Che il concetto di ‘intelligenza’ sia poco chiaro, frastagliato, multidimensionale, appare evidente nel caso dei no vax “moderati”, da taluni chiamati “esitanti”. Mi viene in mente questa riflessione a partire da quanto scrive Dacia Maraini sul Corriere, a proposito di una sua conoscente belga,
una donna colta, intelligente, che pure, mentre parlavamo delle nuove tendenze letterarie, mi ha dichiarato che lei non si vaccina perché lo considera un rimedio infido e pericoloso.
La donna – si evince dall’articolo – è parte di un’élite culturale, di quella che produce cultura, in forma attiva; internazionale, conoscitrice di lingue, eccetera le principali caratteristiche che ti fanno capire che non si parla di una generica brava donna, di generica intelligenza, di generica classe media.
Il caso citato da Maraini si accoppia con quelli che conosco io, insegnanti (nel mio caso) e quindi quanto meno laureati e abituati alla relazione, alla condivisione, alla mediazione (in un caso specifico, dei diversi a mia conoscenza, si tratta di cattolici, quindi – astrattamente, teoricamente – maggiormente disponibili alla carità, al riconoscimento del prossimo, all’attenzione agli altri).
Il profilo di questi esitanti, scettici, è chiaro: non negano il virus, come gli zotici no vax complottisti, non pensano che ci sia un disegno malvagio per inoculare microchip nel corpo degli ignari vaccinati, ma semplicemente non si fidano, pensano che il vaccino non sia stato adeguatamente sperimentato, che potrebbero, chissà? esserci futuri effetti collaterali negativi, che alla fin fine una vita sana e due tachipirine potrebbero essere sufficienti, e così via.
Queste persone – lo trovo interessante – non propongono falsità o fallacie palmari, ma un’informazione parziale, inserita in un presapere carente nel caso specifico farmacologico e medico, il tutto incistato in un quadro intellettuale più o meno solido, in una cultura da discreta a buona e così via.
Sono in generale persone che mascherano un’intelligenza modesta con una buona cultura generale.
Conoscono sintassi e grammatica della lingua madre, hanno letto molti libri, non soffrono di alcun analfabetismo funzionale e vivono in un contesto sociale fortunato e ricco di relazioni, ma la capacità di comprensione del mondo (che, se volete, è una specie di definizione di ‘intelligenza’) è limitata.
Se la loro storia personale non fosse stata condita da buone scuole, dalla possibilità di frequentare l’università e di vivere agiatamente (più o meno) in un contesto culturale stimolante, sarebbero al massimo simpatici commessi del supermercato e, probabilmente, sarebbero pure vaccinati.
La loro ampia cultura (formale, intesa come numero di libri letti e paesi visitati, quindi al netto della capacità elaborativa) porta gli esitanti a saper mettere sul tavolo più argomenti, a saper spendere parole coerenti a loro sostegno. E poiché sanno di essere parte di una élite, di avere un titolo di studio, un ruolo sociale, eccetera, possono chiudere la mente di fronte a un’argomentazione più solida (quella dei pro-vax) semplicemente facendo spallucce (non con urla belluine come i no-vax complottari che scendono in piazza), perché hanno imparato anche un modo di comportarsi fra persone “civili”, colte e della buona borghesia, in cui la prima regola è je m’en fou (in francese in onore della conoscente di Dacia Maraini, che è belga; in italiano potremmo tradurre con “non mi frega un ca@@o”).
Vediamo quindi come dobbiamo stare attenti a valutare l’intelligenza delle persone, che è cosa assai diversa dalla cultura (formale) evidente, dalla classe sociale di appartenenza, dal numero di libri letti, dalla professione svolta. Conosco operai di elevata intelligenza e scarsa cultura: non hanno potuto fare un adeguato percorso scolastico, la vita li ha trascinati verso lavori umili, e di conseguenza non leggono molti libri e non parlano un italiano corretto, e riteniamo erroneamente, da questi indicatori, che abbiano un’intelligenza modesta, ma sbagliamo; e conosco una quantità davvero considerevole di persone colte, anche coltissime, di prestigiosa professione e di sterminata presunzione, che mostrano carenze intellettive evidenti, propongono semplificazioni inaccettabili, argomentano con fallacie insopportabili. Questi ultimi sono quasi peggio dei no vax complottisti, perché sanno di sapere, sanno di “valere” nel loro ambito sociale, hanno un potere (reale o simbolico) e non potranno mai, mai e poi mai accettare di sbagliare, e anzi avere posizioni eccentriche (per esempio antivaccinali) diventa per loro un vezzo distintivo.
La domanda finale da farsi è: com’è possibile che costoro siano arrivati dove sono arrivati?