La differenza fra indossare una collana e portare un collare

Come i nostri lettori sanno, uno dei temi ricorrenti qui su Hic Rhodus è il pensiero unico, che a noi fa orrore. Io in particolare utilizzo spesso uno slogan, che sovente mi serve da chiusura a miei post su questo tema: #nonomologatevi! Per me ‘omologazione’ è il termine (legato a questioni biografiche sulle quali non vi voglio annoiare) che indica la massificazione, l’appiattimento culturale, il pensiero unico, appunto, che include epifenomeni come il cosiddetto linguaggio “politicamente corretto”, molteplici credenze e mode sterili, l’abbattimento delle statue e molto altro ancora. Qui, puntualmente, abbiamo indicato ora questo e ora quel comportamento scioccamente appiattito sull’onda emotiva del momento, accodato a mode (anche politiche) estemporanee, appecoronato sul moto dei più, o semplicemente dei simili. Dobbiamo (devo) però fare una piccola autocritica, o comunque proporvi un momento di riflessione sul fatto che non c’è un solo individuo, al mondo, che non ritenga di essere originalissimo, e accusi gli altri di essere pecore asservite a qualche pensiero unico.

Sto pensandoci da un po’ di tempo, meditando su dichiarazioni di personaggi da me totalmente disistimati (per esempio i negazionisti complottisti tipo Sara Cunial) che prodigano i loro critici (quindi anche il sottoscritto) dell’accusa di essere portatori di pensiero unico. La cosa è ricapitata in questi giorni; volendomi informare sull’imminente “marcia della liberazione” negazionista, che si terrà a Roma domani, 10 ottobre, sono andato a vedere chi ne fossero i promotori, e accanto a noti figuri che neppure voglio nominare, ce n’erano alcuni a me non noti. Per esempio Tiziana Alterio, che si descrive così:

Giornalista d’inchiesta indipendente, scrittrice e attivista. Ferma oppositrice del pensiero unico dominante, quello neoliberista occidentale che riduce tutto ad omologazione. (fonte)

Alé, sono fritto! Lei è oppositrice del pensiero unico, e mi ha fregato anche il conio dell’omologazione. Che poi è giornalista, è laureata, ha fatto questo e quello, e

Dagli anni di intenso studio ho acquisito competenze, disciplina ed estremo rigore.

Valle un po’ a dire di tornare a vendere bibite al San Paolo, valla mo a incastrare sul tunnel del Brennero…

Allora adesso, ho deciso, vi scrivo chiaro e tondo in cosa si distingue un pensiero omologato (unico, massificato, ideologico…) da uno non omologato (critico, indipendente sul serio).

Il pensiero omologato ha certamente molte di queste caratteristiche:

  • dichiara asserti non basati su prove o argomentazioni logiche (preciso poi meglio) ma sorretti da alcuni a priori assunti come “veri” a prescindere; poiché quegli a priori sono sostenuti come veri, tutta la catena di asserti successivi (che si reggono sui primi) lo sono altrettanto;
  • gli asserti ritenuti veri lo sono sulla base di mezze verità, di interpretazioni ambigue, di fonti inattendibili secondo standard scientifici internazionali ma validi per chi li utilizza a sostegno della propria tesi (questo è tipico del complottismo, di cui il negazionismo è parte), di palesi fallacie logiche;
  • ogni argomentazione per denunciare la falsità degli a priori, ogni tentativo di mostrare l’insussistenza delle fonti, ogni argomentazione logicamente corretta che indichi, semmai, le fallacie logiche dei portatori di pensiero unico, sono semplicemente rigettate opponendo le medesime fonti e i medesimi argomenti, e creando così un dialogo circolare, e per ciò stesso vuoto, in cui loro affermano ripetutamente lo stesso concetto;
  • chi cerca di smontare le loro fallacie logiche, chi mette in discussione le loro fonti, è un nemico; non più semplicemente una pecora, succube del potere, ma un suo complice; se niente niente sei un intellettuale, uno scienziato, una persona accreditata, allora oltre che pecora sei in malafede, sei pagato, hai una tua convenienza, sei parte del sistema da abbattere;
  • il pensiero omologato è identitario; l’omologazione non deve necessariamente riguardare ampie masse, e anzi il piccolo gruppo deriso e criticato si sente forte e orgoglioso della propria differenza, si stringe attorno ai suoi membri e fornisce loro maggiore forza, come i martiri cristiani nell’arena, sbranati dalle belve ma così certi della giusta causa del loro martirio!

Il pensiero non omologato ha certamente molte di queste caratteristiche:

  • propone una logica: c’è una tesi, un’argomentazione a sostegno e una sintesi coerente con le premesse;
  • si basa su fonti dichiarabili, se possibile; tali fonti sono verificate, se possibile; ritiene che se la comunità scientifica, al 99% dei suoi membri internazionali, dichiara che a ≠ b, allora possiamo essere più che ragionevolmente certi che a ≠ b, preferendo pensare questo rispetto al fatto che il 99% degli scienziati siano al soldo di Soros;
  • dove non ci sono fonti restano comunque gli argomenti, che devono essere scevri da fallacie logiche; non esistono fonti fisiche, o chimiche, per dimostrare, per esempio, che il populismo è protofascista (nostra notissima tesi, più e più volte sostenuta su questo blog) e niente affatto “di sinistra”, ma si possono produrre argomentazioni prive di fallacie; in questo caso non si dimostra nulla, ma si argomenta adeguatamente, e chi la pensa diversamente deve sapere controargomentare alla stessa maniera, vale a dire con argomenti non fallaci;
  • il pensiero non omologato non usa slogan e non ha capi; ha leader intellettuali, sì, nel senso che si riconosce la superiorità intellettuale, morale, scientifica, a determinate persone, e si tende ad assumere come vero ciò che costoro asseriscono; ma sempre sotto l’egida del possibile rigetto anche delle loro tesi, perché questa leadership intellettuale viene conferita su base razionale e può essere ritirata, sempre sulla stessa base;
  • infine, il pensiero critico, non omologato, sa dire “ho sbagliato”. E sa quindi riconsiderare le proprie premesse, fonti o argomentazioni e imboccare altre strade.

Concludendo sul gruppo di disprezzabili organizzatori della marcia romana di domani (e già, permettetemi a margine, i termini ‘marcia’ e ‘Roma’, nella stessa frase, a me disturbano un pochino) ci troviamo di fronte un coacervo composto in realtà (a mio non argomentabile giudizio) da due componenti: una componente è quella dei complottisti problematici con evidente deficit cognitivo: complottisti paranoici forti, che avrebbero bisogno di essere presi in carico dal sistema sanitario nazionale, coi quali è totalmente inutile discutere, che fanno sicuramente molto male a loro stessi e alla comunità in cui vivono. Una seconda componente è quella dei cinici manipolatori, mestatori, persone in malafede che intendono fare leva sulla semplicità ignorante di un popolino strumentalizzato. Se andate a vedere chi sono gli organizzatori della marcia, vedete benissimo questa distinzione; io ne ho parlato (sul mio canale YouTube) QUI, e ho poi commentato il loro “programma” QUI. Confrontando curricula, vite, esperienze e personalità dei promotori (non quelli del primo tipo) con le sesquipedali fesserie del programma, emerge chiaramente come la malafede interessata serpeggi nei promotori.

Che però porteranno in piazza un po’ di gente (spero poca); gente semplice, ignorante, credula, impaurita, confusa, gente che appartiene totalmente e senza remissione al club degli omologati. 

Perché gli omologati hanno un collare, con un guinzaglio, e il guinzaglio è tenuto per mano, saldamente, da banditi.