L’ennesimo flame arriva dalle improvvide dichiarazioni di Renzi che ha detto che non possiamo accoglierli tutti, che perciò non dovremmo sentirci in colpa, bla bla, aiutiamoli a casa loro. A parte l’ultima frase di chiaro stampo salviniano, che con un po’ d’intelligenza poteva evitare, il resto è totalmente condivisibile in quanto ovvio. Non possiamo continuare così, ad andare al largo, prendere i barconi, portarli in Italia, detenerli in lager o lasciarli fuggire via (a seconda dell’intraprendenza e fortuna dei migranti), protestare con l’Europa che ci spernacchia e, sostanzialmente, non sapere cosa fare. Il popolo è diviso fra chi urla “accogliamoli tutti!” e chi ruggisce “affondiamo i barconi!” ma a me pare chiaro che sbagliano entrambi, e alla grande, e in maniera così evidente che diventa stressante anche solo l’idea di dovere spiegare il perché. Ai lepenisti razzistelli non basta mai (anzi: non serve proprio, tanto non capiscono) mostrare i dati dei macroscopici flussi migratori in atto in tutto il mondo, inarrestabili, crescenti, poderosi; vorrei vedere Salvini con la sua spocchietta da saltimbanco di provincia fermare la Storia con la retorica da osteria. Agli altri, terzomondisti con l’aria condizionata, moralisti 2.0 con la travolgente etica del “ti dico cosa devi fare, basta che lo fai lontano da casa mia” non basta mai (anzi: non serve proprio, tanto non capiscono) mostrare i dati che evidenziano l’assoluta insostenibilità dei flussi, che certamente, coll’attuale andamento, continueranno e cresceranno per anni.
Scrivo quindi per coloro che provano pietà per queste povere persone in fuga, ma che continuano a essere capaci di usare la ragione. Lo abbiamo detto e ribadito più volte: con l’ideologia incartateci il pesce; del cuore preoccupatevi se vi fa male il braccio sinistro; elargite like e cuoricini su Facebook alle foto di cani e gatti, che non sbagliate mai, ma prima di sparare ricette di qualunque genere (respingimenti o accoglienza, fa lo stesso) ritenendo poi che sia responsabilità di altri metterli in pratica per evitare di incorrere nella vostra così lacerante indignazione, ecco, prima di farlo leggete un po’ di informazioni (senza ritenere di saperle già) e poi – e questo è il punto – pensate alla praticabilità e alle conseguenze delle vostre così umane richieste. Respingere tutti: come? E’ veramente possibile? Accoglierli tutti: come? Dove li mettiamo? Quali conseguenze per l’Italia?
Procederò per punti:
1 – E’ iniziato il secolo delle migrazioni di massa. Nel mondo, in questo momento, i migranti sono decine di milioni. Perché oltre alla Libia e alla Siria, e ben oltre l’Italia, c’è un mondo sconvolto da numerose guerre e da cambiamenti climatici catastrofici che stanno muovendo popoli interi. Se tutte le persone che nel mondo vivono fuori dalla propria patria originaria formassero una nazione tutta loro, sarebbe la quinta per grandezza, con niente di meno che 240 milioni di abitanti. Comunque: questa che vedete è la mappa dei flussi migratori 2010-2015:
Non c’è che dire: un’insieme di flussi importanti è in Europa. Nel Nord Europa, più precisamente, altri sono in Oriente, molti in Africa. Se volete un’immagine dinamica e suggestiva della figura precedente cliccate QUI e ragionateci un po’.
2 – Gli emigrati aiutano le economie ospiti. Quasi vero. Certo, questa massa imponente non è fatta solo da profughi che fuggono le guerre e le calamità; molti sono lavoratori regolarmente all’estero: un milione di cinesi vive in Africa, aiutando quel continente a svilupparsi e assai più aiutando la Cina a espandersi commercialmente; si stima in 20 milioni il numero di indiani fuori dalla patria, e abbiamo qualcosa come otto milioni di italiani all’estero. Ok, anche questi sono migranti, e molti di quelli che arrivano in Italia fanno parte di questo gruppo, e se hanno fortuna si stabiliscono da noi, lavorano, pagano le tasse aiutando l’INPS a non collassare, come ha recentemente detto Boeri. C’è però anche da dire che questi migranti rimpiazzano più o meno altrettanti italiani che sono – guarda caso! – emigrati altrove. Il fatto è che al netto, per carità!, dei baristi a Londra e dei carpentieri in Germania, noi esportiamo giovani qualificati, spesso specializzati, e importiamo famiglie dequalificate, spesso composte da analfabeti. Scrive il Sole:
Dai microdati Istat-Rcfl al I semestre 2016, la popolazione immigrata in età da lavoro è di 4.125.307 persone. Gli occupati sono 2.409.052, i disoccupati in cerca di lavoro 425.077, gli inattivi 1.202.926. Da segnalarte che la quota del lavoro non qualificato degli immigrati è del 36,5%, contro il 7,9% degli occupati italiani. In Italia, se tra gli italiani la quota di Neet è pari a circa il 25% dei 15-34enni, tra gli stranieri la percentuale sale al 35%, e tra le ragazze arriva addirittura al 47,3%, ben 20 punti percentuali al di sopra di quella delle ragazze italiane. In definitiva, sottolinea il rapporto, oltre a presentare un’incidenza di Neet particolarmente elevata, l’Italia è uno degli Stati europei con il maggiore differenziale a sfavore degli stranieri.
Quindi: certamente ci servono stallieri, badanti, manovali, raccoglitori di pomodori e facchini, e costoro (se in regola) aiutano l’INPS, ma chissà perché non mi sembra che abbiamo fatto un buon affare, considerando che i nostri laureati stanno aiutando le INPS tedesche, inglesi, spagnole etc. con un valore aggiunto a completo loro favore.
3 – Quale accoglienza? Ma il vero nodo è questo, diciamo la verità. Se non vedessimo l’africano fuori dalla coop, il marocchino coi calzini da vendere che bussa alla porta, l’egiziano ai semafori e via discorrendo, non ce ne fregherebbe proprio nulla e Salvini dovrebbe andare a lavorare. A noi scocciano profondamente questi disperati che ci fanno venire stupidi sensi di colpa, sono brutti a vedersi (tutti i poveri sono brutti, quelli neri, poi…), ci infastidiscono e poi, si sa, portano le malattie, sempre ammesso che non siano tutti terroristi. Premesso che l’Italia, assolutamente sola sul fronte europeo, ha certamente fatto un grande sforzo organizzativo, per esempio riuscendo a identificare ormai il 100% dei migranti, resta il fatto che fra scandali e lager e malavita la nostra accoglienza è a dir poco scandalosa. Un po’ di notizie proprio a caso:
Isola Capo Rizzuto era diventata l’isola del tesoro per la Confraternita Misericordia. Un tesoro nascosto tutto nel Centro di accoglienza per i richiedenti asilo di Crotone, il Cara più grande d’Europa. In grado di attirare milioni di euro di fondi Ue. E anche le attenzioni della ‘ndrangheta, che dal 2006 al 2015 solo con il business dei migranti a Crotone avrebbe incassato 36 milioni di euro (fonte).
Dal centro di accoglienza allo sfruttamento nei campi. Cooperative che ogni giorno, di fatto, incassano 35 euro a migrante dalla prefettura per poi trasformarsi in caporali che costringono senegalesi, nigeriani e somali a lavorare nei campi di patate e fragole della Sila cosentina o come pastori per badare agli animali da pascolo. Dodici ore di lavoro al giorno retribuite anche 10 euro in nero. È quanto avveniva all’interno del Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) “Santa Lucia” gestito dal “Centro giovanile universitario jonico” e organizzato in due strutture a Spezzano Piccolo e a Camigliatello, in provincia di Cosenza (fonte).
In mezzo al nulla della Capitanata, a 20 km da Foggia, 1500 migranti (molti vivono lì da oltre un anno) stazionano in condizioni disumane, con poca acqua corrente, sporcizia e con uno spazio vitale per dormire ridotto al minimo. Inoltre vengono in buona parte sfruttati in nero per il lavoro agricolo dell’area circostante. In pochi parlano l’italiano anche perché i corsi di lingua, che dovrebbero essere fatti e sono pagati dallo stato, sono lasciati al caso (fonte).
Nella giornata del 7 giugno è stata effettuata un’ispezione in un centro di accoglienza napoletano, gestito dalla cooperativa San Martino. A dare notizia di quanto accaduto è stata la consigliera Eleonora De Majo e l’assessore al welfare della III Municipalità, Laura Marmorale, in una nota ufficiale, all’interno della quale si ribadisce quanto accaduto. All’ispezione ha partecipato la Asl Napoli 1, la polizia municipale e il commissariato di polizia di zona, oltre coloro che hanno sollevato il polverone, i mediatori culturali della struttura Ex-Opg – Je so’ pazzo. La nota riferisce quanto segue: “Dai fili scoperti alla presenza di pensiline in amianto passando per perdite d’acqua ovunque e bagni al limite della praticabilità abbiamo trovato condizioni igienico sanitarie terribili” e “L’Asl ha fatto numerose prescrizioni che vanno ottemperate in 24 ore – si sottolinea nella nota – e verremo a verificare immediatamente l’eventuale adeguamento, in questa struttura dovrebbero esserci 72 persone di capienza massima ma ne abbiamo trovate 83”. (fonte).
I migranti, in questo caso nigeriani, vengono fatti dormire nelle aziende agricole e contemporaneamente vengono costretti con le minacce a firmare i fogli di presenza nelle strutture di accoglienza. Scrivono i magistrati di Cosenza: “Per la loro assistenza (nei centri di accoglienza dei richiedenti asilo, ndr), lo Stato eroga ai centri convenzionati 35 euro a migrante al giorno, che rappresentano il costo del loro mantenimento e che finiscono ai gestori dei centri” (fonte).
Mi fermo, solo per precisare che queste sono una selezione delle notizie dei soli ultimi tre mesi. Credo che nessuno pensi che siano casi sporadici; sono casi usuali, frequenti, comuni, e proprio questa frequenza, la facilità per alcuni di far soldi sulla pelle di questi disgraziati testimonia una semplice cosa: l’impossibilità di un serio controllo, di una dignitosa accoglienza, di un veloce smistamento dei migranti in strutture idonee, o verso il respingimento, secondo le attuali leggi italiane. Ho scritto “impossibilità”, che può facilmente confondersi, in Italia, con l’inettitudine, la superficialità, fino alla connivenza.
4 – Dove li dovremmo sistemare? La legge italiana attuale prevede il respingimento per coloro che non hanno diritto d’asilo (in pratica: i migranti economici senza permesso di lavoro). E’ noto che per varie ragioni i respingimenti sono pochissimi e quindi resta il problema di collocare decine di migliaia di persone (più di 80.000 dal 1° gennaio ’17). Il piano del Viminale di distribuirli, in numero limitato, fra gli 8.000 comuni italiani è tragicamente fallito. L’accordo fra Anci e Governo prevedeva 2,5 migranti ogni 1.000 abitanti, e sono stati anche stanziati 100 milioni per i Comuni ospitali. Ebbene, hanno risposto 2.600 Comuni.
Molte sono le disparità fra Regioni, e un’idea certamente “tampone” ma equa si è infranta contro le rivolte cittadine e le preoccupazioni politiche dei sindaci (QUI informazioni più analitiche). D’altra parte al recente vertice di Tallin l’Europa ha girato le spalle: vuoi perché ci sono a breve le elezioni (Germania, in questo caso ma, diamine! c’è sempre qualche elezione da qualche parte!), vuoi per semplice e banale convenienza che consente di appellarsi al rigore delle norme (Trattato di Dublino) o ai dubbi sulla natura dei migranti (quelli economici non possono entrare nella UE). Insomma: brava Italia, un buon sigaro e una pacca sulle spalle, questo è quanto l’Europa fa e farà per noi. La ricollocazione europea faticosamente concordata a Settembre 2015 per un numero ridicolo di persone è clamorosamente fallita, se ad oggi (dati UNHCR) sono stati ricollocati 3.056 richiedenti asilo, il 7% del totale concordato; 3.056 ricollocati in un anno e mezzo: quanti ne sbarcano da noi in due o tre giorni.
Quindi: l’Europa se ne infischia finché può (anche se il trend è tale che non potranno sostenere all’infinito questa posizione); tre quarti d’Italia se ne infischia in barba agli accordi; laddove lo stato interviene coi suoi hotspot e centri è situazione da lager, si vive in condizioni disumane e si diventa preda di mafie. E gli sbarchi continuano, continuano, continuano…
5 – Cosa fare? Le soluzioni, se ci sono, sono di lungo periodo e soggette a molte variabili imponderabili. Le geniali idee muscolari sui nostri confini, specie marittimi, possono appagare la demagogia ignorante leghista ma non sono praticabili, sempreché si voglia restare nell’alveo del diritto internazionale: non esercitare il soccorso, chiudere i porti ai barconi e altre soluzioni unilaterali e radicali non sono compatibili con le leggi italiane, europee, internazionali. Punto (QUI per approfondimenti). Poi c’è Triton, dalla fine del 2014, per pattugliare il Mediterraneo e salvare i migranti e profughi sui barconi; partecipano 15 Paesi ma l’accordo prevede che i barconi salvati vengano portati in Italia; tutti. Il ministro Minniti, a Tallin, ha lasciato intendere che se non si trova una soluzione diversa (estendere le aree di ricerca e portare i migranti anche in Francia e Spagna) l’Italia potrebbe unilateralmente uscire dal trattato (fonte). Il che, ovviamente, non è certo “la” soluzione, ma solo uno strumento di pressione sugli altri Paesi. Quindi? Quindi la risposta ha un semplice nome: Libia.
La Libia è il grande centro di raccolta e imbarco dei migranti (90% degli arrivi in Italia). Le autorità libiche si impegnano, onestamente, ma il punto è che parlare di “autorità” libiche è un eufemismo.
L’accordo sui migranti siglato il 2 febbraio scorso tra Gentiloni e Serraj prevedeva, tra le altre cose, attrezzature di supporto alla guardia costiera libica per un valore stimato di circa 800 milioni di euro. Solo una minima parte è stata però resa disponibile. L’idea di erogare maggiori fondi alle “autorità libiche” affinché collaborino nelle operazioni di ricerca e salvataggio non è a mio avviso praticabile senza una preliminare stabilizzazione del quadro politico e di sicurezza del paese. Detta in altri termini, a chi diamo questi soldi se non c’è un governo? (Michela Mercuri su IlSussidiario.net)
Quindi risolvere la situazione libica, aiutare quel Paese a stabilizzarsi, creare un accordo forte con le autorità locali, aiutarli logisticamente ed economicamente aiuterà in maniera determinante a ridurre i flussi. Evviva, abbiamo la soluzione! In pratica come fare? Ahimè, non è semplice: il problema si chiama Khalifa Haftar, che “governa” in Cirenaica, mentre l’autorità riconosciuta internazionalmente, Serraj, governa Tobruk. Il fatto è che Haftar è sostenuto da Al Sisi, che ha aderito all’alleanza che ha recentemente messo al bando il Qatar, sostenitore degli islamisti che Haftar sta combattendo. Al Sisi, però, diversamente dai Sauditi, ha ottimi rapporti con Putin. In conclusione, e semplificando, Serraj è l’Occidente e Haftar è Putin. Un accordo in Libia necessita di un’accordo Serraj-Haftar, e quindi di un accordo Occidente-Putin, ovvero, visto che Trump sembra onestamente disinteressato, Europa-Putin. Una volta ancora Putin si trova, nel bene e nel male, ad essere un protagonista ineludibile di una politica realista che deve rimeditare i suoi trattati, le alleanze, le convenienze. L’Italia ha un grande ruolo, se solo vuole, riprendendosi una storica leadership che ultimamente la Francia ha interessatamente cercato di strapparle in Libia.
Come detto, questo scenario non è immediato né facile. Il lavoro diplomatico sarà complicatissimo e non breve, i risultati possibili, certo, ma non sicuri al 100%. E intanto? Cosa fare oggi, cosa fare domani, mentre il flusso imponente continua? Occorre che l’Italia dia un segnale forte all’Europa; il nostro storico ruolo di cornuti e mazziati non deve per forza continuare per le beghe di Merkel, il disegno di Macron o l’egoismo di Rutte.
6 – La risibile demagogia dell’”aiutiamoli a casa loro”. Lo slogan dei due Mattei non dovrebbe richiedere molte parole. Spendiamo pochissimo come occidentali nella cooperazione allo sviluppo, e pochissimissimo come italiani. Facciamo una diga qui, qualche strada là, qualche goccia nel mare per dire di avere fatto qualcosa che non agisce a livello sistemico, inquina le istituzioni, alimenta il malaffare e, spesso, si dirige nei posti sbagliati (QUI un esauriente articolo [http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2017/07/09/migranti-la-pia-illusione-dellaiutiamoli-a-casa-loro/?uuid=96_04nylfHb]). Noi dovremmo, seguendo lo slogan, aiutare non si sa bene chi in zone di guerra civile e collasso statuale come la Libia e la Siria? Mandiamo qualche cooperante? Diamo un po’ di milioni a Serraj e Haftar o solo al primo? Lasciamo perdere. L’idea è talmente cretina che preferisco non infierire, salvo dire che in un mondo fantastico, onirico, perfetto, ci sarebbe una chiara possibilità per una cooperazione efficace, naturalmente. Ma non così come fatta oggi, non certo in Libia e Siria oggi o domani.
In conclusione la vicenda è drammaticamente ingarbugliata. Se il lepenismo sovranista appare evidentemente un mero atteggiamento cattura-allocchi, perché non siamo nell’800 e non possiamo decidere come ci pare, pure il buonismo accogliente e dal cuore tenero è inaccettabile e, onestamente, mi produce un maggiore senso di fastidio. Perché nei ringhiosi leghisti c’è una logica, sia pure stupida, mentre nei buonisti c’è pura cecità: accogliere i migranti perché se no non si è di sinistra è una colossale stronzata ideologica; accoglierli perché è un “diritto” è completamente falso sotto ogni profilo; accoglierli perché bisogna essere buoni, lo dice il papa, lo dice Gesù, è qualcosa legato ai vostri valori personali, non necessariamente ai miei. E a tutti io dico: nel vostro vocabolario “accoglienza” cosa significa? Far entrare chiunque poi, sostanzialmente, abbandonarlo senza prospettive? A parte chi fugge da una guerra o da qualche catastrofe, la numerosa componente dei migranti economici ha una visione assolutamente distorta della situazione italiana, delle norme europee, del tipo di accoglienza che riceverà. Faccio un esempio specifico che conosco bene: i minori stranieri non accompagnati: oltre 5.000 nei primi quattro mesi dell’anno. Capite? Minori (bambini, adolescenti) non accompagnati (senza genitori e adulti che si prendano cura di loro). In grande parte egiziani, in questo periodo, vengono – spesso analfabeti e privi di qualunque competenza – in cerca di un generico lavoro, favoleggiato da racconti irrealistici trasmessi in modo fraudolento o semplicistico; arrivano e si dirigono a Roma, Milano, Torino… sapete che fine fanno? Dormono per strada, ai giardinetti, preda di ogni sorta di possibile violenza e abuso, finché non vengono intercettati da volontari e organizzazioni private, quali Save the Children, che cercano di dar loro protezione immediata, informazioni e qualche sostegno. Se ne intercettano circa la metà, che poi al raggiungimento dei 18 anni saranno espulsi a meno che abbiano trovato, nel frattempo, un improbabile lavoro (fonte: Save the Children). E’ questa l’accoglienza che gioiosamente vogliamo offrire loro?
Il messaggio di Renzi, in conclusione, è infelice nella formulazione ma giusta nei contenuti, e credo che sia stato rilasciato come primo spot di un’azione articolata che Minniti ha iniziato a Tallinn e che a Vienna, l’11 Luglio, ha raccolto qualche primo risultato, pur solo come ennesima promessa di collaborazione con l’Italia. E vedremo se stavolta si passerà dalle promesse ai fatti concreti.
Risorse:
- Paul Adams, Migration: Are more people on the move than ever before?, “BBC News”, 28 Maggio 2015;
- Eve Conant, The World’s Congested Human Migration Routes in 5 Maps, “National Geographic”, 19 Settembre 2015;
- Gaetano De Monte, Far soldi con la detenzione dei migranti, “Osservatorio diritti”, 30 Giugno 2017;
- Franco Venturini, I passi necessari da compiere per governare le migrazioni, “Corriere della Sera”, 9 Luglio 2017.