Ecco che ci risiamo…

Come ogni mattina leggo i giornali, e come ogni mattina devo trasalire (sempre di meno, sì…). Oggi 11 aprile leggo:

Anche senza parlare del finto DEF in preparazione, del cattivo accordo UE-GB sulla brexit, sulla fanfaluca del taglio delle pensioni d’oro e di molto altro, ce n’è abbastanza per chiedersi se non siamo in balìa di una massa di sciamannati incompetenti (sì, lo siamo). Poi, all’improvviso, ci ricordiamo: diamine! Ci sono le elezioni europee! Fino al voto non si può dire che siamo alla frutta, che la crescita è zero, che il debito pubblico ci strangola, che l’occupazione diminuisce (tranne per i fortunati 3.000 che faranno i navigator per il reddito di fannullanza), che le buche per le strade – tanto per andare, in senso letterale, terra terra – non si riparano non già perché i sindaci godano a farci sfasciare le gomme ma perché non hanno un euro che sia uno per ripararle!

E allora dico: campagna elettorale? Ma se abbiamo appena votato per Abruzzo, Sardegna e Basilicata con nottatacce perse e fiumi di inchiostro sprecati… Ah, ma le europee sono più importanti… Poi ci saranno le regionali in Calabria, Emilia e Piemonte (perché mica le hanno accorpate con le europee, non gli conveniva), poi scavalliamo l’inverno e avremo altre regionali: Toscana, Umbria, Marche, Puglia, Veneto, Campania e Liguria, e molti comuni anche importanti. E le politiche? Non crederete che questo governo arrivi al panettone? E quindi le politiche…

In Italia si vota sempre. E siamo sempre in campagna elettorale. E bisogna sempre fare promesse mirabolanti perché (non ci crederete…) il popolo abbocca ogni volta. Così il buon fare ha lasciato da tempo la penisola lasciando il posto al cattivo dire, alla demagogia, al populismo, alle roboanti promesse, intervallate da sempre meschini e sempre creduti scaricabarile sul perché, in realtà, non si è fatto nulla se non peggiorare le cose (“le colpe sono di quelli di prima” è un evergreen).

L’impressione è quello di vivere sulle montagne russe: Berlusconi ci porta festoso sull’orlo del baratro: urlo di Munch collettivo, panico, Grande Chiamata alla Responsabilità e arriva Mario Monti che fa quello che può, assieme a Fornero e alcuni altri martiri; il popolo: Buuuuu! A casa! Fornero al cimitero! Scomparsa di Monti, periodo – a conti incerottati, debito vagamente contenuto, economia in ripresa – di centro sinistra renziano riformista. Buuuuu, Pinocchio di Rignano, attentatore della costituzione più bella del mondo, Berluschino! Viva il pasto gratis, come lo chiamò Ottonieri, votiamo Lega che ci dà la tassa piatta, votiamo 5 Stelle, che ci dà il reddito di cittadinanza. Evviva, evviva Grillo, evviva Salvini!

Ora siamo nuovamente alla canna del gas, pian piano ce ne accorgeremo tutti (aspettate dopo le europee…) e la gente si rivolterà, rivoterà e forse, ma dico ‘forse’, arriverà un governo qualunque tranne che questo chiamato a sistemare i conti, ridurre il debito, favorire lo sviluppo… e dopo qualche mese, daccapo, il popolo senza il pasto gratis ricomincerà a buuare.

E, badate bene, non c’è nulla da fare. Nulla. Il centro sinistra zingarettiano sembra scivolare nel populismo, laddove la sinistra-sinistra già nuota da tempo. Il centro – come ha scritto Cacciari – si è dissolto polarizzando il dibattito fra opposte (ma così simili!) demagogie. E insisto: manca chi additi obiettivi chiari e realistici, chi indichi un orizzonte solido e perseguibile. E se c’è è inascoltato.

Quindi: prendete fiato ora, in cima al picco della montagna russa, che già si vede il ripido strapiombo verso il quale la nostra carrozzina precipiterà, fra le urla di gioia dei più adrenalitici e quelle isteriche dei più fifoni.