O con Beppe o con la democrazia anche nel Web

Il presidente antitrust Pitruzzella rilascia un’intervista al Financial Times contro l’uso bufalaro del Web e Beppe Grillo, punto sul vivo, scrive un post polemico (che è l’unico tipo di post che sa scrivere, a quanto io ricordi). Cosa dice Pitruzzella? Nella vulgata grillesca questo:

L’intervista si fa interessante quando Pitruzzella spiega come si combatte la post-verità: “dobbiamo decidere se lasciare Internet così com’è, il selvaggio west, oppure se regolamentarlo. Penso che queste regole vadano definite dallo Stato. […] Non è compito di entità private controllare l’informazione, questo è dei poteri statali: loro devono garantire che l’informazione è [sia] corretta“. Tradotto significa che vogliono fare un bel tribunale dell’inquisizione, controllato dai partiti di governo, che decida cosa è vero e cosa è falso. Immaginatevi la scena.

Ci sono gli stilemi classici del grillismo militante: definire Pitruzzella (in un passo successivo) un pazzo, mettere un link a “inquisizione” perché notoriamente i grillini sono un po’ tardi, stravolgere leggermente il senso dell’articolo, quanto basta a uso suo… e c’è ftnaturalmente il link all’articolo originale, per chi volesse controllare, che rinvia a questa pagina (qui a sinistra, click per ingrandire). Oops, è a pagamento! Fortunatamente una ricerca veloce (che probabilmente un grillino o due potrebbero avere fatta) ci fa trovare il modo di leggere in originale (QUI), il testo dell’articolo che – riassumo – sostiene questo:

  • “La post-verità in politica è uno dei principali responsabili del populismo e una minaccia per la democrazia”;
  • schermata-2016-12-31-alle-11-54-54servono regole per impedire il ripetersi situazioni come la Brexit e il voto negli USA;
  • in Germania il governo sta progettando sanzioni verso chi propaga falsità sul web, in vista delle imminenti elezioni; Pitruzzella propone, invece, un’unica agenzia europea;
  • Facebook, dopo le accuse di favorire la circolazione di fake, sta approntando un algoritmo per limitarne la circolazione. Ma Pitruzzella sostiene che questo compito non deve essere lasciato ai privati bensì a una terza parte di natura pubblica;
  • in Italia l’unico modo per difendersi da questi falsi è ricorrere alla giustizia, da noi notoriamente lenta, mentre “la velocità è un elemento critico”.
  • Ed ecco l’elemento che ha fatto imbufalire Grillo: “Il M5S, antisistema, è sovente indicato come principale propagatore di bufale attraverso il blog dell’attore Beppe Grillo e un network di altri siti affiliati al partito”, scrive FT, ma Pitruzzelli replica “Non so se questo sia vero, non voglio criticare nessuno, meno che meno il M5S. Ma credo che se non ci saranno regole qualcuno potrà trarne vantaggio”.

Quindi sì, Pitruzzelli vorrebbe regolamentare il Web, ma:

  1. contro le bufale, non contro il web in generale;
  2. con un organismo terzo (= indipendente), non “statale” (= governativo);
  3. per evitare gli incidenti già ampiamente dimostrati di Brexit e Trump.

Già “ampiamente dimostrati” come dimostrano decine di studi e analisi (anche riferibili al recente referendum italiano) di cui può dubitare chi è ideologicamente prevenuto, non chi studia i fenomeni della comunicazione di massa, della psicologia sociale e del reale funzionamento dei social e del Web in generale: manipolabile, controllabile, falsificabile. Anche se la mossa di Obama di cacciare 35 presunte spie russe ha motivazioni varie, di natura politica, Cia e Fbi convergono nell’affermare che c’è stata manipolazione russa nel voto che ha visto prevalere Trump; la raccolta di informazioni personali sul Web è massiccia e pericolosa tanto da smuovere il garante. A questo punto la domanda è: perché mai non dovremmo evitare la palese e programmata manipolazione di una popolazione ormai grandemente dipendente dal Web? Grillo dice che le bufale le propagano i giornali; è vero per una parte percentuale irrisoria e, comunque, indubbiamente vanno sanzionate anche loro.

Una riflessione molto cauta va ovviamente fatta: un conto è perseguire chi propaga bufale, veri e propri falsi costruiti a tavolino per orientare l’opinione pubblica; altra cosa sarebbe la censura del Web, semmai invocata con la scusa di perseguire i falsi. Il Web deve restare assolutamente e totalmente libero; libero di esprimere opinioni, di criticare, di scovare notizie e dati, di promuovere campagne, di indicare obiettivi, di fare cultura e politica. Libero. Ma occorre una precisa assunzione di responsabilità; se io critico Gentiloni, anche aspramente, anche interpretando oltre il suo pensiero il suo programma di governo, rimango in un contesto di libertà di espressione che è garantita – e deve rimanere tale – da tutte le democrazie occidentali. Ma se per fare tale critica mi invento una dichiarazione falsa, al fine di metterlo in cattiva luce, me ne devo assumere le responsabilità anche penalmente. Si potrà dire: le leggi contro i falsi già ci sono” (art. 656 c.p.) ma, come sostiene Pitruzzella, è necessario sporgere denuncia, avviare un’attività legale, fare un processo… Si impiega un mucchio di tempo durante il quale la bufala viene esaltata, ripresa e rimbalzata proprio anche grazie all’azione penale. Occorre un organismo in grado di far rimuovere subito il fake e sanzionare chi l’ha prodotto e diffuso (multe, chiusura del sito…).

Insomma: confondere (artatamente) la democrazia con la libertà di mentire, subornare, falsificare, distorcere, offendere, minacciare è propria dei demagoghi come Grillo, che sulla menzogna organizzata, sulla distorsione coatta della verità e sul dileggio sistematico ha costruito la sua carriera politica e il conto in banca di Casaleggio. Anche nel suo post anti-Pitruzzella Grillo propone la sua prosa distorcente e fuorviante; parla di Inquisizione (un’immagine emotivamente forte), distorce il significato di post verità (noi ne abbiamo parlato QUI), stravolge le parole di Pitruzzella… Tutto quanto serve per far sollevare, per l’ennesima volta, gli indignati da salotto che lo seguono, senza stancarsi.

Ripetiamo: no a ogni censura; no a ogni limitazione delle libertà democratiche sul Web; sì alla libertà di espressione e di critica, sì all’assunzione anche penale di responsabilità per chi – in nome di tali libertà male intese – diffonde il falso, l’odio, l’ignoranza.