Putin il pazzo contro i Liberi europei

Abbiamo già visto come nessuno sembri capire quale sia la ragione, logica e razionale (per quanto cinica e perversa) delle motivazioni di Putin. Non solo non c’erano ragioni all’aggressione all’Ucraina (ma un guerrafondaio ambizioso può non necessitare di giustificazioni), non solo il popolo russo non vuole questa guerra (ma un dittatore se ne infischia delle opinioni dei suoi sudditi), ma gran numero di analisti segnalano come, alla fine, Putin vincerà sul campo di battaglia ma perderà su molteplici altri fronti: isolamento internazionale, sanzioni, costi enormi di una guerra – che doveva essere “lampo” e incontra invece la resistenza di un popolo in armi – per un paese impoverito con un PIL inferiore a quello dell’Italia.

Non so se avete letto sui giornali i segnali che qua e là trapelano di una sostanziale perdita di lucidità nel despota russo: paranoia accentuata senza dubbio; esaltazione egocentrica si sapeva da tempo; delirio di potenza è evidente. Ma c’è qualcosa di più?

Se si guarda poi all’interno del Cremlino, i segnali sono forse ancora più evidenti. La spettacolare umiliazione del capo dei servizi segreti Naryshkin (peraltro volutamente mostrata al mondo dal Cremlino), il nervosismo di un pur navigatissimo diplomatico come Lavrov, il malcelato imbarazzo nel rispondere ad alcune domande del portavoce Peskov, e soprattutto i deliranti discorsi dello stesso Putin, restituiscono l’immagine di un leader isolato, paranoico, irritabile. Che sia una posa per sembrare “il matto con la pistola” e ottenere un vantaggio tattico o no, poco in fondo cambia: la spettacolare dimostrazione di forza di Putin potrebbe essere un segno di debolezza. E in effetti, a pensarci bene, è quasi sempre così: quasi mai il vero potente alza la voce, perché non ne ha bisogno. Se lo fa, è perché ha paura (Riccardo Maggiolo, Putin è debole all’interno e non interpreta il suo tempo. Pillole di ottimismo sul conflitto ucraino, “HufPost” 26 feb 2022).

Paranoico o cinico che Putin sia, lucido – a modo suo – o folle totale, noi occidentali dobbiamo rispondere con razionalità e reazioni adeguate (come ha ben scritto Ottonieri un paio di giorni fa); perché la Russia sarà pur stata declassata, dalla Storia, a potenza di serie B, ma ha i secondi arsenali convenzionali e nucleari del mondo, delle forze armate che assorbono il 3,5% del loro PIL (un’enormità in ragione del loro bilancio – fonte SIPRI), e immaginare questa potenza di fuoco, in Europa, nelle mani di un folle accecato di potere, a me fa una discreta paura.

Ho indagato un po’.

The New York Times has broached the awkward question that has been on the minds of anyone who has paid even passing attention to Vladimir Putin recently: Has he lost his marbles? The Times reports that people have noticed that Putin “has fundamentally changed amid the pandemic, a shift that may have left him more paranoid, more aggrieved, and more reckless.” Two years since the onset of COVID, the Russian leader remains severely isolated, interacting with cabinet officials largely via video and keeping trips abroad to a minimum. When he does have to meet people face-to-face in Moscow, whether it’s Foreign Minister Sergey Lavrov or French president Emmanuel Macron, they must first pass through a “disinfection tunnel” and then sit at a social distance of Olympian proportions, at tables so long that they have become a physical manifestation of Putin’s remoteness from the rest of the world (Ryu Spaeth, Is Putin Sane?, “Intelligencer,” 19 feb 2022).

[Sintesi: Putin è cambiato molto, in particolare a seguito della pandemia Covid; vive isolato, salvo rare eccezioni tratta coi collaboratori via video e anche i capi di stato in visita devono passare per un tunnel di disinfezione, per poi sedersi lontanissimi da lui, come nel celebre lungo tavolo]. 

Eppure sarebbe sbagliato ridurre il ragionamento a follia, se l’intendiamo nel ristretto senso di irrazionalità; come scrive lucidamente Brian Steward:

For the sake of a newly imperiled world order, this notion of Putin’s insanity must be promptly discarded before it congeals into conventional wisdom. […] On the available evidence, Putin bears every sign of being a supremely rational creature. His long tenure has been marked by cool calculation and acts of inching ever closer to his objective of overthrowing the post-Cold War settlement and restoring Russia’s historical sphere of influence. His record of aggression and provocation has seldom been countered, let alone decisively checked. And so, the question is not why he is now waging a full-fledged war against Ukraine. The question, given the mingled complacency and greed of the free world, is: Why on earth wouldn’t he? (Brian Steward, Putin’s No Madman, “The Bulwark”, 25 feb 2022).

[Sintesi: il comportamento di Putin è razionale ed è la logica conclusione di 20 anni di progetti per recuperare un’egemonia russa rispetto a un mondo occidentale che non l’ha mai contrastato]

Oppure ancora la verità è intermedia:

An ageing monarch, feeling his time drawing to a close, broods on his legacy as the leader who committed himself to “lifting Russia off its knees”. He comes to believe it will all depend on Ukraine, the cradle of Slavic culture and the Russian Orthodox Church, and whether he goes down in history as the tsar who regained it, or lost it for ever. Mistrustful and awkward, with few friends and confidants, he finds himself surrounded by a claque of yes-men and opportunists, who have learned that the safest thing to do is to flatter his prejudices and applaud his whims. No one is willing to tell him that he has time and again misjudged the Ukrainian people and that his pressure does no more than drive them further away. In this context, Putin’s actions make a perverse sense. To characterise him, as some already are, as insane or delusional, is to fail to see that he has his own perverse logic. In spite of everything, he seems genuinely to believe that Kyiv will bend the knee of its own accord, or because the West pressurises it to do so to make this crisis go away (Mark Galeotti, Is Vladimir Putin mad, brilliant or somewhere in between?, “The Telegraph”, 23 feb 2022)

[Sintesi: vecchio e diffidente, circondato da yes-men timorosi, le azioni di Putin hanno una logica perversa].

Dobbiamo comunque capire cosa significhi pazzo; nessuno pensa che Putin lo sia nel senso del folle vestito di stracci che sente le voci, o di quello che corre nudo nel parco urlando. Ma la paranoia (e Putin è paranoico), a un livello eccessivo, fa compiere azioni dannose, violente e irreparabili a chi ne è affetto. Le sue evidenti fobie, la sconnessione nei suoi recenti discorsi, la vita appartata, sono segni inquietanti di un forte squilibrio mentale. So benissimo che l’etichetta di “pazzo” è sbagliata concettualmente, prima ancora di essere semplicistica, ma che Putin sia i) affetto da disturbi della personalità e ii) non contrastato da alcun reale potere interno (la mancanza di un bilanciamento nei poteri è un segno inequivocabile di potere assoluto e governo massimalista) non può che renderci inquieti.

Pochissimi (anche in Ucraina, anche fra esperti internazionali di geopolitica) credevano veramente che Putin avrebbe invaso l’Ucraina; al massimo pensavano che si volesse prendere il Donbass… Invece l’ha fatto, “giustificandolo” con teorie assurde, avanzando richieste irricevibili. Ci possiamo ben mettere il panslavismo, il sogno della Grande Russia, la rivalsa contro un Occidente che lo umilia e contro una NATO che lo pressa, i problemi interni, tutto, tutto quello che vi pare. Ma tutto il mucchio ideologico, pulsionale, emotivo, perverso, cinico che potete mettere su un piatto della bilancia non può in alcun modo, nel 2022, giustificare l’aggressione di un paese sovrano, deciso da un uomo che tiene il dito medio sul pulsante nucleare.

Che quindi pensiate che sia solo uno spietato vecchio cinico, un dittatore con sogni imperiali, un prodotto del KGB addestrato per questo, che pensiate che abbia, in fondo in fondo, un certo tornaconto, per sé o per la Russia (davvero difficile da vedere) o che abbia, in buona fede (?) sbagliato i conti (sopravvalutato la minaccia NATO, sottovalutato l’Occidente…), comunque vogliate leggere la personalità dell’Uomo Putin (che viene prima del Dittatore Putin), la verità, mi pare, è una sola: Putin non è in sé, non è lucido, non ha un rapporto corretto con la realtà, non capisce fino in fondo quali conseguenze verranno prodotte dalle sue azioni. In breve: è pazzo, in un certo qual modo.

Come ha detto il mio amico Ottonieri (conversazione telefonica) non ha comunque importanza sapere se Hitler era pazzo; a suo tempo è stato importante, e necessario, contrastare il suo delirio di potenza capendo il suo disegno egemonico e realizzando una grande alleanza per sconfiggerlo. Oggi dobbiamo fare la stessa cosa: una grande alleanza internazionale per sconfiggere Putin; lo dobbiamo fare innanzitutto per l’Europa, e quindi per motivi anche utilitaristici. Noi siamo nati e cresciuti in un continente libero e prospero, e vogliamo continuare a vedere prevalere i nostri valori. Anche se l’Ucraina non è membro dell’Unione, è pur sempre una terra europea, è Europa, e non possiamo concedere a un folle delirante di aggredirla, seminare morte e dolore e infine annetterla. Lo dobbiamo fare anche per il popolo russo, per aiutarlo a liberarsi del satrapo paranoico, per ridare fiato alle libertà civili distrutte e far tornare la terra russa all’alveo europeo alla quale appartiene, allontanandola dall’abbraccio interessato della Cina.