Si sta per aprire una tremenda stagione giudiziaria come strascico del virus: famiglie di defunti, ex malati e malati contro medici; medici contro amministratori; amministratori contro fornitori; tutti contro le Regioni; le Regioni contro lo Stato… La gestione delle crisi ha vari livelli di responsabilità e lascia spazio necessariamente a decisioni affrettate, soluzioni improvvisate, ripensamenti, e sopra queste incertezze navigano gli squali della politica, del profitto, della comunicazione. Alla fine, quando potremo considerare definitivamente chiusa la partita della pandemia, conteremo le vittime: i morti, i disoccupati, i falliti economicamente… Tutti costoro ritengono, con diversi gradi di ragione, di essere stati trattati ingiustamente da qualcuno: non prontamente curati; non sufficientemente assistiti; non adeguatamente protetti. E via di carte bollate. Procure intasate, lunghissime verifiche su questioni di difficilissima risoluzione, giudizi – comunque siano – indifferenti alla complessità in cui quelle disgrazie e quei dolori si sono sviluppati, innocenti puniti, colpevoli salvati. Gli avvocati stanno già comperando casse di champagne, i procuratori d’assalto stanno affilando i denti.
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Comunque abbiamo una certezza: non saremo più come prima. Al di là delle vicende e drammi personali, vedo che anche ai “piani alti” (economisti, Grandi Strateghi…) ci si interroga su come incideranno i tanti cambiamenti di comportamento che siamo stati costretti ad assumere: dallo smart working agli acquisti on line, per dirne due evidenti che hanno riflessi sul lavoro e il commercio. Dalla scuola differita alla spesa una volta alla settimana. Dal minore affollamento negli ambulatori medici alle passeggiate solitarie. Dall’intrattenimento domestico alle domeniche senza caccia e calcio… Molte cose torneranno identiche a prima, ma alcune, certamente no. E quelle che non torneranno come prima potrebbero avere significative ricadute sulle micro economie locali, sugli stili sociali di comportamento, su preferenze personali in ambiti anche apparentemente poco significativi che però, a livello di massa, per di più planetaria, comporteranno stravolgimenti di grande impatto, che oggi possiamo solo in parte immaginare.
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“Non c’è un virologo che abbia detto la stessa cosa di un altro“, dice Aldo Cazzullo; ovvio: la medicina non è una scienza ma una pratica basata anche su discipline scientifiche (biologia…) e che utilizza la statistica (che non è una scienza ma lo sembra) per l’analisi delle evidenze, dell’efficacia etc. Problema: noi vogliamo essere curati, abbiamo un disperato bisogno di sapere che qualcuno ci curerà. Oltre alla fede – chi ce l’ha – ci fidiamo della Scienza – tranne grillini e complottisti assortiti. Capire che la medicina non è né l’una né l’altra può produrre crisi di sconforto in alcuni. Per esempio nel ministro Boccia, quasi patetico nel chiedere certezze “agli scienziati”. Comunque, potremmo approfittarne per investire ingenti fondi in ricerca e sviluppo, anziché tagliarli…
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Ma avete visto la pubblicità Barilla, nello stile e con tono di quelle dell’8 per mille alla Chiesa cattolica, tutto sull’Italia che ce la fa contro il virus? Ma come si permettono, sciagurati!
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L’ultimo sondaggio politico che ho trovato, al momento in cui scrivo (13 aprile 2020) è quello Ixè per Rai3 (Cartabianca) del 6 aprile. Con tutte le cautele sempre riaffermate in questo blog in merito ai sondaggi, la Lega viene data al 26%. Dai fasti del Papeete (agosto 2019) sono passati 10 mesi e più di 10 punti percentuali (nei sondaggi di agosto-settembre 2019 la Lega veniva accreditata di un 36-38%). Un’ulteriore conferma di quanto spesso scritto qui, anche in queste noterelle del virus: se non hai nulla da dire (come Salvini) puoi avere successo solo con una continua, capillare, insistente esposizione mediatica: urlata, bugiarda, sopra le righe. Se vieni costretto – causa virus – a gironzolare e berciare meno, e se la preoccupazione principale, vera, solida, degli italiani riguarda altre cose, la tua (di Salvini) vacuità emerge chiaramente e la gente si volta da un’altra parte. Prima o poi, in casa Lega, si oltrepasserà quella soglia al ribasso che porterà una parte di quel partito a chiudere i conti col Capitano. E tutto è scaturito da un’idiozia, un errore di calcolo imperdonabile di costui. Vedi, a volte, che la stupidità si paga?
P.S. Ovviamente i populisti, i sovranisti, i suprematisti e tutto il codazzo di brutta gente con la quale conviviamo, in Italia, non è evaporata né si è convertita. Si è semplicemente spostata: sul partito della Meloni (quasi raddoppiato nel periodo, ora dato al 12,5 da Ixè) e, attenzione, su Conte in quanto tale, che si prepara, sostanzialmente a furor di popolo, a sostituire Di Maio con un populismo più colto e preparato, più democristiano (in un partito suo? Chi sopravviverà al virus vedrà).
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L’umanità: così straordinariamente prevedibile! Sia in Gran Bretagna, che in Svezia, in USA, in Giappone e, forse con toni minori, anche altrove, le cose sono andate così: i) virus? quale virus, noi ce ne freghiamo! ii) Sì, il virus, ma non c’è da preoccuparsi, fate come niente fosse… iii) Tranqui, c’è l’immunità di gregge; poi, immancabile: iv) Omioddio, c’è il virus! State a casa! Mettete le mascherine! Pregate!
Nessuno ha imparato dagli altri: dal rigore cinese (vabbè, lì è facile, non sono esattamente democratici) né dal caso italiano: eclatante, anticipato di gran lunga rispetto agli altri… Ognuno ha pensato: ma NOI non siamo mica cinesi/italiani, eh no! Siamo ‘sto cazzo di britannici, siamo puzzetta-sotto-il-naso di svedesi, siamo Capitan America!
Riflessione: non c’è nulla da fare, siamo governati – in tutto il mondo – da uomini (e donne) straordinariamente “umani”: banali, di media intelligenza, soggetti a mille pressioni, dubbi, preoccupazioni (lo faccio, non lo faccio? Cosa penseranno di me? Mi ringrazieranno o mi biasimeranno? …). Decidono per come sanno, per come capiscono, per come sono consigliati, per come il partito chiede, per come gli industriali, i sindacati, i mass media, i social pretendono… E fanno, tutti, nessuno escluso, i medesimi errori.
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Confcommercio stima una riduzione dei consumi del 10,4% nel trimestre rispetto al 2019. Il mese di marzo è completamente responsabile della caduta (-31,7%). Domanda: poiché mangiare si mangia più o meno uguale, a cosa è dovuto il calo? Sì, meno benzina, meno ristorante, meno apericene, meno turismo… e meno, probabilmente, una serie di consumi voluttuari, non essenziali. Dai, che impariamo anche a spendere più assennatamente i nostri soldi (chiedendo sommessamente scusa al PIL).
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E nel quadro preoccupato generale un’azienda emiliana propone box di plexiglass nelle spiagge, per poter andare al mare in tranquillità. Tutti in spiaggia quindi! Ognuno nel suo cubicolo 2×3 di plexiglass con dentro un ombrellone e due sdraie. E un pulsante antipanico!
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Si è aperta la caccia al Conte. Stufi dei divieti, a corto di argomenti piccanti, dovendo per forza dire qualcosa di intelligente, i polemisti di’Italia si vanno concentrando su Conte inadatto, anzi mascalzone, anzi dittatorello, sui provvedimenti illegittimi, sull’asteroide che a questo punto sarebbe stato meglio. Questa gente mi stanca. Preciso – ma i lettori di HR lo sanno benissimo: Conte non mi piace neppure un ette, è inadatto a qualunque cosa a capo di un governo di disgraziati. Niente mi piace di questa situazione. Ciò detto, mi sembra facile fare i primi ministri dal salotto di casa; questo atteggiamento ha sostituito la storica propensione a fare gli allenatori o i commissari tecnici, e la più recente ma meno appagante vocazione a essere tutti virologi… Direi che un po’ di pudore, ancor prima che di prudenza, suggerirebbe ai più di tacere, sperare di sfangarla con la classe dirigente che da noi ci siamo data, e ricominciare a fare buona politica. Le critiche da tinello, anche se proposte da fior fiori di costituzionalisti, giuristi e altri -isti assortiti, valgono esattamente zero. Almeno in questo momento.
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Nella puntata n. 1: disinformazione e necrofilia; non tirate fuori l’analisi costi benefici per il virus; esempi piccoli e marginali di tentativi di ripresa sociale.
Nella puntata n. 2: la bellezza delle città deserte; sono scomparsi i sovranisti, grazie virus! Responsabilità istituzionali e responsabilità individuali.
Nella puntata n. 3: incominciamo a vedere i cambiamenti nei nostri comportamenti, nei nostri giudizi… Intanto assistiamo al disastro fuori dall’Italia, dove ripetono – forse in peggio – i nostri vecchi errori. E l’Europa cosa fa?
Nella puntata n. 4: il telelavoro all’epoca del coronavirus e la consapevolezza che non è affatto male! E se alla fine dovessimo riconoscere che il governo, col pasticciamento tipico italiano, alla fine non si è poi comportato così male?
Nella puntata n. 5: Prime chiare conseguenze sociologiche della crisi del virus: stanno scomparendo i personaggi di mezza tacca e i palloni gonfiati. L’Europa dipende dalle religioni? Una cronaca a puntate del mondo ai tempi del virus.
(In copertina: foto dell’Autore)