Stiamo parlando di rapporto fra popolo ed élite. Ma se non esiste più il popolo, a chi deve guardare l’élite?

Stiamo parlando di rapporto fra popolo ed élite. Ma se non esiste più il popolo, a chi deve guardare l’élite?
Si amplia la distanza fra intellettuali e popolo. Con conseguenze nefaste.
Il concetto di “complessità sociale” è fondamentale per comprendere che non possiamo arrivare ad alcuna verità…
Continuiamo a parlare di “Democrazia” come se fossimo nell’Atene di Pericle. Invece la modernità ha masticato e distrutto quel concetto ed è urgente costruirne uno nuovo.
Vogliamo un mondo migliore, ma vogliamo costruirlo sulla passione ideologica e identitaria. Una discussione sulla contrapposizione fra Ragione e Passione, fra Novecento che non vuole morire e nuovo millennio che ci sta già cambiando.
Ansia per il futuro? Tutto va a rotoli? La vita è un disastro? Ecco 5 trucchi per sopravvivere
Tutti crediamo di aver ragione. Noi sappiamo, giudichiamo, vogliamo… contro gli altri stupidi, venduti, ignoranti. Ma è davvero così?
Nella storia del progredire culturale e scientifico occidentale un giro di boa fondamentale l’ha fatto Cartesio (René Descartes) che ha posto i fondamenti di una scienza moderna e rigorosa.
Democracy is the worst form of government, except for all the others (Winston Churchill, House of Commons, 11 Novembre 1947).
Una benemerita nota di Paolo Mieli ci consente di fare una riflessione sulla salute della democrazia di fronte all’avanzare del populismo. Mieli parte da una constatazione: in molti speravano che i militari prendessero il potere in Turchia, e il ritardo col quale Obama, poi gli europei, hanno (tiepidamente) sostenuto Erdogan tradisce un desiderio inconfessabile di sovvertimento dell’ordine democratico contro un personaggio che, per quanto discutibile, è stato eletto democraticamente.
Se alziamo lo sguardo dalle miserie nostrane, dal referendum confermativo del prossimo autunno, dalla crisi delle banche e dalla colpevole miseria del binario unico, se smettiamo di interrogarci un momento sulla capacità della Raggi, il destino di Renzi e il futuro di Salvini, possiamo forse emancipare un pochino la nostra prospettiva e dare un’occhiata ai problemi del mondo.
Da un punto di vista etico e politico vorrei essere un vulcaniano. Dominato dalla sola logica e senza sentimenti. Perché i sentimenti distorcono la visione che abbiamo della realtà. Non sono più un giovanotto e ricordo benissimo i cuori oltre la barricata, il sol dell’avvenire, la bella morte, il grande ideale, il rigore innanzitutto, il personale è politico, i compagni che sbagliano, meglio morti che rossi, bella ciao…
Poiché la lingua batte dove il dente duole devo ragionare sull’argomento Libertà e in particolare sul tema specifico della libertà individuale di scelta (l’aulico e sacro libero arbitrio). Naturalmente l’alternativa tra il fare e il non fare ha anche un limite esterno nell’oggettiva praticabilità delle alternative tra cui scegliere. Superato questo limite si è in grado di esercitare la libertà di scelta di cui siamo dotati e che ci è consentita.
Ma sul tuo piccolo pianeta ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo. E guardavi il crepuscolo tutte le volte che lo volevi… (Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe).
Un sarcastico Mattia Feltri commenta gli entusiasmi della sinistra italiana per il successo di Jeremy Corbyn con un breve commento seguito da un discretamente lungo florilegio di citazioni, da Veltroni a Fassina e Civati, passando per D’Alema e Bersani (ché nessuno si chiami fuori…), di lodi ai vari leader della sinistra che all’estero, per periodi più o meno lunghi, hanno illuso sulla rivincita di una sinistra internazionale nuovamente arrembante, da Zapatero a Corbyn, appunto, passando per Lula, Tsipras etc. I commentatori italiani sono ovviamente, e piuttosto banalmente, appiattiti nelle loro posizioni rituali: chi critica o addirittura irride, e chi approva o addirittura si entusiasma.
Is political democracy, as it exists today, a viable form of government for the industrialized countries of Europe, North America, and Asia? (Trilateral Commission, The Crisis of Democracy, p. 2)
Nadia Urbinati mi ha indotto a leggere un vecchio saggio dal titolo La crisi della Democrazia (che potete scaricare integralmente QUI) prodotto 42 anni fa da un think tank noto come Commissione Trilaterale e scritto da tre autorevolissimi autori: Michel Crozier, uno dei più noti sociologi europei, Samuel Huntington, politologo americano già noto ai lettori di HR per il suo Scontro di civiltà di cui abbiamo discusso tempo fa e Joji Watanuki, sociologo nippo-americano. Il testo, oltre a uno sguardo prospettico pessimista sul futuro delle democrazie