Spogliarsi delle appartenenze, delle convinzioni profonde, dei luoghi cognitivi che danno identità… E’ l’unico modo per essere liberi.

Spogliarsi delle appartenenze, delle convinzioni profonde, dei luoghi cognitivi che danno identità… E’ l’unico modo per essere liberi.
Ho la certezza assoluta che la fine del mondo è imminente. Non sarà un asteroide a collidere con la Terra, né un conflitto nucleare scatenato da jihadisti pazzi ma, sottilmente e letalmente, l’implosione delle coscienze.
L’ultima balla scoperta casualmente è che gli antichi romani erano in realtà africani, e le loro sibille fondarono il Vaticano. Un delirio. Dietro il quale c’è un disegno, pericoloso.
C’è ancora amore per la discussione e l’argomentazione? Ovvero la capacità, l’urgenza e il senso della necessità per il dibattito non partigiano, non fazioso, non ideologico?
Tutti, nessuno escluso, pensano di essere originali e di odiare il pensiero unico. Ma spesso non è così. Una breve guida per riconoscere l’omologazione.
Periodico appuntamento con le pseudoargomentazioni e le fallacie logiche dei collaboratori del “Fatto quotidiano”. Quello di oggi voterà “Sì” al referendum, ma non sa il perché.
Sapete argomentare o solo asserire? Riuscite a farlo scampando i pericoli delle fallacie logiche e delle ideologie o ci cascate dentro con entrambi i piedi?
Mi sono un po’ stufato delle critiche generiche, stereotipate, non argomentate. Certo che c’è molto da criticare, ma solo in modo serio, se no fa solo danni.
Anziché spiegare la propria posizione con “Sai, sono renziano…” (o qualcun-ano), cerchiamo di argomentare le nostre idee politiche.
Gli intellettuali nell’epoca del populismo… Hanno perso il popolo, ma anche la capacità di essere guide.
La Stampa ci rivela come Silvia Virgulti, potente consulente della comunicazione del M5S, suggerisca ai pentastellati che rilasciano dichiarazioni di cavalcare la paura e non affrontare discorsi razionalmente argomentati. Per esempio sul tema caldissimo dell’emigrazione:
Il povero Hyon Yong-chol, che era semplicemente il responsabile della difesa della Democratica Repubblica del Nord Corea, è stato giustiziato per comportamenti giudicati irriverenti verso il capo supremo Kim Jong-un. Il plotone che ha eseguita la sentenza era munito di armi antiaereo, e quindi il povero Hyon è stato bombardato e posso supporre sia morto all’istante
Ricordate Nanni Moretti in Aprile, quando supplica D’Alema di dire qualcosa di sinistra? La scena, che ripropongo qui sotto, vede un Berlusconi arrembante nel 1996, a Porta a Porta, attaccare un silente D’Alema sul tema della giustizia. D’Alema non replica, Moretti si dispera (nella realtà storica la sinistra vinse con l’Ulivo di Prodi per lasciare l’Italia intera ad assistere con sgomento al suo suicidio). Dire qualcosa di sinistra; pensarla, argomentarla, sostenerla… siete sicuri di poterci riuscire? Io credo di no. E lo stesso vale anche per la destra, sia chiaro, ma per ragioni che ora sorvolo mi sembra più interessante, come esercizio, utilizzare la sinistra.
Da vecchio web-dipendente ho imparato che la maggior parte delle volte qualcuno si descrive come “di mente aperta, curioso” c’è un’alta probabilità che ti defollowi (da Twitter) o ti blocchi (da altri social) se mostri di pensarla diversamente da lui. Un altro chiaro indizio di omologazione è l’urlare agli altri “Sveglia! PENSATE CON LA VOSTRA TESTA!”. Quest’ultima esortazione mi infastidisce parecchio perché significa, ovviamente, “voi cretini che non capite nulla siete servi ottusi del potere e dovete pensare con la MIA testa se volete la mia benevolenza”; non vedo altri significati. “Pensa con la tua testa!” credo sia la cosa peggiore che si possa dire sul web alle persone che non la pensano come noi. Non solo significa che tu – che non pensi con la tua testa – sei uno stupido, un disinformato, uno che sbaglia – ma specifica che sei un asservito, un vile; e segna la distanza fra tu servo e io libero, tu servo e insignificante ingranaggio del sistema malato e cattivo e io libero, attento, sveglio protagonista della mia vita che sa lottare e capire. E giudicare. Insopportabile.
L’arme della critica non può certamente sostituire la critica delle armi, la forza materiale dev’essere abbattuta dalla forza materiale, ma anche la teoria diviene una forza materiale non appena si impadronisce delle masse (K. Marx, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione).
Quel che asserisce Marx in questa celebre frase giovanile è la necessità della prassi oltre la teoria; dell’azione dopo la filosofia. Quest’idea porterà Marx alla critica radicale del capitalismo e alla Prima Internazionale comunista, tutte cose di cui non ci occuperemo qui salvo osservare che tutti, prima o poi, pensiamo che discutere va bene, argomentare è necessario, convincere con le buone è un sano principio ma, porca miseria! anche il Papa ha detto che se passi il segno una bella sberla te la potrei anche dare.