Il balletto delle regioni colorate (prima gialle, poi arancione, anzi no, arancione “rafforzato”)… è una follia che contribuisce al permanere del virus.

Il balletto delle regioni colorate (prima gialle, poi arancione, anzi no, arancione “rafforzato”)… è una follia che contribuisce al permanere del virus.
Come rimediare al pasticcio calabrese e della sua sanità? Semplice: con un Uomo della Provvidenza!
Cos’è un diritto? Situazioni di emergenza come quella che viviamo possono farci capire cosa ci sia dietro la parola “diritto”.
Il coronavirus andrà come andrà… Ma se incominciassimo ora a pensare al dopo, e a pensarlo migliore di quello attuale?
Critichiamo il clientelismo in loro, e l’umbritudine che è in noi. Elogio dello zio prete…
Lo scandalo della sanità in Umbria presenta delle caratteristiche inedite, che valgono la pena di un’osservazione attenta.
La morte a Catania di una donna morta per un aborto spontaneo ha nuovamente portato in luce le contraddizioni dell’obiezione di coscienza
Il World Health Report stilato dalla World Health Organization (quale fonte più autorevole?), ha stabilito che l’Italia, sommando i vari indicatori esaminati, è il secondo sistema sanitario al mondo, dopo la Francia. Il Regno Unito è 18°, gli svizzeri 20i, gli Stati Uniti 37i, tanto per far riferimento a paesi e sistemi sanitari a volte celebrati.
Pandemie e, più in generale, malattie infettive sono al centro dei discorsi oggi più che nel passato. Il modo in cui i media trattano l’argomento è spesso più incline al sensazionalismo che alla cronaca tanto da risultare allarmante e, a volte, grossolano. L’effetto che tutto ciò ha sulla nostra percezione del fenomeno è quello di indurci a percepire come eccezionale qualcosa che, in realtà, è assai più naturale di quanto crediamo.
Un trend noto da tempo: l’Istat certifica che il saldo della popolazione a fine 2014 è negativo (quello naturale, nati meno morti) e minimamente positivo quello generale grazie ai flussi migratori, comunque in diminuzione. Vi propongo il comunicato dell’Istat per intero (è breve e interessante) e qualche commento dopo:
Mi trovo spesso coinvolto professionalmente nel problema della Rete (la ‘R’ maiuscola indica una specificità lessicale, oltre che una sua importanza). Intendo la Rete dei servizi (sanitari, sociali…) che in reciproca sinergia collaborano per agire sullo stesso ambito complesso al fine di migliorare le prestazioni complessive erogate non più solo come singoli servizi ma in quanto “sistema”. Comprendo che l’argomento può sembrare molto tecnico e poco interessante ma se – come cittadini, come utenti di servizi – ci pensate un attimo, capite come il tema sia rilevantissimo sia sotto il profilo dell’efficacia (buone prestazioni rese all’utente) che dell’efficienza (meno sprechi). Il termine viene utilizzato in pochi ambiti:
Parlare di sprechi in Italia è un esercizio retorico. Tutti noi li abbiamo presenti e assistiamo impotenti al fiume di denaro bruciato per niente. Quando si parla di “sprechi”, in questo periodo storico così ricco di pensiero omologato, si intende qualcosa che sta a margine della politica, nel Palazzo, nella casta: gli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato (per tacere su quelli dei parlamentari!), i poltronifici dove ficcare i politici trombati, forse le Province, i super stipendi dei manager… Hic Rhodus ha raccontato alcuni di questi sprechi e in coda a questo articolo vi ricordo le nostre note precedenti su questo tema. Qui invece vorrei segnalare una serie (ampiamente incompleta) di diversi e bizzarri luoghi dello spreco, alcuni vagamente noti e altri, credo, piuttosto sconosciuti. Lo scopo non è quello di presentare l’ennesima galleria degli orrori ma fare una riflessione sulle ragioni del perdurare di questa infinita rete di inefficienza, danno erariale e presa in giro.
È uscita lunedì scorso la 25^ classifica sulla qualità della vita nelle province italiane che il Sole 24 Ore si ostina a propinarci ogni anno (QUI la mappa interattiva). Un esercizio ridicolo, metodologicamente discutibile e anche eticamente non privo di rischi. Poiché mi scaglio contro queste classifiche dal lontanissimo 1988 (quando recensii alcuni dei primi volumi con queste classifiche) e non ho mutato parere da allora, vi chiarisco i come e i perché tecnici di questo esercizio e del perché sia di norma una stupidaggine. Naturalmente, come feci anche trattando l’argomento dei sondaggi politici, per certi versi analogo, tratterò abbastanza divulgativamente il tema rinviando i lettori interessati agli indicatori sociali (di questo si tratta) alla pubblicistica specializzata.
Quando un paio di mesi fa ho scritto su queste pagine dell’Ebola come metafora, ho trascurato alcune considerazioni alle quali pongo rimedio qui: la stupidità umana e la propensione all’isteria. Per il resto sottoscrivo ancora quell’articolo: l’Ebola non è il virus più pericoloso col quale conviviamo, le possibilità di una pandemia apocalittica in Occidente sono rare (perlomeno: se il virus non muterà; se non continueremo come occidentali a fare sciocchezze; se all’isteria si sostituirà una normale consapevolezza; se…) e sì, continuo a pensare che rappresenti una tremenda metafora dell’assedio che l’Occidentale percepisce al proprio edonismo, al proprio benessere, alla propria tranquillità da parte di una malattia schifosa, violenta, pericolosa che si propone come nemesi di quel popolo vinto e infelice che sopravvive in Africa.