Siamo così preoccupati dalla pandemia, chiusi nella nostra ricca cittadella vaccinata, da avere perso di vista la quantità di problemi che ci sta per cadere addosso.

Siamo così preoccupati dalla pandemia, chiusi nella nostra ricca cittadella vaccinata, da avere perso di vista la quantità di problemi che ci sta per cadere addosso.
Viva le restrizioni in tema di vaccini e certificato verde. Abbasso chi non si vuole vaccinare! Ma siamo sicuri che la maggioranza abbia sempre, necessariamente ragione (P.S. Questo non è un post no vax).
Ormai è piuttosto chiaro, in tutta Europa, il connubio fra estrema destra e no vax. Ma sarebbe sbagliato pensare a una identità fra questi due gruppi. C’è invece una stratificazione culturale, etica, valoriale che porta a coincidenze e alleanze.
Perché la pensiamo diversamente l’uno dall’altro? Perché gruppi rilevanti di persone credono a teorie irrazionali e prive di fondamento, e non c’è alcun modo di convincerle del loro errore?
Il ministro Cingolani accenna timidamente al nucleare e arriva l’atteso coro: “Giammai!”. Quando impareremo a discutere razionalmente nel merito delle politiche pubbliche, senza emotività e pregiudizi?
Non si può discutere coi no vax (e coi populisti in genere) perché il piano linguistico e dei valori è completamente diverso. Una democrazia razionale e tendente all’efficacia e al benessere generale non ha quindi tentennamenti nell’imporre degli obblighi.
Di fronte al male del mondo la risposta più intelligente è razionalistica, e non etica.
Sono le etichette che ci fregano. Restarne impigliati significa, per esempio, non capire che il PD non è affatto un partito di sinistra.
Il faro della Democrazia nell’epoca della globalizzazione e della complessità non può che essere il razionalismo politico e decisionale.
I populisti non vogliono la valutazione delle politiche pubbliche. I razionalisti sì. Un sommario delle ragioni.
Il randello della falsa democrazia brandito dai negazionisti, oggi a Roma. E alla guida, un manipolo di cinici.
Ecco i risultati della nostra mini indagine su noi stessi e i nostri lettori.
Orbán passa indubbiamente il limite costituendo la prima enclave massimalista e autoritaria dell’Unione. Ma non c’è nulla da fare, e gramo sembra essere il destino delle democrazie occidentali. Che fare?
Se sgomberiamo il campo dalle fragili motivazioni morali, quali ragioni razionali ci sono per questo enorme sacrificio che stiamo compiendo contro il virus?
Se alla coppia ‘destra’ e ‘sinistra’ politica aggiungiamo ‘populismo’ e ‘razionalismo, si apre uno spazio semantico che ci consente di leggere meglio la politica contemporanea.