Dipaniamo un po’ di nebbia post elettorale. La nebbia – partiamo da qui – è data dal fatto ineccepibile che la spallata incautamente evocata da Salvini non c’è stata, e il risultato di 3 a 3 (3 Regioni alla destra e 3 a quegli altri – che onestamente non so definire) ha esaltato Zingaretti che pensava a un risultato molto peggiore. Invece, complice il virus sul quale almeno un paio di Presidenti hanno vinto per manifesta superiorità, le cose sono andate così così per tutti. Quegli altri hanno comunque perso le Marche, e in Puglia e Campania hanno vinto con due personaggioni che te li raccomando, ma contenti loro…
La nebbia è anche composta di eccessivo personalismo. Ha vinto Zaia, ha stravinto De Luca, e i partiti non contano nulla? Nella nebbia ci sono pure i sospiri di sollievo per Conte che dicono tutti che esce rafforzato (vedremo poi perché).
A nebbia alzata cerchiamo di vedere meglio le cose: i partiti che sostengono il governo Conte sono, essenzialmente, il M5S, il PD, Italia Viva e Liberi e Uguali. Lasciando perdere quest’ultimo, il risultato elettorale dice questo:
- grande tracollo M5S;
- evaporazione di Italia Viva;
- fermo al palo attorno al suo stramaledetto 20% circa il PD.
Nota metodologica: è quasi impossibile ricavare dati nazionali dalle elezioni regionali per via del proliferare di listine e listarelle locali, personali, civetta che drenano voti che in normali elezioni politiche verrebbero attribuiti ai principali partiti. Ci dobbiamo quindi basare sui risultati regionali per quei partiti che si sono presentati da soli (come i 5 Stelle quasi ovunque), su estrapolazioni certo discutibili, e sugli immarcescibili sondaggi a ridosso della data delle elezioni.
Il mix di queste fonti, incerte solo se volete dati abbastanza esatti, ma sufficienti per dirci come vanno le cose in generale, ci dicono appunto questo: se si andasse a votare oggi la destra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia), sarebbero sul 48-50%, più che sufficiente per governare alla grande, mentre la coalizione attualmente al governo sarebbe al 36-38% assumendo come buono il 15% circa del M5S indicato dai sondaggi ma pesantemente smentito dalle regionali. Sì, lo so anch’io che alle regionali e amministrative i 5 Stelle sono sempre andati molto peggio (chissà perché?) e non si può trasferire la loro débacle dell’altro ieri al disegno del prossimo Parlamento, ma faccio notare che dalle Politiche del 2018 in poi i grillini sono sempre andati peggio, e che è prevedibile un effetto di trascinamento dell’immagine quando un partito va male (o bene) che si trasferisce su una maggiore sfiducia (o fiducia) trasformata poi in voti in meno (o n più). Mi spiego: i 5 Stelle sono ormai degli sfigati perdenti, litigano, non rispettano le promesse, vanno male ovunque, perché mai io – ipotetico elettore populista – dovrei dargli il voto alle Politiche (se fossero domani)?
Quindi sta accadendo questo: grillini e renziani hanno due importanti, forti, nutriti gruppi parlamentari (per come usciti dalle urne nel 2018 i primi, e per le conseguenze della scissione i secondi) che non potrebbero mai replicare, neppure lontanamente. Sia i 5 Stelle che Renzi, quindi, faranno carte false pur di non andare alle urne.
Da parte sua Zingaretti resta lì, in quel 20% che non è né carne né pesce; un partito importante ma non egemone, un partito comunque sopravanzato ancora dalla Lega, per tacere delle lacerazioni interne, della sfiducia della sua base, della mancanza di spessore della sua classe dirigente.
Ecco spiegato perché il Governo Conte durerà fino al suo ultimo giorno. Perché qualunque propensione avventurista sarebbe una tremenda legnata realista, e perfino i 5 Stelle lo riescono a capire.
Né si possono immaginare seri rimpasti, semmai giustificati dai nuovi rapporti di forza, proprio perché i soli e unici rapporti di forza che contino qualcosa sono quelli parlamentari, e in Parlamento i grillini sono forti, più del PD zingarettiano. Certo, se i 5 Stelle non sono proprio stupidi come io penso non tireranno neppure troppo la corda con eccessivi ricatti politici, e quindi i prossimi tre anni li vivremo così, di moine, di vivacchiamenti, di piccole tattiche; i 5 Stelle daranno il MES a Zingaretti e questi non gli toccherà il pessimo reddito di cittadinanza… Cose così.
In questo contesto dovremo gestire l’uscita dalla pandemia, i gravosissimi impegni del buon utilizzo del Recovery Fund, l’uscita dalla recessione spaventosa, la nuova legge elettorale, l’elezione del Presidente della Repubblica, l’Ilva, l’Alitalia, e altre venti o trenta altre bagattelle.
Viva l’Italia!