Continua l’esibizione del corpo femminile in pubblicità più o meno patinate. Perché il seno fa vendere? Qual è l’origine dell’attrazione verso il seno?

Continua l’esibizione del corpo femminile in pubblicità più o meno patinate. Perché il seno fa vendere? Qual è l’origine dell’attrazione verso il seno?
Una riflessione che parte dagli stereotipi delle “donne dell’Est” di Paola Perego e arriva alla politica. Perché c’è un filo conduttore, che si chiama omologazione, e minaccia la nostra democrazia.
Un’analisi irrituale sulla condizione della donna e una critica, da donna a donne, su un’ideologia errata, quella che esaspera il discorso di genere.
Nel linguaggio politico – specchio di quello corrente – dilaga il sessismo più becero. Le donne in politica sono bersaglio di volgarità inaccettabili, segno dell’esistenza di un nuovo terreno di lotta politica: il linguaggio.
125 milioni di donne hanno subito la mutilazione dei genitali. 500.000 in Europa. Oggi 6 Febbraio cerchiamo di capire e denunciamo.
La Turchia amplia la possibilità di sposare bambine. Una violenza molto diffusa nel mondo.
La cronaca segnala quella che appare una persecuzione femminile. E’ un problema culturale ampio e complesso, ma c’è spazio per l’ottimismo
Il Fertility Day voluto dalla ministra Lorenzin è già un flop comunicativo a tre settimane dall’evento, mostrando nel contempo un’inadeguata visione della realtà sociale
Il caso delle cicciottelle del tiro con l’arco è un caso di studio comunicativo di discreto interesse. Il fatto: il quotidiano sportivo QS titola “Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico”. Apriti cielo! Contestazioni sui social e protesta della federazione del tiro con l’arco; conseguenza: immediatamente rimosso il direttore della testata.
Hic Rhodus ha preso una posizione definita sui fatti avvenuti nella notte di San Silvestro 2015 nella piazza antistante la stazione ferroviaria principale di Colonia. La condivido completamente.
Resta però ancora molto da chiarire e molto da spiegare. Che cosa è avvenuto con precisione quella sera a pochi passi dalla famosa cattedrale di Colonia?
Sulle molestie di massa subite da centinaia di donne di Colonia (e di altre città) da parte di individui “di aspetto nordafricano o arabo” avete letto già più o meno tutto. Aggiungo qualcosa perché la chiave di lettura da adottare a me sembra solo sfiorata e non sufficientemente sviluppata nelle sue conseguenze. Allora dico subito che il problema non è (solo) la molestia alle donne. Molti commentatori e blogger si sono concentrati su questo aspetto, certamente grave, gravissimo, che impedisce però di vedere un problema più ampio.
Il cosiddetto divorzio breve (ma non brevissimo) è legge e va segnalata la grande convergenza politica su un testo che poteva essere migliore ma che deve essere computato come una vittoria democratica e liberale. “Democratica e liberale”, e quindi non della destra estrema (Meloni) e non della Chiesa cattolica. Onestamente io sono lieto della legge e potrei infischiarmene della Meloni e dei cattolici più oltranzisti, ma a partire da quello che loro sostengono, nella loro contrarietà, si può fare un esercizio interessante di carattere antropologico.
Poco più di un anno fa ho scritto qui su HR il post intitolato Il corpo delle donne è rivoluzionario dove sostenevo una cosa in fondo abbastanza banale: nella società occidentale secolarizzata c’è una tale inflazione di corpi nudi che riesce ormai difficile leggere come provocatorio il flash mob nudista, la ripetitiva sceneggiata delle Femen o la biciclettata tutti nudi contro il traffico, mentre il corpo nudo femminile riesce ancora a creare provocazione in società patriarcali connotate dalla bigotteria religiosa, e proponevo due esempi specifici: quello delle musulmane Elmahdy e Sboui e quello delle donne mormoni (rimando al mio post precedente per precisazioni e spiegazioni).
Anni fa in Turchia fui sottoposto a una sorta di terzo grado da un collega turco che voleva sapere che ne pensavo del velo, se mi dava fastidio e così via. Ricordo il mio imbarazzo non tanto nel cercare una risposta diplomatica, quanto nell’intrusione che percepivo in quella domanda, il fatto che il mio interlocutore riponesse così tanto “capitale emotivo” su questa faccenda del velo. Da allora sono piuttosto sensibile al tema; alle Olimpiadi abbiamo visto le atlete velate, i veli appartengono ormai al nostro paesaggio urbano e, di tanto in tanto, qualche tragico fatto di cronaca ci ricorda i padri-padrone, o i fidanzati-padrone, o i mariti-padrone, che in Italia picchiano donne islamiche che non voglio portare il velo (solo gli ultimissimi fatti: Padova, Luglio 2014; Cremona, Luglio 2014; Treviso, Settembre 2014). E nei paesi islamici è molto peggio e si arriva a uccidere, come nel caso del sociologo del Bangladesh recentemente ucciso per strada a colpi di machete perché aveva vietato il velo alle sue lezioni.
Titolo di un libro-cult della mia generazione che rubo spavaldamente per fare una riflessione molto al limite, forse discutibile per alcuni di voi che leggete. Siete avvertiti. Tutto nasce da un senso di stucchevole ipocrisia che percepisco quando si parla di famiglia con scopi politici, in particolare da certi settori cattolici che si affannano ad essere più papisti del Papa e, quel che è peggio, da settori per nulla cattolici che pensano di guadagnare voti strizzando l’occhio a categorie (ingenue) di credenti. In Italia abbiamo alcuni politici attivissimi in favore della famiglia, sostenuti da una fittissima rete di associazioni cattoliche che, in conclusione, propongono una visione stridente coi comportamenti sociali più diffusi, come vi mostrerò anche con cifre documentate. Naturalmente ognuno crede in ciò che vuole ma quando le credenze religiose si sovrappongono all’azione politica che agirà su tutti, credenti e laici, allora qualcosa non funziona, e un non credente come il sottoscritto ha qualcosa da ridire.