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L’implosione a cinque stelle? Non per oggi

1280px-Bryan,_Judge_magazine,_1896

Un articolo di Giuseppe Turani di un paio di settimane fa racconta del crollo prossimo venturo (molto prossimo, secondo lui) del M5S e ne spiega le ragioni. È un tipico articolo dietrologico e può essere molto vero, abbastanza vero o solo vericchio, e si inscrive nel filone dei molti che, disprezzando il Movimento e i loro improbabili padroni, e ritenendolo una sciagura per la democrazia, ne osservano attentamente le miserie che, essendo continue, lasciano intendere un’imminente sfracello. Ho aperto con Turani perché è circostanziato, ma credo che tutti abbiate lette critiche, anche puntuali, credibili da parte di molti autori, tanto più recentemente dopo il caso di Quarto o – meno dirompente – Civitavecchia. Anche perché è fuori di dubbio che il M5S sia un partito padronale, senza alcuna democrazia interna, con personale politico improvvisato e spesso patetico, capace di far cagnara e di costruire poco e niente, con un programma politico che fa ridere i polli e idee sulla democrazia che fanno accapponare la pelle.

Ciò detto, non sono d’accordo con Turani, De Angelis 

Il populismo alla conquista del mondo

Study for 'The Pied Piper of Hamelin': The Children circa 1871 by George John Pinwell 1842-1875

Tutto il mondo è strapaese, e mentre noi inorridiamo per le sparate di Salvini, in America se la devono vedere con quelle di Trump. Come nota Fineman probabilmente Trump non la spunterà alla corsa delle primarie repubblicane ma il trumpismo ha già vinto, nel senso che le sue parole d’ordine estreme e le sue idee becere sono diventate necessariamente parte del dibattito repubblicano e anche i suoi più moderati avversari hanno dovuto tenerne conto. Esattamente come Salvini che difficilmente potrà diventare Presidente del consiglio ma ha imposto agenda e lessico alla destra, di fatto egemonizzandola.

Il difficile ruolo delle avanguardie politiche nella società dell’omologazione – 1

parte 1

1^ parte – Le avanguardie politiche

È noto che le funzioni delle avanguardie riguardano il progresso (o una sua idea), il superamento del vecchio (o ritenuto tale), l’innovazione. Senza qualcuno che insiste nella sua idea, credendola buona e rischiando per essa, resteremmo perennemente fermi nelle convinzioni, nelle tecnologie, nelle soluzioni che già furono dei nostri padri e nonni, collettivamente rassicurati dal fatto che se hanno funzionato per loro funzioneranno anche per noi. Ed effettivamente, in un certo senso, è proprio così. Quando si moriva a quarant’anni per mancanza di farmaci non si pensava che infilandosi inquietanti aghi nelle vene si sarebbe potuti vivere… chissà? Fino a cinquant’anni, forse addirittura sessanta! E doveva essere pazzo chi si assoggettava a tali punture! La stessa cosa vale per la scienza in generale, per l’arte, la filosofia, la politica e non si creda che non valga anche per i piccoli comportamenti quotidiani che ci riguardano. Il termine |avanguardia| è particolarmente legato ai gruppi sperimentali artistici fra fine ‘800 e ‘900, riprendendo dal linguaggio politico rivoluzionario dell’epoca; qui verrà utilizzato in senso più generale e politicamente neutrale nel senso di individui o gruppi con idee innovatrici contrapposto a mainstream, omologazione, potere culturale costituito. La riflessione che voglio proporre riguarda la necessità delle avanguardie anche politiche, e la difficoltà crescente che possano emergere nell’epoca contemporanea.