Agli albori di questo blog scrissi una serie di post sul linguaggio, il suo uso, le sue insidie. Il secondo testo si chiamava Le parole sono pietre, riecheggiando un’opera di Carlo Levi. Sono pietre perché, nel significare (in senso semiotico), esprimono anche una volizione e cambiano la realtà circostante. Dire, asserire, sostenere, esprimere, sono il modo principale tramite il quale gli esseri umani intervengono, mutandolo, sul mondo circostante. Questa non è una metafora; la parola cambia il mondo (sociale) in senso reale. Tutto questo è noto e spiegato in importanti filoni della linguistica o della logica, e nei post che ho richiamato ne descrivo, in maniera divulgativa, i principali aspetti teorici e fattuali. (Chi volesse rintracciare tutti i testi sul linguaggio può trovarne l’elenco in fondo a QUESTO post, del giugno 2017; in realtà ne ho poi scritti altri, ma le basi concettuali le trovate tutte lì).
Sempre più vedo una degenerazione nell’uso del linguaggio o, meglio detto: un uso del linguaggio, volto a modificare il mondo sociale, basato sulla menzogna. Una cosa che si è sempre fatta, sia chiaro, ma non a livello di massa e con l’impudenza con la quale si fa oggi. Tramite una segnalazione su Facebook (e io che parlo male dei social media!) ho trovato un esempio chiarissimo di manipolazione che a me sembra terrificante, e ne voglio discutere con voi.
Guardate questo video, che ovviamente fa parte di una serie:
La ragazza afroamericana dice, in sostanza, queste cose:
I romani erano in realtà gli etruschi, una popolazione nera (africana) spirituale e pacifica, che edificò Roma, il cui nome deriva da Ra Ouma, ovvero “Città protetta da Ra”; le sibille erano profetesse africane i cui testi scritti vennero plagiati dai cristiani, e – già che c’erano – edificarono il Vaticano. In realtà questa popolazione africana dominava gran parte dell’Europa, non solo l’Italia, ma poi arrivarono gli albini (caucasici, bianchi) violenti guerrieri che li scacciarono. Eccetera. Ovviamente, la storia scritta dai bianchi ha sempre cercato di soffocare questa realtà.
Il canale YouTube (oltre 18.000 iscritti) si chiama The Blackest Truth, che propone quanto sostenuto nell’omonimo sito web, la cui missione è lavorare per l’indipendenza del suo popolo (nero) attraverso l’educazione e l’attivismo. Se ho capito bene, nel video la ragazza (leader – o meglio: CIO – del Blackest Truth), legge un articolo pubblicato sul loro sito e scritto da non so chi (non ho le credenziali d’accesso) anche se sarà qualcuna fra “le più brillanti menti della Diaspora Africana” (così è presentata la sezione articoli).
Le considerazioni da trarre sono due. La prima riguarda l’uso della parola per mentire. Anche se l’attribuzione a Goebbels è falsa, l’idea che devi dire delle bugie davvero grosse e che le devi ripetere spudoratamente all’infinito, così la gente ci crederà, è in buona parte vera, anche se i meccanismi attraverso i quali ciò avviene sono complessi e soggetti a determinate regole: se io, per esempio, dico di essere Gesù Cristo al suo secondo avvento, la balla è certamente abbastanza grossa; ma se inizio a ripeterla qui su Hic Rhodus (che non ha pochi lettori ed estimatori) l’unico effetto è di farmi ridere dietro prima, e forse di ricevere un TSO dopo. A me mancano alcune precondizioni essenziali per poter affermare questa balla; ma gli attivisti del Blackest Truth hanno alcune precondizioni eccellenti: il conflitto bianchi e neri in America, l’ondata del Black Lives Matter, i sensi di colpa in parte dell’opinione pubblica bianca e di rivalsa in parte dell’opinione pubblica nera: un terreno favorevole alle istanze estreme, alle rivendicazioni più assurde. Una seconda precondizione è la strepitosa ignoranza dell’americano medio in quasi tutto, storia, geografia etc. In quella ignoranza abissale, con un fortissimo bisogno di riscatto sociale, e in un contesto improvvisamente attento alle Black Lives, può nascere un’operazione di disinformazione così completamente assurda. Assurda per un europeo di media cultura, almeno.
Ci sono numerosi esempi storici di falsificazione programmata della realtà, studiati e promossi dall’alto per condurre le masse in certe direzioni desiderate dal regime: dai falsi Protocolli dei Savi di Sion per alimentare l’odio contro gli ebrei (di epoca zarista, poi utilizzati anche dai nazisti benché già noti come falsi) fino alle false tesi a difesa della razza con tanto di firme di accademici italiani, ogni regime cerca di manipolare la realtà a suo piacimento (accade anche oggi in Cina, accadde nell’America di Trump, accade con livelli di sfacciataggine differenti un po’ ovunque). Ma questo caso è diverso: non un regime che manipola il popolo, ma una componente sociale (un gruppo estremista afroamericano) che intende manipolare i propri simili per condurli verso posizioni più radicali, per usarlo come forza politica di opposizione.
La seconda considerazione riguarda la sostanziale impossibilità di controargomentazione. Se una persona di media cultura ha decine di argomenti, comprovati, per demolire quella teoria bislacca, l’idea stessa dell’argomentazione non arriva a penetrare l’universo linguistico di una persona che abbia accettato l’idea di sibille africane che abbiano fondato il Vaticano.
È una questione cruciale, sulla quale sto scrivendo da un po’ di tempo: è come se ciascun individuo vivesse in una bolla di parole, ognuna delle quali ha uno specifico senso per quell’individuo. E’ evidente che – salvo permutazioni estreme e patologiche – i milioni di bolle di significato (una per ciascun individuo) hanno delle somiglianze a gruppi; un gruppo di bolle condivide idee complottiste e crede che la terra sia piatta, che l’11 settembre sia stato un complotto della CIA e che non siamo mai stati sulla Luna; un altro gruppo di bolle condivide l’idea che non ci frega niente, è tutto un magna magna e se puoi approfittare di qualcosa o qualcuno devi farlo; un gruppetto di bolle pensa che ci si debba assumere le responsabilità, essere bravi cittadini e così via. La questione è assai più complicata (se avete voglia di leggere, QUI spiego in che modo la cosa si complica) ma per capirci basta questo. Quindi, se appartenete a un altro insieme di bolle, per esempio quella dei razionalisti, che usano con attenzione le parole, che si documentano, semplicemente non riuscite a entrare nelle bolle dei complottisti, o di chi crede negli etruschi neri che hanno fondato Ra Ouma; è come se mancasse la password. Per inciso: questo problema è alla base dell’incomprensione fra No-Vax e Sì-vax, come ho spiegato recentemente.
Nel caso specifico gli afro del Blackest Truth hanno già messo le mani avanti: l’altra storia è una manipolazione dei bianchi; se quindi gli vai a spiegare che dicono una montagna di sciocchezze sei un bianco razzista o – peggio – un nero servo dei bianchi. E la storia è finita lì: i no vax pensano che Burioni sia pagato da Big Pharma. È la stessa cosa; è così facile: la tua verità è una balla, e il famoso “Questo lo dice lei!” di Castelli a Padoan spiega meglio di qualunque trattato sociologico come funziona la mentalità ipersemplificatrice, millenarista, banalmente dicotomica, di queste persone.
La conclusione alla quale sto pervenendo col tempo (e i lettori più attenti se ne saranno accorti) è devastante, più o meno come lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento delle temperature e la progressiva desertificazione del mondo. Ed è questa: non basta avere delle ragioni: dei dati, degli argomenti, delle testimonianze storiche, delle competenze, delle inferenze logiche prive di fallacie, e tutto quello che ci hanno insegnato essere rigore scientifico, vaglio delle fonti, capacità dialogica: tutto questo serve all’interno di chi condivide questa “bolla”, usando la metafora precedente. Ma tutto questo non serve a nulla verso chi, semplicemente, ti guarda negli occhi e ti dice “Questo lo dice lei!”. Gli etruschi non hanno fondato Roma? Questo lo dice lei! Il Vaticano nasce solo nel 1929? Questo lo dice lei! Ci sono i documenti? Saranno falsi!
Poiché ogni verità – anche storica – è complessa e sempre da interpretare, i lettori più attenti avranno notato dei debolissimi agganci, nella fantasiosa ricostruzione del Blackest Truth, con alcuni elementi di verità: i contatti e le contaminazioni fra mondo romano ed etrusco, un certo tentativo dei primi cristiani di appropriarsi di alcune profezie delle sibille, la presenza di uomini neri nell’esercito multietnico romano, eccetera; questo per dire che la verità non è bianca o nera, ma articolata e complessa; agli occhi di persone poco acculturate e di intelligenza medio-bassa appare tutto confuso, tutto mescolato, e quindi tutto plausibile, tutto possibile, e infine tutto da rigettare, tranne la verità semplice e definitiva di quelli che sono affini alla loro bolla. Sei un nero americano e sei frustrato? Viva i neri che hanno fondato perfino Roma!
Tutto questo rende sostanzialmente impossibile un dialogo. Rende impossibile una democrazia fondata su un’opinione pubblica informata che elegge rappresentanti che andranno a legiferare nel modo migliore per il bene della collettività.