Avete anche voi l’impressione che il mondo stia andando a rotoli?

Al netto del fatto che le buone notizie non fanno notizia, che siamo condizionati dall’agenda dei mass media, che osserviamo solo spicchi di realtà senza cogliere il quadro nel suo insieme e, infine, che non c’è generazione che non abbia pensato che tutto il mondo andava a rotoli, non avete anche voi l’impressione che sì, effettivamente, comincia a mancarci l’aria? Totalmente o parzialmente veri, i problemi climatici sono pane quotidiano nei loro sempre più tragici modi di manifestarsi. L’Europa non è allo sbando principalmente perché non si può dire. Una manica di dilettanti ottusi governa – si fa per dire – un Paese ormai fuori dal gruppo di nazioni che con qualche diritto guidano il pianeta. La Cina s’è mangiata l’Africa. Trump è l’esempio archetipico di una ottusità popolare, innamorata di leader improbabili, che attraversa tutto il globo. Il Medio Oriente è un buco nero. La Libia un caos. Gli immigrati. Il Mose e i mille magna magna di un’Italia sfasciata dall’incompetenza. La Raggi. La paura di perdere l’Emilia Romagna, che probabilmente sarà persa malgrado tutto funzioni, perché bisogna farla pagare a quegli stronzi, Salvini nostro Capitano!

E così via.

Domanda: è davvero tutto un casino? Siamo come nel 476? O abbiamo una percezione fallace? Mia personale risposta: entrambe le cose. Che la percezione sia sicuramente fallace ce lo spiegò già Bateson nel dialogo con la figlia sul concetto di ordine: abbiamo UN modo di considerare una stanza in ordine, e qualche decina di varianti accettabili, ma sono migliaia di migliaia i modi in cui percepiremo quella medesima stanza in disordine. Il concetto di complessità sociale (uno dei grandi fili conduttori dei miei post) ci aiuta grandemente. In un mondo “semplice” (o meglio: meno complesso) abbiamo un numero limitato di elementi che sollecitano le nostre osservazioni. Pensate alle campagne italiane fino ai primi del ‘900: le stagioni, il clima, la famiglia, la povertà, gli animali… Un anno di siccità era un guaio, più anni una catastrofe; pochi elementi, fra i quali uno o due problematici, di una problematicità abbastanza chiara: non piove, Dio ci punisce.

Oggi abbiamo miriadi di elementi di attenzione e osservazione, e molteplici di questi sono potenzialmente critici. ‘Potenzialmente’, perché è difficile anche capire se le cose vanno male o bene, a tutto tondo, bianco o nero. Nelle infinite sfumature di grigio della complessità sociale le cose vanno male o malissimo per alcuni, bene o benino per altri… Ma già domani sarà diverso. Ecco che non abbiamo più uno sfondo chiaro con alcune sottolineature critiche, ma una sovrapposizione di schemi, di ragioni, di realtà, in cui luci brillano e altre si offuscano in un caleidoscopio stordente. E tutto sembra impazzito, e tutto sembra andare male, perché noi (noi) non sappiamo più leggere una realtà semplice per trovare risposte consolatorie.

Poi, al di là della percezione limitata che abbiamo, in questa complessità, possiamo anche semplificare e dire che sì, effettivamente è tutto un gran bordello.

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