Chi contrappone una pace qualunque alla libertà, commette un errore fondamentale, che l’abitudine a dividere il mondo in Bene contro Male impedisce spesso di vedere.

Chi contrappone una pace qualunque alla libertà, commette un errore fondamentale, che l’abitudine a dividere il mondo in Bene contro Male impedisce spesso di vedere.
Il Covid ha esasperato tre tendenze preesistenti: diminuzione demografica, smart working e propensione dei lavoratori a cambiare impiego. Nei prossimi anni, queste tre forze potrebbero rivoluzionare l’Italia, marcando una nuova epoca d’oro per il lavoratore.
Una bella fetta della pubblica amministrazione non funziona. Ma potrebbe esserci una formidabile soluzione…
Non c’è categoria che non lamenti di essere stata dimenticata dal governo. Per forza: questo accade perché mancano politiche strategiche e strutturali.
Si può parlare di meritocrazia in Italia, nel lavoro? Certamente no…
Il coronavirus andrà come andrà… Ma se incominciassimo ora a pensare al dopo, e a pensarlo migliore di quello attuale?
Una proposta libertaria per il reddito di base, che capovolge le logiche del reddito di cittadinanza dei 5 Stelle.
Una commemorazione stracca, inattuale. Perché non proviamo a riflettere in modo nuovo sul lavoro?
Insomma, davvero vedete da qualche parte una ragione per essere ottimisti? E la cosa non vi fa arrabbiare?
In Italia il pensiero dominante non è come risolvere i problemi ma come poter credere che si risolvano da soli. La cultura del pasto gratis è la vera differenza col mondo dei paesi ad alta produttività.
La ripresa ecomomica e l’aumento dei posti di lavoro sono delle realtà innegabili. Ma non sempre avere un lavoro significa poter contare su condizioni di vita dignitose.
I voucher erano davvero da eliminare? Proviamo a capirlo partendo dai dati e non dalle convenienze politiche.
Se i robot sostituiranno massicciamente il lavoro umano, come cambieranno le categorie economiche? Il concetto di “valore” avrà ancora senso? Quello di “mercato”?
Anche se la consulta ha bocciato il referendum sull’art. 18, vale la pena chiedersi perché la CGIL l’abbia promosso.
La battaglia contro l’apertura domenicale dei negozi è sbagliata e di retroguardia. Ecco le ragioni.