Nel tentativo di riguadagnare propositività su temi di contenuto, il M5S è tornato a richiamare con forza attenzione sul proprio disegno di legge per il cosiddetto reddito di cittadinanza, che era già stato un cavallo di battaglia nella campagna elettorale per le scorse elezioni europee e che, alle precedenti elezioni politiche, in una forma o nell’altra e con maggiore o minore enfasi, aveva trovato spazio anche nei programmi di Scelta Civica (“reddito di sostentamento minimo”) e del PD (“reddito minimo”). Nonostante che alcuni giornali abbiano tentato di aiutare gli elettori a districarsi tra queste diverse proposte in ambito di welfare, mi sembra che tuttora ci sia parecchia confusione in materia. A questa confusione contribuisce anche il fatto che l’attuale proposta di legge del M5S è diversa da quella che era stata presentata nel 2013, e ovviamente da quelle che in diversa forma erano state delineate da altri partiti. Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza.
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Il MoVimento: cometa di Halley o scie chimiche?
Di certe storie non è difficile capire fin dall’inizio come andranno a finire ma resta solo un dubbio sul “quando”. La storia del MoVimento 5 stelle è una di queste. Salvo un imprevedibile sussulto che potrebbe rimetterlo in gioco in occasione della prossima elezione del nuovo Capo dello Stato, il progetto urlato nelle piazze si è infranto sull’asfalto come avviene a chiunque salga troppo in alto senza alcun appiglio per rimanerci al momento in cui le correnti ascensionali che ti ci hanno portato si affievoliscono. Ma anche in caso di questo ipotetico sussulto, la permanenza del MoVimento in posizione influente nel teatro della politica italiana sarebbe condizionata dal suo trasformarsi in partito e dunque ammettere di aver voluto aprire la scatoletta di tonno soltanto per entrarci e non per svuotarla. Negando se stesso.
Ogni giornale che chiude è un colpo alla Democrazia
Una delle battaglie del M5S e, in generale, degli indignati anti-casta, riguarda il finanziamento pubblico dell’editoria e, in particolare, dei quotidiani. Si tratta di una battaglia con molti risvolti superficiali e sbagliati, e voglio provare a spiegare il perché. Vorrei partire dalle ragioni di chi combatte l’editoria sovvenzionata. Il disegno di legge a firma Crimi e altri presentato il 10 Aprile dell’anno scorso viene motivato (art. 1, comma 1)
ai fini della promozione della concorrenza e della tutela dei consumatori nel settore dell’informazione nonché al fine di assicurare il conseguimento di rilevanti economie di spesa per la finanza pubblica.
Un discorso, in astratto, che può suonare molto liberale e opportuno ma che non tiene in minimo conto una serie di dati di sistema abbastanza noti sulla difficoltà, per l’editoria contemporanea, di sopravvivere all’editoria digitale, al calo dei lettori, alla perdita di quote pubblicitarie a favore, per esempio, della televisione.
Non vaccinare tuo figlio se non vuoi che diventi gay
È stata recentemente depositata dal M5S la proposta di legge 2077 del 12 febbraio per consentire al
dipendente pubblico militare o civile, ad eccezione del personale medico o paramedico e del personale addetto alla cucina o alla mensa, [il] diritto di opporre rifiuto alla richiesta di vaccinazione motivandolo in forma scritta (Art. 2).
Reddito di cittadinanza, reddito minimo… facciamo chiarezza
Nelle settimane immediatamente precedenti le elezioni europee, tra gli argomenti toccati dalla campagna elettorale c’è stato quello del reddito di cittadinanza, una proposta che, a onor del vero, era già stata avanzata dal M5S sia alle scorse politiche che, in modo circostanziato, alcuni mesi fa, e che alle scorse elezioni politiche, in una forma o nell’altra e con maggiore o minore enfasi, aveva trovato spazio nei programmi di Scelta Civica (“reddito di sostentamento minimo”) e del PD (“reddito minimo”). In quel periodo, alcuni giornali tentarono di aiutare gli elettori a districarsi tra queste diverse proposte in ambito di welfare, ma mi sembra che tuttora ci sia parecchia confusione in materia. Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza.
Dall’Europa di oggi all’Italia di domani. Analisi post elettorale di Hic Rhodus
Abbiamo chiesto ad alcuni amici di Hic Rhodus di affiancarci nell’analisi post elettorale. Cosa cambierà in Europa? Cosa in Italia? Qual è il risultato più eclatante? Ecco le loro risposte (e le nostre); ciascuno ha scritto a titolo personale senza un confronto preliminare; le opinioni non riflettono necessariamente quelle di Hic Rhodus.
Uscire dall’Euro: un lancio senza paracadute
Basta Euro! è un grido che in questo periodo di campagna elettorale europea si ode risuonare da più parti; se la Lega candida nelle sue liste Claudio Borghi, che insieme ad Alberto Bagnai è tra i principali economisti sostenitori di un’uscita dall’Euro, il M5S non resta certo a guardare, e Beppe Grillo ripropone la prospettiva di un referendum popolare per decidere dell’uscita dall’Euro. Ma ci sono davvero buoni motivi per voler uscire dall’Euro? E sarebbe così semplice farlo? In questo post proveremo ad approfondire un po’. Una premessa è necessaria: anche se cercherò di esporre le cose in modo obiettivo, io ho ovviamente una mia opinione: sono favorevole all’Euro e desidero che l’Euro funzioni, con l’Italia a farne parte. Fatta questa “confessione”, entriamo nel merito.
È colpa tua! No, hai cominciato prima tu!
La rissa politica di queste settimane si presta a una riflessione sulle forme sterili e nevrotiche del dibattito (che non è affatto dibattito, come stiamo per vedere). Semplificando a scopo espositivo è successa più o meno una cosa così:
- Anti-grillini: Le vostre offese alla Boldrini sono intollerabili!
- Grillini: Perché siete dei mascalzoni!
- Anti-grillini: Questo è un linguaggio fascista!
- Grillini: Non meritate altro, avete applicato la “tagliola”!
- Anti-grillini: Perché voi facevate opposizione in modo delinquenziale!
- Grillini: Ma voi avete picchiato la deputata Lupo!
- Anti-grillini: Ma voi avete usato un linguaggio sessista contro le deputate PD!
- Ad libitum…