mi dicono gli appari dello stato e la stampa di stato e i servizi di stato, ma un piccolo, piccolissimo dubbio sul fatto che quelli con un’opinione diversa siano diventati nemici del popolo, e che meritino la galera come solo in un regime sovietico, me lo devo pur far venire.

È piuttosto stupido ribadire che in una società aperta, democratica, le informazioni sono disponibili in maniera più ampia e critica (e vediamo ugualmente cosa succede, dai Salvini di casa nostra allo sciamano di Capitol Hill) e che in un regime chiuso e massimalista tutto diventa più complicato; e poi, come ci ha insegnato don Abbondio, il coraggio uno non se lo può dare, e se sei un piccolo funzionario pubblico, hai il tuo stipendiuccio e non c’hai un figlio militare, mille volte meglio autoconvincersi che le cose siano come dice il Grande Capo, e tenere la testa bassa.

Però…

Senza esagerare coi paragoni storici che in troppi azzardano in questo periodo, spesso facendo figure meschine, anche nella Germania nazista il popolo (la maggioranza) diceva che non sapeva nulla dei campi di sterminio. E mi chiedo quanti onesti cittadini americani sappiano cosa sia veramente stato Guantanamo; quanti cileni hanno chiuso gli occhi con Pinochet, quanti italiani sapevano che avevamo fatto l’impero gasando i negri, quanti cinesi hanno accettato di buon grado la Rivoluzione Culturale maoista sperando di sfangarla…

La conclusione alla quale vorrei arrivare è che per quanto le informazioni possano essere manipolate (e oggi lo possono essere moltissimo), e per quanta paura io possa avere nell’oppormi alla verità di regime, deve reggere una logica generale, una sorta di buon senso cognitivo; ma dai, ma veramente l’Ucraina era in mano a nazisti, tanto da avere bisogno di invaderla? Ma dai, ma veramente l’Occidente vuole il male della Russia, così, solo perché gli stanno sulle scatole gli slavi? Ma dai, ma sul serio la verità è solo quella detta all’unisono dalle fonti ammesse dal regime, e quei sozzoni di giornalisti in galera erano tutti pagati da potenze straniere? Ma sul serio? E perché mai? Per far cadere il regime putiniano? Ma davvero?

Nelle nebbie della disinformazione e del consenso forzato di massa, posso non avere a disposizione le corrette fonti per capire esattamente cosa sta succedendo (è difficile anche per noi occidentali) ma certamente, ma indubbiamente, posso e soprattutto debbo coltivare il dubbio; un dubbio ancora più lancinante se vede la realtà presentata in punta di fucile, e ogni altra verità gettata in gattabuia.

Certo, la cultura romantica panslava dell’Ottocento, coltivata in maniera infida e opportunista dal regime sovietico, e rinata come rivalsa alla sua caduta, ha creato dei presupposti culturali, di massa, che inducono molte persone a preferire la verità di Putin; e questa diffusa cultura è un collante potente, forgia gli schemi mentali di milioni di persone. Ma si tratta, alla fin fine, sempre di una scelta che si elabora e si compie nel proprio foro interiore, e che consente sempre un’alternativa.

Volendola.

Alcune fonti:

  • Russian Culture, “Cultural Atlas”; molto generale, quasi antropologico, buona come introduzione; appena più specifico: Do’s and Dont’s(cosa fare e cosa non fare con un russo; stessa fonte);
  • Elena Ovchinnikova, Ethics and ideology in Russian culture during the 18th and 19th centuries, “Rivista di estetica”, n. 67, 2018 (la trovate su Open Edition Journals); saggio denso, di tipo accademico, utilissimo per capire le radici della cultura russa: “It is possible to conclude that ethics in Russia was presented not only as a defined system of theoretical constructs and metaphysical concepts, but above all as a moral ideology, as the «ethics of conviction» – a system of views that defined a way of thinking and a way of life”;
  • Ivanna Machiditze, Popular Imagery, Competing Narratives and Pan-Slavism: the Case of Ukraine’s Break-away Regions, “The Journal of Cross-regional Dialogues”; come il panslavismo, tornato in auge dopo il crollo dell’Unione Sovietica, è stato all’origine della precedente crisi Ucraina (articolo scritto prima dell’attuale crisi);
  • Pan-Slavism, “Internet Encyclopedia of Ukraine”; piuttosto breve ma interessante perché esprime il punto di vista ucraino su questo sentimento che fu alimentato dai Sovietici come strumento per unificare le repubbliche da loro dominate;
  • Anastasia Trofimova, What do Russians think of Putin’s invasion of Ukraine?, “Euronews”; più giornalistico, con interviste casuali a russi che sostengono la guerra di Putin;
  • Lord Michael Ashcroft, For now, Russia backs Putin and the invasion – but younger people are sceptical of the Kremlin line; un interessante sondaggio telefonico (con tutte le cautele del caso) che mostra come i russi, in grande maggioranza, si siano bevute le balle del regime.