Da un po’ di tempo mi interrogo, su queste pagine, in merito all’irriducibilità di posizioni palesemente insostenibili, come il caso del Covid 19 sta proponendo; la domanda – che mi pare si stiano facendo in molti – è: come diavolo è possibile che, di fronte a questi dati, di fronte a questi fatti, di fronte a tali evidenze scientifiche, un così gran numero di persone continuino a rifiutare il vaccino e a blaterare di dittatura sanitaria? Di più: com’è possibile che tali posizioni, sia pure fra mille sottili differenze, appartengano anche a persone acculturate? Il Covid 19 viene qui proposto come esempio attuale di questa divaricazione del pensiero a livello sociale, ma il cuore stesso del populismo pentastellato delle origini, il complottismo, il postfascismo, ma anche il comunismo radicale di Ferrero, la naturopatia e decine di altri esempi, lontani dalla pandemia e anche lontani negli anni, ci portano a buttare via il pensiero cartesiano sull’unicità della realtà. Le enormi e inconciliabili posizioni su tante questioni non è un semplice problema di informazione e cultura (anche se entrambi questi fattori, ovviamente, incidono), e proprio la pandemia in corso ce lo dimostra; dopo gli errori (anche comunicativi) iniziali, ormai è un coro di scienziati e di giornali e intellettuali, nella grande maggioranza, a esibire prove, evidenze, numeri e testimonianze bastevoli a far correre chiunque a vaccinarsi ma, con tutta evidenza, così non è, e restano non pochi milioni di italiani che – ormai è chiaro – non andranno mai e poi a farsi l’iniezione se non obbligati e scortati dai carabinieri.
Perché?
Su questo blog abbiamo tentato qualche spiegazione, o accenni iniziali di possibili spiegazioni, e riassumerò alla fine i testi principali. Ma, alla fin fine, al netto di spiegazioni psicoanalitiche, antropologiche, sociologiche e bla bla, occorre constatare, accettare, che la moltitudine umana, per una ragione o per un altra, propone nel suo seno una inconciliabilità fra differenti visioni del mondo, valori da perseguire, comportamenti leciti, priorità e desideri. E questa inconciliabilità forgia, come un potente laminatoio, le credenze religiose, le appartenenze politiche, i comportamenti sociali. Se un’adeguata e buona scolarizzazione eliminerebbe una parte di fattori esterni all’incomprensione del mondo, se opportune condizioni di socializzazione, di viaggio, buone letture, tutto quello che vi pare, migliorerebbero la reciproca comprensione, resta con tutta evidenza un nucleo irriducibile che non so quanto sia frutto di esperienze pregresse, traumi infantili, circonvoluzioni cerebrali, numero di sinapsi o che cosa ma, sia come sia, non ci fanno vedere il mondo nello stesso modo e, in conseguenza, ci rendono avversari e a volte nemici.
In questa nota provo a fare un riassunto su base grafica. La rappresentazione grafica dei problemi mi aiuta sempre molto a mettere a fuoco il tema; riprendendo da vecchie suggestioni, immaginiamo che l’agire sociale, e il pensiero che lo sorregge, sia rappresentabile come uno spazio attraversato da due principali dimensioni: quella verticale (che un tempo chiamavo “Razionalismo” vs. “Populismo”) la propongo come “Primato del pensiero sull’azione” vs. “Primato dell’azione del pensiero”; vale a dire: razionalismo/irrazionalismo, argomentazione/asserto, riflessione/vitalismo etc. La dimensione orizzontale riguarda invece il “Primato di Ego sul Mondo” vs. il “Primato del mondo su Ego”; vale a dire: egoismo/altruismo, libertà (individuale)/uguaglianza (collettiva), etc. Prima che lo diciate voi lo scrivo subito io: sono tutte cose diverse, certo, troppo rigidamente costrette in uno schema un po’ manicheo. Ma mentre mi accingo a scrivere un testo socio-filosofico di 400 pagine per spiegarmi meglio ed evitare i trabocchetti semantici, vi prego di seguirmi in questa semplificazione. Quindi, ecco lo schema che useremo:

I quattro quadranti – questa è l’ipotesi – sono reciprocamente irriducibili e antagonisti, anche se si possono formare “alleanze”, su obiettivi precisi e circoscritti, fra persone appartenenti a uno o l’altro quadrante.
Adesso vediamo come funziona (e se funziona) provando a inscrivere nella griglia le principali teorie politiche. A mio modo di vedere (e sempre “grosso modo”), il quadro potrebbe essere più o meno il seguente:

Mentre il conseguente agire sociale potremmo rappresentarlo così:

A solo titolo di esempio ecco come funzionano le posizioni pro-vax e no-vax:

(Sul concetto personalissimo di “Grande Disagio” rimando a un mio precedente pezzo; su alcune evidenti imperfezioni di queste rappresentazioni grafiche chiedo venia, ci sto lavorando).
L’idea di fondo che propongo è quella dell’inconciliabilità, dell’irriducibilità. Non serve “spiegare” ai no vax che i vaccini sono sicuri e fanno bene, allo stesso modo in cui è piuttosto inutile argomentare a un fascista che quella dottrina politica è infame e antistorica, o a un complottista che la sua è solo paranoia, etc. C’è, ovviamente, uno spazio, o meglio una strada, che porta l’individuo che dimora in un quadrante a mutare idea e migrare in un altro; ma sono percorsi individuali, piccole e grandi epifanie che si consumano nella storia personale di ciascuno, come l’ateo che scopre dio (o viceversa il cristiano che vi rinuncia), il comunista che diventa liberale, il terrapiattista che rinsavisce. A livello sociale, di massa, di analisi sociologica, i quadranti restano piuttosto stabili e generano tipologie piuttosto caratterizzate che possiamo così riassumere:

Scusate se mi ripeto: è solo un primo tentativo di esemplificazione; è inutile andare a cercare le proprie (presunte) caratteristiche per vedere in quale quadrante si sia finiti; si tratta di tipi ideali, generici, astratti, descritti in prima approssimazione per finalità meramente espositive.
Cosa fare quindi sapendo che non c’è nulla da fare? Due cose: la prima è comunque la strada dell’educazione, istruzione, buona informazione, che da sola farebbe venire il mal di testa a chiunque perché, per varie ragioni, si tratta di obiettivi giganteschi e difficili da perseguire (un esempio su tutti: come evitare la cattiva circolazione di notizie false su Facebook? Chiediamo a Zuckerberg di starci più attento?). La seconda cosa, in democrazia, si chiama potere e responsabilità della decisione, è importante ma pericolosa. Vale a dire: se anche una parte di popolazione crede che il virus sia una sciocchezza, che il vaccino faccia male, e che sia giusto curarsi con l’ivermectina perché sul gruppo telegram dicono che è meglio, dopo avere dato fondo a ogni opzione di corretta informazione, tentativo di persuasione, etc., semplicemente si decide, col potere costituzione ed entro i suoi limiti, quello che si reputa meglio. Per essere chiari: nell’ultimo anno – dopo errori iniziali – così sta facendo il nostro governo e fa bene. Poi, ovvio, qualcuno può ritenere che il governo dovrebbe obbligare alla vaccinazione, qualcun altro pensa invece che si dovrebbero allentare un pochino gli obblighi in merito al green pass, eccetera, ma non importa. Il governo guarda attentamente ai dati del monitoraggio pandemico, ascolta la comunità scientifica e prende decisioni razionali, avendo anche attenzione a non inasprire il conflitto sociale e non infilarsi in un cul de sac affrontabile, poi, solo coi carabinieri. Perché ho comunque definito “pericolosa” questa ovvia opzione democratica? Perché non sono così sciocco da pensare che al governo ci sia sempre, necessariamente, qualcuno che cerca di ragionare sensatamente; il governo Meloni-Salvini potrebbe diventare una realtà a breve, ed è ragionevole pensare che, pur ammorbidendo le fanfaronate pronunciate per strizzare l’occhio agli idioti che li votano, potrebbe proporre politiche sanitarie molto diverse e perfino controproducenti. Ecco allora che torna dalla finestra quel discorso culturale che avevamo frettolosamente fatto uscire dalla porta. L’istruzione, la cultura, la corretta informazione, etc., non servono direttamente per convincere i no vax, ma indirettamente per garantirci, anche in futuro, dei governi accettabilmente ragionevoli, sufficientemente razionalisti, per lo più capaci di ascoltare gli scienziati e via discorrendo.
Per approfondire alcuni di questi argomenti. Il tema della complessità sociale resta fondamentale come premessa:
Le conseguenze della complessità a livello individuale, la spiegazione del fatto che agiamo differentemente, a volte in maniera contraddittoria, la trovate accennata qui:
Sulla necessità di superare il bipolarismo destra-sinistra, che non spiega più bene la complessità politica e sociale contemporanea, ho scritto una serie collegata di tre testi:
- Da destra contro sinistra a populismo contro razionalismo – 1) destra e sinistra;
- Da destra contro sinistra a populismo contro razionalismo – 2) populismo e razionalismo;
- Da destra contro sinistra a populismo contro razionalismo – 3) una politica razionalista per governare il terzo millennio.
Sulla mentalità dei no vax ho scritto questi:
- Alla ricerca di un concetto (il Grande Disagio potrebbe andare bene);
- Ancora sul Grande Disagio e la sua semantica;
- Eziologia breve del Grande Disagio;
- Il Grande Disagio è senza memoria. Ma fosse quello il suo principale difetto…
Sullo specifico caso di intellettuali irrazionalisti (Cacciari, Agamben i casi più noti riguardo l’ambiguità sui vaccini e i green pass, ma il tema è ovviamente più ampio) segnalo: