In tema di immigrati la sinistra continua a sbagliare approccio, e scorda che una vera integrazione passa dal riconoscimento dei doveri dei migranti, non solo dei loro diritti.

In tema di immigrati la sinistra continua a sbagliare approccio, e scorda che una vera integrazione passa dal riconoscimento dei doveri dei migranti, non solo dei loro diritti.
ll dibattito televisivo verte sulla necessità di salvare i migranti in mare o di chiudere i porti, ma trascura completamente l’opportunità di acquisire nuovi cittadini ed i trend migratori mondiali.
C’è chi protesta per la proposta Bellanova, che vorrebbe regolarizzare gli stranieri “almeno” per la raccolta dei prodotti agricoli estivi. Chi protesta, ancora una volta, vive in un mondo astratto che vede attraverso occhiali ideologici, facendo danni terribili.
Il nostro cuore sarà coi migranti disperati sulla Sea Watch, ma se non facciamo un salto di qualità “politico” questo cuore conterà zero.
Basta retorica sui migranti se non vogliamo fare il gioco di Salvini.
La “linea dura” adottata da Giuseppe Conte al recente Consiglio Europeo si è tradotta in un sostanziale fallimento. E l’Italia non può neanche lamentarsi…
Prendiamo spunto da un interessante film per un ragionamento senza infingimenti sul problema dei migranti
Guardiamo in piccolo: Aquarius, i nostri pochi immigrati… Ma le prospettive sono drammaticamente serie…
Con il bla bla retorico non si sconfigge Salvini e la sua politica di destra. Ecco le verità da conoscere sull’immigrazione, il diritto internazionale e le posizioni europee.
Lo pseudo-dibattito fra buonisti e cattivisti sul tema migrazione è generalmente priva di basi. E’ chiaro che non possiamo respingerli, ma è altrettanto chiaro che non possiamo continuare ad accogliere tutti, e chi lo nega, semplicemente nega la realtà.
I migranti, la reazione armata dell’Austria, l’Europa, Triton e tutto quello che dovete sapere per interpretare il fenomeno delle migrazioni, al netto delle idee sbagliate e di parte.
I movimenti di popolazioni, oggi, sono inevitabili. La tecnologia che noi abbiamo in Occidente per i nostri spostamenti è a disposizione anche di chi si muove da Paesi meno abbienti e dei trafficanti di esseri umani. Che si tratti di rifugiati o di migranti per ragioni economiche credere di respingerli con barriere è un po’ ingenuo. Capisco che dal punto di vista elettorale possa servire dirlo. Sul breve periodo. Ma il problema si ripresenterà (Filippo Grandi, alto commissario UNHCR; fonte).
L’idea di tenere lontani gli invasori, nomadi, migranti e vaganti di ogni genere con delle barriere impenetrabili è antichissima.
Migration Compact, è stata battezzata con l’intento forse un po’ malizioso di evocare altre politiche di convergenza europea imposte più che proposte dalla leadership tedesca all’Unione Europea: si tratta dell’abbozzo di proposta sottoposto dall’Italia per la gestione del problema delle migrazioni.
Noi l’abbiamo letta, e pensiamo che, per una volta, contenga diversi spunti validi. Vediamo di cosa si tratta.
Dal 4 al 6 dicembre scorsi, ho assistito ai lavori del convegno “Analysis and Activism: Social and Political Contributions of Jungian Psychology”, svoltosi a Roma e organizzato dalla IAAP (International Association for Analytical Psychology). Tra le altre cose, mi ha attirato l’insolito accostamento tra la scuola analitica che si richiama all’esempio di Carl Gustav Jung, una personalità di sconfinata cultura e grande profondità di pensiero, e l’attivismo sociale, un’attività pragmatica quant’altre mai. Il programma (di cui ho potuto ovviamente seguire solo una piccola parte) era effettivamente estremamente variegato, e qui vorrei parlare di uno solo tra i molti, interessanti argomenti toccati: l’assistenza psicologica ai migranti e ai profughi.
Il capitolo più spinoso del dossier migrazione riguarda l’opzione militare. Che piaccia o no questa resta una delle possibili e forse inevitabili (ed è di questi giorni la notizia dell’inizio di offensive in Siria). Poiché una grandissima parte dei migranti fugge da zone di guerra e terrorismo (Libia, Siria, Irak…), pacificare quelle zone ed estirpare il terrorismo significherebbe ripristinare una normalità che non imporrebbe più la fuga riducendo drasticamente i flussi migratori.