Per carità, non dobbiamo essere tutti dei geni, letterati e sapienti, ma un minimo, un minimissimo sotto il quale ci rifiutiamo di essere tolleranti, si può chiedere?

Per carità, non dobbiamo essere tutti dei geni, letterati e sapienti, ma un minimo, un minimissimo sotto il quale ci rifiutiamo di essere tolleranti, si può chiedere?
‘Sapiens’ in che senso?
Quattro ragioni per le quali no, essere di sinistra non significa, automaticamente, essere intelligenti e bravi persone.
I cosiddetti “esitanti” sono in generale persone colte che si mostrano scettiche verso il vaccino. Colte, ma non necessariamente intelligenti.
A margine di un commento sulla morte di Ugo Russo torniamo su un concetto che qui a Hic Rhodus consideriamo fondamentale: quello di responsabilità.
Scriviamo tonnellate di post su Facebook, su Twitter, sui blog… perché? Ma soprattutto: per chi? A chi ci rivolgiamo, e cosa speriamo di ottenere?
Non basta essere intelligenti per non essere stupidi.
C’è una reazione ai cosiddetti radical chic che pretendono di essere più intelligenti di leghisti e grillini. Mah… Io continuo a pretenderlo…
Per quanto possa essere sgradevole dirlo, sì: l’intelligenza (o la sua mancanza) influisce sul voto, sulla politica, sulla qualità della democrazia.
Fake news, balle elettorale, fedi inattaccabili e ideologie indiscutibili.
La strada da imboccare (in verità un sentiero stretto) è il disincanto e la liberazione dalle gabbie ideologiche.
Parlare sempre di diritti è facile: li vogliamo tutti. E se parlassimo, questa volta, di doveri?
Da vecchio web-dipendente ho imparato che la maggior parte delle volte qualcuno si descrive come “di mente aperta, curioso” c’è un’alta probabilità che ti defollowi (da Twitter) o ti blocchi (da altri social) se mostri di pensarla diversamente da lui. Un altro chiaro indizio di omologazione è l’urlare agli altri “Sveglia! PENSATE CON LA VOSTRA TESTA!”. Quest’ultima esortazione mi infastidisce parecchio perché significa, ovviamente, “voi cretini che non capite nulla siete servi ottusi del potere e dovete pensare con la MIA testa se volete la mia benevolenza”; non vedo altri significati. “Pensa con la tua testa!” credo sia la cosa peggiore che si possa dire sul web alle persone che non la pensano come noi. Non solo significa che tu – che non pensi con la tua testa – sei uno stupido, un disinformato, uno che sbaglia – ma specifica che sei un asservito, un vile; e segna la distanza fra tu servo e io libero, tu servo e insignificante ingranaggio del sistema malato e cattivo e io libero, attento, sveglio protagonista della mia vita che sa lottare e capire. E giudicare. Insopportabile.
Fra i concetti utilizzati in senso duplice, come bandiera e come ingiuria, quelli designati con un -ismo sono indubbiamente i più comuni. Se siete comunisti sarete fieri della vostra appartenenza e dovrete sopportare i dileggi degli anti-comunisti; se siete fieramente laici vi beccherete l’accusa di laicisti dai cattolici integralisti, intendendo con ciò qualcosa di negativo e sbagliato, l’esagerazione del concetto di laicità; e così i garantisti (eccessivamente tolleranti secondo coloro che vorrebbero tutti in galera), i giustizialisti (eccessivamente persecutori secondo coloro che non vorrebbero tutti in galera), i liberisti (eccessivamente fiduciosi nel libero mercato) e così via. Naturalmente il linguaggio è qualcosa di vivo e mutevole e non c’è una vera regola: il liberista non ritiene che questo aggettivo sia un insulto, ma se a me laico date del laicista sì, comprendo che volete diminuire e criticare la mia visione del mondo. Animalista è uno di questi termini un po’ ambigui: come femminista, comunista, e altri che fanno riferimento alla difesa di minoranze, o di parti sociali, è ritenuto termine neutro per chi ama gli animali e indicatore di una certa fanatica esagerazione da parte di chi non crede che agli animali si debba dare tutta questa attenzione. Ebbene, consapevole dei rischi che corro, mi dichiaro animalista anti-specista; ciò mi ha portato ad aderire a una dieta vegetariana; alla festa di San Firmino faccio il tifo per i tori; ho una pessima opinione dei cacciatori; credo che nei circhi non debbano esserci esibizioni di animali; e via discorrendo tutto l’armamentario tipico degli animalisti che voi lettori, a seconda della vostra visione del mondo, potete sostenere o irridere.
E adesso provo a spiegare la natura etica e filosofica dell’animalismo;
fascismo non è impedire di dire, ma obbligare a dire
(Roland Barthes, Lezione, 1977)
Uno dei concetti più evocati dal pensiero politico moderno e contemporaneo è quello di uguaglianza. Anche se presente nel pensiero greco classico (nello stoicismo) e ovviamente nel Cristianesimo, volendo qui parlare di temi politici non è utile andare più in là del ‘6-‘700 e in particolare, per abbreviare questo incipit, delle due grandi rivoluzioni che caratterizzarono il XVIII Secolo, quella americana (1776) e quella francese (1789). Il concetto di uguaglianza è stato declinato in molti modi, e quell’uguaglianza additata dai ribelli americani e dai rivoluzionari francesi ha per esempio pochissimo a che fare con l’uguaglianza invocata da Marx e da Lenin (la voce “Uguaglianza” del Dizionario di filosofia Treccani citato in fondo è sufficientemente chiaro e ad esso rimando).