Essere di sinistra (o di destra) non significa automaticamente essere intelligenti (o stupidi)

Mi segnalano uno dei tanti articoli in cui si mostra stupore per il fatto che persone di sinistra siano complottiste, segnatamente no vax ma anche cospirazionisti assortiti. Io mi stupisco dello stupore e potrei liquidare la questione à la Carlo Cipolla e dire che gli stupidi sono equamente distribuiti in tutti i gruppi sociali, e quindi ce ne sono tanti a sinistra quanti a destra. Ovviamente questa idea sarebbe sdegnosamente rifiutata da quelli di sinistra, che sanno in maniera incontrovertibile di essere più intelligenti dei bifolchi fascistoidi, ed è appunto a causa di quella certezza che costoro non riescono a spiegarsi come sia possibile che nelle loro fila, privilegiate e benedette dal dono dell’illuminazione, esistano – ahiloro! – esempi di palmare stupidità, che in questo periodo storico si identifica col complottismo e nello specifico con l’antivaccinismo o, subdolamente, in capziosi distinguo fra obbligo vaccinale, obbligo del green pass etc.

Proverò a dare non già una, ma ben quattro risposte al rovello; sono quattro risposte complementari, ognuna delle quali contribuisce (di più o di meno, a seconda degli individui e delle circostanze) a farci trovare degli stupidi a sinistra e – udite, udite! – perfino delle persone intelligenti a destra.

Prima ragione: la mente (in senso lato; se preferite: l’intelligenza) non è un luogo ma molti luoghi. Essendo spesso, quelli di sinistra, impelagati in una visione manichea del mondo (è la seconda ragione, la vedremo più avanti) hanno l’inclinazione a pensare che se un individuo ha la proprietà di essere “di sinistra” (una cosa considerata buona e giusta), per una sorta di implicita omogeneità tutte le altre proprietà dello stesso individuo debbano essere buone e giuste; quindi: poiché di sinistra, allora rispettoso delle donne, pagatore di tasse, sensibile alle disabilità, gran lavoratore etc. (viene da sé che se di destra, allora violento maschilista, evasore fiscale e tutto il resto). Ebbene, tale omogeneità non esiste perché la mente (l’intelligenza) è molti luoghi diversi e – cosa più importante – non necessariamente coerenti. Da notare marginalmente che anche il concetto di ‘coerenza’ potrebbe essere assai ambiguo e discutibile. Le ragioni per le quali un individuo si considera di sinistra (o di destra) sono innumerevoli, e oltre alla cultura (al fatto, cioè, che ha speso tempo documentandosi, leggendo di filosofia, politologia, economia, storia etc.) c’è un bel po’ di tradizione famigliare, amicizie, caso, equivoco e un’impressionante gamma di qualunquismi assortiti mescolati a pigrizie intellettuali, per cui “e niente…” (come usano dire i giovani) è di sinistra perché l’uguaglianza, la rivoluzione bolscevica, Lenin col pizzetto, oppure di destra perché l’ordine, la virilità, il Nostro Posto Nella Storia. Ma questa autodefinizione non ha nulla a che fare con l’essere una buona o una cattiva persona, una intelligente o stupida, un lavoratore o un fannullone e così via (un approfondimento QUI).

Seconda ragione: le ideologie sono delle prigioni. Se la prima ragione fornisce in sostanza il contesto personale, intellettuale, in cui collocare la propria identità politica, il secondo potentissimo fattore riguarda la gabbia ideologica, che è presente a destra in maniera assai minore che a sinistra. La sinistra ha una potentissima visione totalizzante nel marxismo, nelle decine, centinaia, di autori di elevato spessore intellettuale che su quella scia hanno argomentato il valore del comunismo (e traslando, più in generale, dell’essere di sinistra), e ha quindi una (apparente) solidità che affascina e, ancor peggio, irretisce molte menti. L’ideologia è un pensiero pensato da altri e assunto fideisticamente, come verità. Lo so che questa affermazione non piace a chi è di sinistra; non piace loro perché sentono la loro appartenenza come vera, e quindi come fonte di identità; mica si può buttare via facilmente. L’ideologia ha poi questa doppia seduzione: come orizzonte ideale appare vera e giusta, ma come strade per arrivare a quell’orizzonte consente la critica, e il percorso lungo molteplici strade. Questa apparente pluralità, che fa sentire il singolo individuo libero anche se non lo è, è fra l’altro la fonte della continua diaspora a sinistra. Tornando ai nostri complottisti: poiché gli individui ideologizzati (di destra e di sinistra) sono portatori di schemi mentali definitivi, manichei, tranchant, sono più facilmente influenzabili da idee definitive e perentorie. Diciamo che hanno un abito mentale già predisposto alla lotta – se così possiamo dire, e approfondirò come terza ragione – laddove il moderato (quello centrista, liberale, socialdemocratico e altro) ha generalmente un abito mentale più incline alla comparazione, alla mediazione, alla soluzione argomentata.

Terza ragione: l’abitudine all’antagonismo. Sia i militanti della destra neofascista, sia quelli della sinistra marxista, sono da sempre abituati, dagli insegnamenti della propria ideologia, all’antagonismo, all’opposizione al sistema. Che sia per un qualche pensiero suprematista (destra) o per una malintesa uguaglianza (sinistra), per costoro è più che evidente che il sistema, la casta, i poteri forti, il “Palazzo”, il liberismo selvaggio, la finanza internazionale, etc., voglio il popolo schiavo. Viene facile, a partire da queste idee, abbracciare forme più o meno forti di paranoia complottista, e quella della dittatura vaccinale viene bene, talmente bene che anche alcuni “intellettuali” nostrani l’hanno abbracciata, in forme più o meno estreme e più o meno patetiche.

Si può obiettare che i marxisti comunisti qui descritti siano ormai quattro gatti, mentre le persone genericamente di sinistra sono assai di più. È vero fino a un certo punto. Chi ha una certa età, prima di votare PD – per dire – votava PCI, e se ora si auto-etichetta come riformista, e non certo come vetero-comunista, l’imprinting è quello. Per i più giovani resta poi il fascino dei miti, e ce ne sono a bizzeffe a sinistra, direi anche più che a destra.

Quarta ragione: il linguaggio imbroglia. La quarta ragione è una questione linguistica più o più volte trattata in questo blog: le idee (e a fortiori le ideologie) si esprimono con delle parole che sono, di regola, ambigue, interpretabili; sul concetto di ‘uguaglianza’, per esempio, che sembra così intimamente connesso alla mentalità di sinistra, si può approfondire al link precedente, ma il discorso può essere esemplificato anche con altri concetti, ‘umanità’, ‘unità’ e la stessa ‘sinistra’. Ma oltre alla questione lessicale c’è propriamente quella semantica, per la quale ogni concetto, estrapolato dal suo contesto, appiccicato a una citazione, inclusa in un argomento anche tirato per i capelli, può diventare una bandiera di destra, una bandiera di sinistra, o una bandiera omnibus, una sorta di potpourri né di destra né di sinistra, e assieme sia di destra che di sinistra, come nel clamoroso caso – di cui scrissi anni fa – dell’Intellettuale dissidente.

Se adesso mettiamo assieme tutte queste quattro ragioni vediamo come non sia possibile tracciare una divisione netta fra sinistra e destra, né stabilire un giusto e un ingiusto a prescindere. Quindi, perché no stupidi complottisti a sinistra e semmai rigorosi vaccinisti a destra? E solo un pregiudizio (ideologico) che ci impedisce di accettare questa realtà.

Chiudiamo con un discorso di prospettiva; se vogliamo incontrarci in una qualche Agorà politica, intellettuale, civica, dobbiamo armarci di pazienza e smantellare i residui ideologici in noi; un’opera difficile e non subitanea ma – riuscendoci – di enorme soddisfazione e senso di libertà. Buttiamo via le etichette, forgiatrici di stupidi pregiudizi, le idee eterodirette, i pensieri omologati, e utilizziamo con parco pudore le parole, sempre all’interno di argomentazioni prive di fallacie. Questo nuovo abito mentale consente il confronto, rimuove gli ostacoli alla reciproca comprensione, consente il vivere civile, fa progredire la società nel maggiore interesse collettivo.