If I had breasts, I’d bare them in solidarity with Amina. Those women who are doing so are heroes. Support them
Richard Dawkins
Avete mai corso nudi a sostegno dei malati di orzaiolo? O partecipato a una biciclettata, tutti rigorosamente nudi, per protestare contro l’estinzione del grillotalpa argentino? Nooo? Avrete almeno fatto un calendario nudi a difesa della popolazione Kwakiutl!! Se non avete mai fatto cose così siete ormai una minoranza. Un giorno sì e un giorno no sui nostri quotidiani appaiono notizie di nudità esibite da normali cittadini (generalmente del Nord Europa e America, noi mediterranei siamo più pudichi) per le ragioni più disparate; sorrisi gioiosi, celluliti in mostra senza vergogna, cause nobilissime. Tranne che nel caso delle Femen ovviamente: belle e arrabbiatissime. Non ricordo di preciso quando sia iniziata questa moda; ormai è qualche anno ma non poi moltissimi. All’inizio forse facevano scandalo e, conseguentemente, raggiungevano lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi che stavano a cuore ai nudisti; ormai sono relegate fra le notizie minori.
Nella società occidentale il tabù del corpo è stato violato e superato da molto tempo. La (cosiddetta) “rivoluzione sessuale” degli anni ’60 è stata in realtà un suggello borghese a quella manifestazione di pulsioni che negli anni ’20-’50 era vera trasgressione da parte di pochi (minoranze artistiche). Sarebbe poi interessante leggere come nudità e pudicizia si siano inseguite nella Storia, con momenti di grande chiusura alternati ad alcuni sprazzi di incredibile tolleranza (per esempio nella Venezia del ‘500). In ogni caso è tutto finito. Il gioco della seduzione, il coprire e lo scoprire malizioso, l’allusione della nudità letta in una caviglia scandalosa… tutto finito con Internet e i mille rivoli del nudo a gogò, diventato rapidamente e spesso pornografia: da Youporn ai selfie, dalle piattaforme pop e tolleranti (Tumblr, per esempio, agli antipodi del bigotto Facebook) alle tette su Twitter… Chi vuole il nudo lo trova in tutte le forme e stili e, onestamente, le massaie di Amsterdam che protestano nude per La Buona Causa Del Giorno possono al massimo fare tenerezza. In Occidente.
Perché altrove il nudo è rivoluzionario, specie se femminile. Basta vedere due recenti casi nel mondo arabo: Aliaa Magdi Elmahdy e Amina Tyler (nickname di Amina Sboui), egiziana la prima e tunisina la seconda. Malgrado alcune evidenti ambiguità che da lontano non si possono chiarire e ben comprendere, le due giovanissime arabe hanno postato per protesta foto a seno nudo (anzi: Aliaa ha postato un nudo integrale) su reti social e – questo è importante da sottolineare – hanno avuto e continuano tuttora ad avere comportamenti di aperta ribellione verso il potere religioso e il maschilismo dominante nelle loro società. E a pagarne personalmente le conseguenze visto che ora sono costrette a vivere all’estero dopo gravi discriminazioni e minacce. Non racconterò le loro storie perché facilmente rintracciabili in rete (anche a partire dai link in questo post) salvo segnalare che le loro azioni dimostrative hanno sollecitato sia una forte solidarietà fra le donne occidentali culminata, il 4 aprile scorso, in una “Topless Jihad” internazionale, sia una vigorosa protesta di donne arabe. Avrete notato subito, naturalmente: (alcune) donne occidentali = brave Aliaa e Amina; (alcune) donne arabe = no a “liberazioni” di questo genere.
Ma il problema non è neppure la contrapposizione fra Occidente e Islam, come dimostra il recente progetto di donne mormoni (bianche quindi, americane) che posano nude per protesta contro la misoginia religiosa dominante (trovate informazioni QUI e QUI) e capisco che anche questi corpi, per nulla aderenti a cliché pruriginosi, con la loro pinguedine, vecchiezza, mancata ostentazione, possono essere estremamente rivoluzionari in quei contesti. In tutti i casi (quelli delle giovani arabe e questo delle comuni donne mormone) la forza del gesto è di essere diretto contro il potere religioso, la sua cappa misogina, i suoi condizionamenti maschilisti, le sue regole insopportabili. L’esibirsi nude in un contesto culturale che mette al bando la sessualità e discrimina le donne in quanto oggetto di fantasie peccaminose può essere decisamente un atto dirompente, coraggioso e destabilizzante.
Noi occidentali (mormoni a parte), secolarizzati e cinici diamo un’occhiata veloce e passiamo oltre.
Risorse:
- La storia del corpo femminile nelle civiltà mediterranee, di Giulia Francesca Perra, Il Calderone magico;
- su Aliaa Magdi Elmahdy ho scritto diverse cose e, seguendo i vari link nei post, troverete i materiali necessari per comprendere il suo gesto e la sua vicenda;
- Su Amina Sboui (alias Amina Tyler) ho scritto QUI e ancora QUI (seguite inoltre i vari link).
P.S. A scopo precauzionale (ci sono sempre lettori frettolosi): i tre nudi di questo post sono opere d’arte famose di Modigliani, Courbet e Botero. Debitamente censurate…