Ogni epoca ha avuto i suoi: da Erode a Hitler passando per Vlad III di Valacchia, Attila, Ivan IV, che non deve essere stato soprannominato “il terribile” per scherzo, Leopoldo II re del Belgio, che forse non era un dittatore ma sanguinario certamente sì, Mussolini, Stalin fino ad arrivare, in epoche più recenti, a Pol Pot, Mao ZeDong, Pinochet, l’africano Nguema e il serbo Karadžić, Assad e chissà quanti ne ho dimenticati.
E oggi Putin.
Le caratteristiche tipiche, ricorrenti, imprescindibili dei dittatori sanguinari sono presto dette: 1) agisce da solo, incontrastato, perché non è arrivato al potere con mezzi democratici; 2) è sostenuto da una rete di potenti (militari, imprenditori) che hanno interessi decisivi nella stabilità di quel sistema; 3) disinforma sistematicamente l’opinione pubblica; 4) sopprime gli avversari, schiaccia l’opposizione.
Nel cuore dell’Europa abbiamo diversi esempi, e altrettanti ai confini, che se non sono proprio sanguinari sono comunque ben avviati sulla strada della dittatura, dell’oppressione del popolo, del bullismo con i vicini, della soppressione delle minoranze, dello sprezzo delle regole internazionali, della mancanza di decenza civile, morale e politica.
Putin non è venuto dal nulla, non è venuto per caso.
Solitamente i dittatori sanguinari fanno una brutta fine. Ma non sempre. I Liberi del mondo devono impegnarsi e dare una mano alla sorte.