Non c’è categoria che non lamenti di essere stata dimenticata dal governo. Per forza: questo accade perché mancano politiche strategiche e strutturali.

Non c’è categoria che non lamenti di essere stata dimenticata dal governo. Per forza: questo accade perché mancano politiche strategiche e strutturali.
Si può parlare di meritocrazia in Italia, nel lavoro? Certamente no…
Il coronavirus andrà come andrà… Ma se incominciassimo ora a pensare al dopo, e a pensarlo migliore di quello attuale?
Una proposta libertaria per il reddito di base, che capovolge le logiche del reddito di cittadinanza dei 5 Stelle.
Una commemorazione stracca, inattuale. Perché non proviamo a riflettere in modo nuovo sul lavoro?
Insomma, davvero vedete da qualche parte una ragione per essere ottimisti? E la cosa non vi fa arrabbiare?
In Italia il pensiero dominante non è come risolvere i problemi ma come poter credere che si risolvano da soli. La cultura del pasto gratis è la vera differenza col mondo dei paesi ad alta produttività.
La ripresa ecomomica e l’aumento dei posti di lavoro sono delle realtà innegabili. Ma non sempre avere un lavoro significa poter contare su condizioni di vita dignitose.
I voucher erano davvero da eliminare? Proviamo a capirlo partendo dai dati e non dalle convenienze politiche.
Se i robot sostituiranno massicciamente il lavoro umano, come cambieranno le categorie economiche? Il concetto di “valore” avrà ancora senso? Quello di “mercato”?
Anche se la consulta ha bocciato il referendum sull’art. 18, vale la pena chiedersi perché la CGIL l’abbia promosso.
La battaglia contro l’apertura domenicale dei negozi è sbagliata e di retroguardia. Ecco le ragioni.
Ragionare sulla strana formulazione dell’art. 1 della Costituzione permette di capirne i suoi limiti storici e contingenti, e quindi di accettarne la necessità di revisioni e adeguamenti.
Ormai ci siamo abituati: ogni volta che si parla di argomenti che dovrebbero essere oggetto di una valutazione basata sui dati di fatto, si finisce in una querelle tutta dialettica, come se bastasse una buona o cattiva comunicazione a indirizzare i problemi in un senso o nell’altro.
Stavolta, e non per la prima volta, la discussione si è accesa sui dati relativi all’embrione di ripresa economica in cui l’Italia si trova, e in particolare sugli effetti del Jobs Act sull’occupazione. Addirittura, il Presidente del Consiglio Renzi ha annunciato un piano “antibufala” per contrastare la disinformazione che a suo dire viene fatta sull’operato del Governo. Ma è davvero così?
(La prima parte di questa riflessione, relativa a demografia, ambiente, accesso alle risorse e guerre, la trovate QUI)