Non qui sul plumbeo Hic Rhodus, ma sul frivolissimo Facebook, molte mie lapidarie e assertive affermazioni (come il mezzo permette, perché per i ragionamenti complessi nulla è meglio di questo blog) vengono rigettate da amici (di Facebook) di lunga data con affermazioni tipo: “Io sono renziano, quindi…” (“Io sono bersaniano, io sono qualcun-ano”) oppure “Io sono riformista, quindi…” (“io sono socialista, io sono qualcos-ista”). Un’etichetta, e un ‘quindi’ (esplicito o implicito) a significare che in quanto qualcun-ano o qualcos-ista sono vincolati, hanno le mani legate, non possono che pensare e dire in un certo modo.
Cari amici tutti, ovviamente ognuno di noi ha simpatie e antipatie politiche, si sente più rappresentato da un certo leader, da un certo partito, ma state attenti con le etichette; state attenti a dichiarare le appartenenze; e soprattutto state attenti agli E QUINDI impliciti.
Nell’epoca dei legami deboli le appartenenze a figure simboliche stanno sostituendo le ideologie; ormai in pochi si dichiarano ‘comunisti’ o ‘liberali’ e, più spesso, ci si richiama a Renzi o Salvini, per dire i due più popolari. Ma non cambia il risultato: essere dichiaratamente qualcun-ani significa rinunciare al pensiero critico, libero, sospeso nel giudizio e capace di leggere una realtà mutevole. Parliamo un attimo dei renziani (dato che amici salviniani non ne ho); cosa significa dichiararsi ‘renziani’? Che Renzi ha sempre ragione? Che tutte le sue riforme erano giuste e ben concepite? Che ha fatto bene a fare una giravolta di 180° (con figura di tolla per renziani doc come Giachetti e Ascani) lanciando il governo PD-5Stelle? Ora, supponiamo per un momento che a me la visione liberalsocialista di Renzi sembri interessante, ma che la giravolta mi sembri un grave errore dettato da tatticismo politico; supponiamo. Che etichetta dovrei appiccicarmi addosso?
Ecco allora che la rinuncia alle etichette fa di me qualcosa che assomiglia a un uomo libero. Se vedo del buono in Renzi lo dico e lo scrivo (e ne abbiamo scritto qui su HR), ma se sono critico su altri aspetti, ugualmente lo dico e lo scrivo, generalmente con dovizia di argomentazioni. E a proposito di queste ultime: se io argomento i perché e i percome dei miei pareri, chiunque può controargomentare, che dovrebbe essere il sale del dibattito, mentre se io giustifico una posizione con “sono renziano” (bersaniano, salviniano…) asserisco qualcosa che rinvia al pensiero del leader (reale o supposto) e non ci può essere seguito al nostro incontro, alla crescita, al progresso.
Essere qualcun-ano o qualcos-ista è una forma di omologazione che ci rassicura, ci consola, ma ci priva del nostro pensiero.
