Hitler in acqua

Quando si parla di migranti spesso si confondono tre aspetti del tutto diversi: i salvataggi in mare, l’accoglienza di nuovi cittadini, e le tendenze demografiche mondiali.

Cominciamo dai salvataggi in mare. Qui il concetto è semplicissimo: salvare chi sta affogando è obbligatorio. Lo dice il diritto internazionale, lo dice la religione, lo dice qualsiasi elementare regola morale. Come un medico giura di salvare ogni ammalato, così un marinaio giura di salvare qualsiasi persona in difficoltà. Non ci sono alternative e non ci possono essere dubbi. Se per assurdo vedessimo Hitler annaspare in acqua, dovremmo per forza offrirgli il braccio e tirarlo su.

Il secondo punto è la cittadinanza. Abbiamo salvato Hitler dall’affogamento, ma questo non vuol dire che dobbiamo invitarlo a cena e dargli le chiavi di casa. Un profugo deve essere portato a riva, ma non sta scritto da nessuna parte che poi debba ricevere il permesso di soggiorno né che possa andarsene a spasso. Dato che la società è basata su delle regole (ad esempio, il dovere di pagare le tasse) e che, molto concretamente, per dare case, pensioni ed assistenza sanitaria a tutti ci vogliono soldi, lo Stato ha il diritto di imporre restrizioni alla migrazione, e di farle rispettare con la forza. Ad esempio, è perfettamente lecito fissare delle quote annuali di immigrazione, ed anche selezionare i migranti sulla base delle capacità, delle attitudini, delle richieste del mercato del lavoro.

In questo settore c’è molto da fare, per migliorare le regole ed armonizzarle a livello europeo; le regole italiane attuali presumono che tutti gli immigrati siano Hitler (anzi, “risorse boldriniane”) e sono state scritte da politici (Bossi – Fini – Salvini) che avevano in mente solo i voti alle elezioni, appena mitigate dal recepimento di alcune norme europee; esse esulano completamente da concetti di giustizia e soprattutto di opportunità per l’Italia.

Oggi è molto difficile immigrare legalmente in Italia da fuori UE, se non come rifugiati, ed è difficilissimo ottenere la cittadinanza: almeno dieci anni d’attesa, obbligo di dimostrare un reddito anche se la metà degli italiani non dichiara alcun reddito, sostanziale impossibilità di accesso per i figli nati in Italia se non rivolgono la richiesta esattamente nel diciannovesimo anno di età… tant’è che il numero di cittadinanze ottenute ad esempio nel 2018 è crollato di decine di migliaia di unità rispetto agli anni precedenti.

Il nostro interesse ovviamente sarebbe l’esatto contrario: invogliare i migranti economici a venire in Italia e regolarizzarsi portando con sé le famiglie, lavorare, pagare tasse e contributi, ed avere in cambio un percorso chiaro e semplice verso la cittadinanza per sé e per i figli – anche perché l’attuale contrazione demografica non farà bene a nessuno di noi, neanche a chi ha un colpo apoplettico quando si parla di ius soli; ricordo a questo proposito che:

  • L’immigrazione non porta disoccupazione tra gli italiani (fonte: ISTAT).
  • L’immigrazione non fa aumentare il debito pubblico, anzi lo riduce (fonte: governo Conte).
  • L’immigrazione non è correlata, né temporalmente né geograficamente, con un aumento del crimine.

Regolare l’immigrazione naturalmente richiede denaro, su due fronti: sia per sorvegliare le coste e per costruire centri di attesa dove mettere Hitler quando lo peschiamo, sia per insegnare la lingua ed avviare al lavoro o per garantire assistenza legale e sanitaria a tutti quelli che Hitler non sono. Mentre l’elettore leghista o grillino medio è disposto a spendere per le prime di queste buone cause, l’elettore di sinistra medio è pronto a spendere solo per le seconde; la grande difficoltà è comprendere che esse sono due facce della stessa medaglia.

Infine, la strategia mondiale. Abbiamo detto che possiamo e dobbiamo imporre delle regole; però non possiamo illuderci che l’immigrazione possa essere bloccata, né cancellata. L’obiettivo delle regole deve essere migliorare l’immigrazione, non impedirla.

Ci sono già milioni di persone che cercano di spostarsi ogni anno da Paesi poveri a Paesi più ricchi; ci saranno in futuro ancora più milioni di persone in fuga da climi sempre più inospitali; ed infine, l’Africa e l’Asia hanno popolazioni di miliardi di persone, che saranno in crescita ancora per decenni, prima di normalizzarsi; è semplicemente assurdo immaginare di poter costruire mura attorno ad ogni orticello per respingere queste orde montanti.

Possiamo cercare di regolarla, possiamo cercare di sfruttarla al meglio; ma l’immigrazione è lì, e non c’è modo di fermarla.

Risorse:

Articolo scritto per Hic Rhodus da Marco Bezzi. 
Programmatore di computer. Consulente. Europeista.
Appassionato di fisica astronomia banca e finanza. 
Precisino. Affascinato dai numeri. 
Vuole la poltrona di Quintino Sella.