La Stampa ci rivela come Silvia Virgulti, potente consulente della comunicazione del M5S, suggerisca ai pentastellati che rilasciano dichiarazioni di cavalcare la paura e non affrontare discorsi razionalmente argomentati. Per esempio sul tema caldissimo dell’emigrazione:
L’argomento immigrazione suscita molte emozioni, tra cui in primis paura e rabbia. Per questo, in tv iniziare ad argomentare o spiegare trattati o proporre soluzioni più o meno realistiche è inutile, perché le persone sono in preda alle emozioni e sentono minacciate loro stessi e la loro famiglia; non si può pretendere che seguano un discorso puramente razionale. [La conclusione – segnala il giornalista – è cinica, consiglia di puntare tutto sul ricalco emotivo] Diamo sfogo a rabbia+paura (fonte).
Su Hic Rhodus siamo intervenuti diverse volte su questi argomenti, sia denunciando la politica della paura sia entrando nel merito razionalmente e con argomentazioni (ciò che non vuole si faccia la Virgulti) per spiegare i perché e i percome di guerre, Ebola, jihad e altro (una mappa coi link ai vari articoli la trovate QUI) incluso il tema, ovviamente, dei migranti, che abbiamo affrontato in più occasioni (se vi interessa potete leggere QUI, QUI e QUI).
All’emotività con la quale la politica populista (ovvero il 70-80% della politica di questi tempi) affronta la comunicazione va aggiunta la disinformazione, l’informazione da farsa, la produzione di bufale continua che dilagano sui social (a volte con sostegno della stampa) in maniera incontrollabile. L’ultima a mia conoscenza riguarda il presunto sfregio a un bassorilievo romano, niente di meno che “su un palazzo del Coni”, ma la foto – ampiamente circolata su Facebook – riguarda un palazzo russo. Io sono a venuto a conoscenza di questa stupidaggine perché l’ho ritrovata sulla bacheca di amici intelligenti, così come altre volte mi è successo per altre scemenze, bufale, fatti improbabili. Anche su questo abbiamo scritto molto qui su Hic Rhodus, quindi permettetemi di rinviare ad almeno un precedente articolo (ma non è l’unico), ricordando come il problema sia serio e globale; a solo titolo d’esempio: il Washington Post ha una rubrica fissa dal titolo What was fake on the Internet this week. Bene, le premesse sono tutte state disposte sul tavolo e possiamo discutere il vero tema, quello serio, che riguarda la Democrazia (ma sì, fatemela scrivere con la lettera maiuscola!).
Abbiamo un serio problema di Democrazia se da un lato l’informazione di massa è costellata di bufale e falsi e se, d’altro lato, la politica – che tale Democrazia deve rendere operativa e fattuale – si nutre di emotività e alimenta la paura, la rabbia, la pancia dei cittadini. Non ritengo di dover spiegare perché bufale ed emotività si colleghino; perché disinformazione e paura siano correlate. E perché il populismo alberghi e si sviluppi in questo potente cono d’ombra, come una muffa maligna che si nutre di credulità, ansia, disinformazione, velocità del web 2.0, condivisione selvaggia, edonismo. Così siamo tutti indignati su tutto. La nuova politica è indignazione globale. I commenti al presunto condizionatore che avrebbe sfregiato il bassorilievo sono di questa natura:
Prego notare: i) il complottismo di fondo (una connotazione non infrequente negli indignati); ii) il linguaggio libero, sciolto, diretto (anche del commento) che è tipico dell’indignazione 2.0, che spessissimo sfocia nel dileggio, nel turpiloquio, nella rissa; iii) l’alto numero di condivisioni, che mostra come qualunque sciocchezza (più è grossa e meglio è) diventi immediatamente virale; non altrettanto le smentite.
Mi scuso per le apparenti divagazioni; non riesco a entrare diretto al punto che è questo: questi bufalari complottardi indignati del divano, come votano? Non sto chiedendo per chi, ma ‘come?’; vale a dire: la scelta di un’idea guida, l’analisi di un programma politico, la decisione sulla credibilità di un leader, il giudizio su un’argomentazione fondativa per decidere che una dichiarazione politica sia attendibile, tutto questo, come diavolo avviene nella grande maggioranza dei nostri concittadini (e in noi stessi, certo) che poi vanno a votare contando poco, per carità, ma tutti assieme contando eccome! Come avviene se si crede non dico alle scie chimiche ma al fatto che i vaccini fanno male perché l’hai letto su feisbuk? Come avviene se leggi il mondo col filtro di un’ideologia di due secoli fa? Come avviene se continui a informarti con certa televisione e se credi di essere politicamente esperto solo perché non perdi una puntata di Santoro o Formigli?
Mi potreste rispondere che se non sei ricco di famiglia, o pensionato coi neuroni ancora a posto, il tempo per le analisi raffinate e per il controllo delle fonti semplicemente non c’è. E sarebbe la giusta risposta. Nessuna persona “normale” (con una famiglia, con un lavoro, coi suoi problemi…) ha il tempo per andare a vedere, ogni volta, se quel dannatissimo bassorilievo che mi dicono romano, così orribilmente sfregiato (da chi, se non da politici ladri e burocrati lazzaroni?), sia davvero romano, sia russo o sia boliviano? Poi sulla bacheca Facebook del mio amico c’è pure scritto che è a Roma, nel palazzo del Coni, diavolo! ci sono anche i dettagli, governo ladro! certo che condivido, e scrivo che mi fanno schifo, che mi vergogno di essere italiano… Anche su questo esempio del bassorilievo vi prego di non sbagliare. Non si parla del governo Renzi, né di immigrati né di temi “caldi”, ma il fuoco dell’indignazione 2.0 si nutre di qualunque legna, purché mantenga la nostra intolleranza verso tutti e tutti. Va tutto male. Tutti ladri. Tutti a casa. Viva la rivoluzione ma solo dopo l’aperitivo con gli amici.
Tutto questo è una pietra tombale sulla Democrazia quale abbiamo conosciuta nel secolo scorso. La Rete libera energie, la globalizzazione permette libertà impensabili fino a un paio di decenni fa, la tecnologia ci libera dalle fatiche, la comunicazione permette di condividere informazioni e, attraverso di esse, maggiori libertà. Ma in intensione, non in estensione; la democrazia del ‘900 era estesa (di massa, sostanzialmente disponibile a tutti nelle società occidentali) ma poco intensa (poco approfondita e poco approfondibile, più ideologica); oggi assistiamo a un’inversione spettacolare con conseguenze importanti: la democrazia formale (i diritti politici attivi e passivi) continua a essere garantita a tutti, ma non quella sostanziale (incidere nella decisione pubblica a partire da una consapevolezza e corretta conoscenza delle questioni dibattute), salvo a pochi. Ciò prefigura una Democrazia poco estesa e molto intensa (sempre riferendosi alla coppia estensione/intensione): poche persone conoscono approfonditamente alcuni temi e sono in grado di discuterne e di prendere decisioni in merito; molte persone conoscono superficialmente un po’ di cose ma non sufficientemente per comprendere e decidere. L’informazione – anche quella in qualunque modo definibile “seria” – non è più in grado di contrastare questo fenomeno, destinato a crescere e a creare solchi sempre più profondi fra i cittadini e le istituzioni, il potere, gli intellettuali.
Tutto questo inarrestabile processo è dovuto alle forme che l’informazione assume nella complessità sociale contemporanea; ciò rende difficile conciliare partecipazione (capire, rappresentare, condividere) e decisione, come ho scritto recentemente, facendo saltare un pilastro fondamentale della Democrazia del ‘900: decido in quanto partecipo, partecipo in quanto porto istanze come cittadino, porto istanze che so rappresentare. Oggi siamo tutti sradicati dalla nostra possibile rappresentanza: viviamo di slogan, di impressioni, di frammenti incoerenti di notizie parte vere, parte verosimili, a volte inverosimili ma sostenute ugualmente come reali. Il mix è il problema; non ci sono “scatole” distinte (quella delle notizie vere, quella di quelle false…) ma un minestrone di tutto, dove ogni notizia “vera” è contestabile nella sua pretesa di verità (un concetto assai declassato rispetto a un’antica sacralità) mentre ogni bufala rappresenta comunque una possibilità (sì, va bene, quel condizionatore era russo e non ha deturpato un bassorilievo romano, ma sarebbe possibile perché i politicanti italiani sono marci, quindi la mia indignazione non è comunque malriposta).
So che mi state chiedendo qualcosa tipo “va bene, ma allora cosa dobbiamo fare?” Mi sembra evidente che ci sono solo due strade:
- la soluzione “cinese”: la Democrazia è morta, i cittadini non sono in grado di decidere il loro bene; viva l’élite al governo, cooptata saggiamente con una sapienza millenaria (in Cina), viva il confucianesimo e la sua etica civile, viva un popolo libero di fare tutto quello che vuole tranne i giochi importanti che li facciamo fra di noi che siamo la casta decisionale;
- la soluzione utopistica: non sedersi, non lasciar perdere, ribattere colpo su colpo; smentire ogni bufala; contro-argomentare ogni panzana politica; mostrare i dati; indicare la Luna.
So benissimo che a nessuno di voi piace la soluzione “cinese” (anche se un pensierino potremmo pure farlo…) e quella utopistica appare poco più di un pannicello caldo. Se avete una terza soluzione vi prego caldamente di scriverla qui sotto, nello spazio dei commenti. Occorre anche considerare che di fronte alla vastità dell’incuria, della pochezza, della voluta disinformazione e della paura (rimando all’incipit su Silvia Virgulti), della stanchezza di tutti, ma proprio tutti, ecco, di fronte a tutto ciò insistere a pensare è veramente utopico. Il divario della consapevolezza è destinato a crescere. Utopistico o no, io e Hic Rhodus vogliamo provare a restare al di qua della faglia.