Zingaretti tira un sospiro di sollievo, i 5 Stelle esultano per il referendum, la spallata non c’è stata e il governo durerà. Guardiamo però oltre la nebbia…

Zingaretti tira un sospiro di sollievo, i 5 Stelle esultano per il referendum, la spallata non c’è stata e il governo durerà. Guardiamo però oltre la nebbia…
Conte esce vittorioso dal vertice europeo sul Recovery Fund. Ma anche Rutte e i “frugali”. Ne esce ammaccata l’idea di Europa ma, specialmente, ora dobbiamo dimostrare di esserci meritati quei soldi.
Si vedono già gli avvoltoi girare in cerchio sopra la sua testa, ma il corpo di Conte non è ancora freddo… Sicuri che valga la pena accoltellarlo?
La scelta del governo di restare a metà strada, e limitare i danni di qui e di là, forse è quella giusta o forse no. Non lo sappiamo. Non avremo mai la controprova. Soprattutto, al contrario del virus, la posizione di Conte è lose-lose: o perde o perde. Se tiene chiuso si addosseranno a lui le colpe dell’impoverimento, se riapre gli si addosseranno quelle dell’ecatombe. Li abbiamo visti, in questi mesi, quelli arrabbiati col mondo perché si doveva sbarrare, poi arrabbiati perché si doveva serrare, poi di nuovo arrabbiati perché si era serrato fin troppo. Le indecisioni e gli errori dell’esecutivo sono lì da vedere, ma dipendono più di un po’ dal facile, volatile e digrignante atteggiamento del resto del Paese. Ma se ci mettessimo nella zucca una volta per tutte che stavolta non andrà bene, andrà comunque male, aiuteremmo chi deve prendere decisioni a prenderne, e di precise, anche se dolorose. E aiuteremmo noi stessi ad affrontarle e a sopportarle. È tutto quanto di cui abbiamo bisogno. (Mattia Feltri, “HuffPost”, 28 apr 2020)
Le misure concordate e da concordare per risollevare l’Europa non sono poca cosa, nonostante la propaganda negativa.
Le procure si preparano, gli scienziati protestano, Conte sotto attacco e, per il resto, niente di nuovo: la solita mediocrità ovunque.
Il telelavoro all’epoca del coronavirus e la consapevolezza che non è affatto male! E se alla fine dovessimo riconoscere che il governo, col pasticciamento tipico italiano, alla fine non si è poi comportato così male?
La politica economica italiana si alterna fra periodi di gioiosa incoscienza preelettorale e tragica sistemazione dei conti di governi di emergenza.
Al momento la strategia comunicativi di Salvini risulta vincente. Ma in autunno, alle dichiarazioni pirotecniche, bisognerà pur sostituire delle scelte concrete…
La “linea dura” adottata da Giuseppe Conte al recente Consiglio Europeo si è tradotta in un sostanziale fallimento. E l’Italia non può neanche lamentarsi…
Il linguaggio di Conte si inserisce pienamente nel campo di paradigma populista della politica italiana.